(ASI) Discorso ieri, a tutto campo in merito alle principali sfide mondiali, di Joe Biden al dipartimento di Stato americano. “Siamo tornati”, ha esultato il presidente Usa, rivolgendosi ai diplomatici e richiamando le conseguenze negative della cattiva gestione, avvenuta negli anni passati del ministero degli Esteri di Washington, da parte dell’amministrazione allora guidata dal predecessore Donald Trump.
“Voi siete il volto dell’ America – ha aggiunto – ed è importante come vi comportate. Non solo avete una grande forza intellettuale, ma anche un incredibile coraggio”. Il neo capo della Casa Bianca ha annunciato di aver avuto contatti telefonici con molti partner, rassicurando loro sull’importanza della cooperazione e di “ricostruire i muscoli, delle alleanza democratiche, atrofizzati da 4 anni di trascuratezza e abuso”. Ha elencato poi le minacce che, come nubi grigie in un orizzonte non troppo lontano, si accalcano davanti. La prima è rappresentata da Vladimir Putin. Ha promesso al leader del Cremlino che risponderà alle sue azioni ostili, soprattutto quelle informatiche degli ultimi tempi, non subendole più in modo passivo. “Non esiteremo ad aumentare i costi”, nei confronti dello Zar, “per difendere il nostro popolo e gli interessi vitali”, tornando a chiedere così (insieme a tutto l’Occidente) l’immediata liberazione, senza condizioni, dell’ oppositore Alexiei Navalny e dei suoi sostenitori arrestati per aver preso parte a manifestazioni, organizzate in suo sostegno, non autorizzate dalle autorità locali. Il numero uno di Washington ha alzato il tono di voce anche verso la Cina. “Contrasteremo – ha promesso – gli abusi economici, ma anche le sua azioni aggressive e coercitive”, ammettendo di essere “pronto a lavorare con Pechino solo quando sarà nell’ interesse” della nazione d’Oltreoceano. Ha lanciato poi un appello affinchè i militari, del Myanmar, abbandonino il potere, rilascino i detenuti, tolgano le restrizioni ai mezzi di comunicazione e si astengano dalla violenza. Ha confermato infine che il pentagono cesserà ogni sostegno (compresa la vendita di armi) alla coalizione, guidata dall’Arabia Saudita, che sta combattendo da anni una sanguinosa guerra nello Yemen. Rimarrà intatto comunque l’impegno nella tutela del territorio amministrato da Ryad.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia