Xinjiang. Ricercatori italiani lanciano nuovo rapporto: nessun genocidio né internamenti

Copertina tagliata(ASI) È da poco in rete un rapporto dal titolo Xinjiang. Capire la complessità, costruire la pace, promosso da EURISPES-Laboratorio BRICS, Istituto Diplomatico Internazionale (IDI) e Centro Studi Eurasia-Mediterraneo.

L'obiettivo generale dichiarato dagli autori è quello di "fornire alle istituzioni un rapporto il più possibile oggettivo, indipendente ed affidabile, al fine di contribuire all’innalzamento della qualità del dibattito e, di conseguenza, delle relative decisioni politiche". Tra gli obiettivi specifici rientra invece quello di "diffondere il rapporto al livello mediatico e nell’ambito di discussioni pubbliche sull’argomento [...] oltre che al livello istituzionale".

Il riferimento è ovviamente alla regione autonoma cinese finita recentemente sotto i riflettori internazionali per le accuse lanciate da più parti contro Pechino, rea - secondo la versione ufficiale sposata da Stati Uniti e Unione Europea - di violare i diritti umani e civili degli uiguri, minoranza etnica turcofona e musulmana, che è maggioranza (51,14%) a livello locale.

"Le campagne anticinesi, altamente politicizzate, hanno preso di mira lo Xinjiang da alcuni anni, riportando il più delle volte informazioni totalmente infondate, non verificabili o false e generando, su queste basi, una guerra delle sanzioni e gravi danni alle relazioni internazionali", recita l'incipit del rapporto, lamentando l'assenza di "documenti alternativi, più oggettivi, realizzati da chi ha vissuto e studiato in Cina e nello Xinjiang, al fine di inquadrare e contestualizzare adeguatamente la regione e le sue reali dinamiche politiche, economiche e sociali".

Il gruppo di ricercatori ed esperti che lo hanno messo a punto è composto da studiosi, analisti e testimoni che hanno potuto visionare personalmente quei centri di rieducazione e reinserimento per ex affiliati a formazioni terroristiche, che alcuni studiosi occidentali, come l'antropologo tedesco Adrian Zenz, sostengono invece essere centri di internamento e tortura. Il rapporto italiano, articolato in quattro capitoli che spiegano lo Xinjiang da un punto di vista storico, geografico, economico, politico e sociale, richiama un analogo documento recentemente pubblicato da alcuni ricercatori svedesi che "hanno compiuto un lavoro di decostruzione delle principali accuse dell’Occidente sulla condizione della regione autonoma dello Xinjiang".

L'auspicio dei ricercatori italiani è che anche "questo materiale possa essere utilizzato per un dibattito più articolato e serio, capace di aiutare i decisori politici e l’opinione pubblica ad orientarsi in modo meno fazioso e pretestuoso rispetto alle accuse provenienti dai Paesi del Five Eyes, dell'UE e da alcune ONG e think-tank".

Il rapporto è disponibile in lingua italiana e in lingua inglese qui: http://www.cese-m.eu/cesem/2021/05/disponibile-nuovo-rapporto-sullo-xinjang-promosso-con-eurispes-e-istituto-diplomatico-internazionale/

 

Redazione - Agenzia Stampa Italia

 

 
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