(ASI) L’ amministrazione di Joe Biden pare essere, nella sua politica estera tendente (almeno in linea teorica) al multilateralismo, tutto meno che pacifica. Crescono infatti le preoccupazioni e il clima da Guerra Fredda, tra grandi attori, si intensifica ovunque. La speranza è che non diventi calda e che quindi non arrivi a coinvolgere l’ intera comunità internazionale.
Essa soffre già a causa della pandemica legata al Covid e alle sue conseguenze. Il Dipartimento di Stato americano, guidato da Antony Blinken, ha reso noto che semplificherà le procedure per incontri tra funzionari Usa e rappresentanti locali, sfidando le pressioni di Pechino che rivendica l'isola come parte del suo territorio. La Casa Bianca continuerà a riconoscere la Cina, in linea con l'allacciamento delle relazioni diplomatiche nel 1979, ma eliminerà alcune restrizioni contorte che limitavano i rapporti con i dirigenti dell’ area in questione. Le nuove linee d’ Oltreoceano hanno posto in evidenza che Taipei “ e' una vibrante democrazia e un importante partner economico e di sicurezza, oltre che una forza positiva nella comunità internazionale", ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri Usa, Ned Price. La scelta è in chiave di contenimento del gigante asiatico e arriva in risposta a una legge, del Congresso di Washington, che richiede un periodico riesame.
La mossa è destinata certamente ad aumentare le già elevate tensioni tra le due superpotenze che vedono spesso picchi non di poco conto. Ciò emerge dalla continua entrata, nella Zona di identificazione aerea dell’ isola, senza le dovute autorizzazioni di jet della nazione del Dragone. Hanno compiuto tutto ciò, per l’ ennesima volta, 11 velivoli militari solo lo scorso 9 aprile. E’ stata questa la risposta all’ arrivo appena 48 ore prima, nell’ area dello stretto in nome della “liberà di navigazione”, del cacciatorpediniere del Pentagono Uss John McCain.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia