(ASI) Se maggio aveva fornito indicazioni importanti, evidenziando una forte ripresa rispetto ad un primo quadrimestre segnato dalla recrudescenza di focolai Omicron in numerose città del Paese e dalle conseguenti misure locali di lockdown, il mese di giugno vede il sentiment delle principali imprese cinesi risalire piuttosto nettamente.
L'indice PMI manifatturiero, pubblicato stamani dal Dipartimento Nazionale di Statistica (NBS), si è riaffacciato un territorio espansivo, al di sopra della soglia, ritenuta decisiva, dei 50 punti, raggiungendo quota 50,2 contro i 49,6 del mese scorso (+0,6). Quello non-manifatturiero, riferito essenzialmente ai servizi e all'edilizia, compie invece un ben più poderoso balzo di 6,9 punti, passando dai 47,8 di maggio ai 54,7 di questo mese.
La situazione in termini di prevenzione e controllo epidemiologici in Cina continua a migliorare, e le politiche e i provvedimenti adottati per stabilizzare l'economia stanno avendo il loro effetto ad un ritmo più veloce, secondo quanto afferma il capo del Dipartimento Zhao Qinghe, citato da Xinhua, nel suo consueto commento di presentazione dei dati mensili.
Dando un'occhiata nel dettaglio, a giugno il sottoindice relativo alla produzione è aumentato di 3,1 punti percentuali rispetto a maggio (49,7) salendo a 52,8, mentre quello relativo ai nuovi ordini ha raggiunto quota 50,4 ovvero in crescita di 2,2 punti sul mese scorso (48,2). Tra i 21 settori manifatturieri presi tradizionalmente in esame per l'elaborazione del PMI, ve ne sono 13 che vantano un valore superiore ai 50 punti, attestandosi dunque in zona espansiva, contro i 12 rilevati a maggio.
Il sottoindice relativo ai tempi di consegna del fornitore, crollato tra marzo e aprile, aveva già cominciato a recuperare sensibilmente terreno a maggio, quando era risalito di 6,9 punti percentuali rispetto al mese precedente, fermandosi tuttavia a quota 44,1. A giugno ha riconquistato altri 7,2 punti che lo hanno proiettato a quota 51,3 segnando un sostanziale ritorno alla normalità delle catene logistiche.
Per quanto riguarda le aspettative in termini di produzione e affari, il dato - che ha raggiunto 55,2 punti - è il più alto degli ultimi tre mesi, a riprova di una forte ripresa della fiducia da parte delle imprese. Zhao invita comunque alla cautela, almeno fino a quando la domanda di mercato resterà debole ed alcune compagnie manifatturiere avranno a che fare con stretti margini di profitto.
Passando alle attività non-manifatturiere, come visto in forte crescita a giugno, il sottoindice relativo al settore dei servizi raggiunge quota 54,3, con un rialzo di ben 7,2 punti rispetto al mese di maggio. Nello stesso periodo, il sottoindice relativo ai nuovi ordini schizza verso l'alto addirittura di 9,1 punti passando da 44,1 a 53,2.
Anche in questo caso, i settori presi in esame sono 21. Ben 19 di questi, tra cui i trasporti ferroviari ed aerei, sono in territorio espansivo nel mese di giugno, evidenziando la fisiologica rapidità con cui i servizi maggiormente legati agli spostamenti umani - Horeca in primis - si sono ripresi dopo la contrazione del primo quadrimestre. Deciso balzo in avanti anche per l'edilizia, che raggiunge quota 56,6 punti a giugno, contribuendo ad un più generale ottimismo diffuso per tutte le attività non-manifatturiere, con il sottoindice relativo alle aspettative delle imprese risalito a 61,3 punti.
La conferma della ripresa cominciata il mese scorso arriva dai dati reali del commercio estero, pubblicati oggi dall'Amministrazione Statale dello Scambio di Valuta Estera (SAFE). A maggio, il commercio di beni ha visto le esportazioni totalizzare un valore pari a 1.866,2 miliardi di yuan e le importazioni 1.464 miliardi, per un saldo positivo di 402,2 miliardi. Nello stesso periodo, il commercio di servizi ha invece segnato un deficit di 50,8 miliardi, con le esportazioni a 188 miliardi e le importazioni a 238,8 miliardi. Complessivamente, a maggio, il volume del commercio estero cinese di beni e servizi ha chiuso a quota 3.757 miliardi di yuan, in crescita del 14% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
Nel frattempo sono arrivati a quota 20.000 i treni merci che, a partire rispettivamente dal marzo 2011 e dall'aprile 2013, hanno raggiunto l'Europa dai due centri urbani più grandi e importanti dell'entroterra occidentale del Paese: la megalopoli Chongqing, municipalità amministrativa a sé stante (come Pechino, Shanghai e Tianjin) da circa 32 milioni di abitanti, e la metropoli Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan con i suoi circa 16 milioni di abitanti.
Stando ai dati ufficiali delle autorità locali, nel solo 2021 Chongqing e Chengdu hanno movimento oltre 4.800 treni merci tra Cina ed Europa, pari al 30% del totale nazionale, trasportando beni per un valore superiore ai 200 miliardi di yuan (€ 28 mld). I due convogli partiti oggi rispettivamente verso Duisburg, in Germania, e Lodz, in Polonia, chiudono simbolicamente un decennio di forte incremento dell'interscambio commerciale via terra tra Cina ed Europa attraverso i corridoi ferroviari eurasiatici, in particolare il più recente snodo strategico di Khorgos, nei pressi della Valle del Fiume Ili, all'interno della Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang, a breve distanza dal confine sino-kazako, dove sorge anche la cosiddetta Porta di Zungaria, il passo montuoso di Alataw già solcato dai mercanti del mondo antico oltre duemila anni fa, lungo l'antica Via della Seta.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia