(ASI) Le tensioni aumentano di giorno in giorno come un fiume in piena. Il paradigma illustrato rispecchia quello che esisteva durante la Guerra Fredda. Sembra di essere tornati alla logica dei blocchi est contro ovest in un mondo, però, più interconnesso di allora. Il linguaggio è tipico di quell’ epoca, distante da noi solo qualche decennio e conferma così tale triste realtà.
L’ Alleanza Atlantica ha gettato, ancora una volta, benzina sul fuoco, pronunciando frasi a dir poco non diplomatiche nei confronti della controparte. La politica estera russa continua ad essere motivo di preoccupazione per la Nato: esercitazioni vicine ai confini dei 30 Paesi dell'Alleanza, ma anche azioni ostili in Libia, Siria, Ucraina (dove la situazione sta peggiorando proprio in queste ore) e l'avvelenamento dell'oppositore Aleksei Navalny, tramite un’ arma chimica, in violazione del diritto internazionale. Sono eventi che hanno caratterizzato le azioni di Mosca nel 2020 e che non sembrano avere fine. E’ l’ elenco, stilato da Bruxelles, relativo ai maggiori fattori di preoccupazione che turbano i pensieri dei componenti del Patto Atlantico. Quest’ ultimo ha denunciato anche la difficoltà a riportare il Cremlino a più miti consigli sulla questione, in particolare, della Crimea, area che è al centro, dallo scorso fine settimana, di una potenziale quanto pericolosa escalation.
Il documento è stato presentato oggi dal segretario Jens Stoltenberg. Il testo, divulgato dopo il cambio della guardia alla Casa Bianca dello scorso 20 gennaio tra Donald Trump e Joe Biden, ha cercato di delineare i modi per affrontare le sfide attuali. La soluzione consiste nel consueto "doppio binario, difesa e dialogo". L’ importante è comunque "rispondere al deterioramento delle condizioni di sicurezza” causato dai comportamenti, giudicati sconsiderati, da parte dello Zar tanto nella sua patria, quanto all’ estero.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia