(ASI) Martedì scorso il vicepresidente del Consiglio, nonché ministro per lo Sviluppo Economico, il Lavoro e le Politiche Sociali, Luigi Di Maio è partito per la metropoli cinese di Chengdu, alla testa di una delegazione di 55 imprenditori. L'attenzione in Italia si è concentrata sul suo biglietto aereo ma i contenuti di questa visita erano ben altri. Appena sbarcata in terra d'Oriente alla 17a Fiera Internazionale della Cina Occidentale, infatti, la nostra Task Force Cina - così come l'ha ufficialmente battezzata il sottosegretario Michele Geraci - si è trovata di fronte i rappresentanti di ben 60.000 imprese da 90 Paesi o territori nel mondo.
Sebbene l'Italia fosse Paese ospite d'onore di questa edizione della manifestazione - con un'area espositiva di 1.200 metri quadrati dedicata a settori come sanità, tecnologia e innovazione, energie rinnovabili, turismo e agroalimentare - la concorrenza, insomma, pare non mancare in una provincia che, come il Sichuan, andrà a comporre un gigantesco mosaico di territori pronti a giocarsi tutte le carte a loro disposizione nel quadro dell'iniziativa Belt and Road. In particolare, la Cintura Economica della Via della Seta - il progetto di ricostruzione delle vie terrestri - coinvolgerà appieno queste province, che costituiscono più della metà del territorio nazionale e si propongono come un ponte verso l'Europa.
Al netto dei buoni risultati raggiunti dal nostro governo in questa ultima missione cinese, sarà importante approfondire sempre di più questa parte del Paese asiatico meno nota al resto del mondo, per lo meno rispetto alla Cina orientale a ridosso delle acque dell'Oceano Pacifico, ma altrettanto decisiva per lo sviluppo economico grazie alla sorprendente crescita di metropoli come Chongqing, Xi'an, la stessa Chengdu, Kunming o Lanzhou, ma anche le più periferiche Lhasa e Ürümqi, capoluoghi rispettivamente del Tibet e dello Xinjiang, le due regioni autonome più grandi del Paese, chiamate a presidiare gli sterminati e sensibili confini con l'Asia Centrale ed il Subcontinente indiano.
Nella lettera inviata agli organizzatori e ai partecipanti alla Fiera di Chengdu, il presidente cinese Xi Jinping ha enfatizzato l'importanza di quella che è ormai diventata una vera e propria «piattaforma per le regioni occidentali» del Paese, fondamentale affinché «sviluppino congiuntamente l'iniziativa Belt and Road e rafforzino le comunicazioni e la cooperazione con altre nazioni nel mondo». «Con i loro vasti territori, le abbondanti risorse, le enormi opportunità e la posizione favorevole, le regioni occidentali hanno conseguito un livello di sviluppo significativo nel corso degli ultimi anni», ha proseguito il presidente cinese.
Gli indicatori economici mostrano ancora un forte divario in termini di sviluppo fra le grandi aree costiere e precostiere del Paese e le divisioni amministrative della Cina interna, sia centrale che occidentale. Eppure, come notato da Xi, le differenze si stanno riducendo. I dati relativi al PIL dello scorso anno mostrano una classifica nazionale che in termini di ricchezza assoluta vede sul podio, in ordine di grandezza: la provincia del Guangdong, con circa 1079 miliardi di euro, nel sud del Paese, dove la regione del Delta del Fiume delle Perle, affacciata su Hong Kong, è ormai simbolo di innovazione ed alto valore aggiunto, con le sue metropoli in continua evoluzione; la provincia dello Jiangsu, con circa 1031 miliardi di euro, nel nord, dove spiccano i poli urbani di Nanchino e Suzhou, indubbiamente avvantaggiati dalla vicinanza geografica alla municipalità di Shanghai; e lo Shandong, con circa 872 miliardi di euro, ancora più a nord, che, non lontano dalla municipalità di Pechino ed affacciato sul Mar Giallo, di fronte a Corea del Sud e Giappone, ha fatto per molti anni da calamita per massicci investimenti esteri, in particolare nell'area di Qingdao.
Eppure, guardando al tasso di crescita delle singole province, tra i primi cinque posti in classifica ben quattro sono occupati da suddivisioni amministrative della Cina occidentale: la provincia del Guizhou (+10,2%), la regione autonoma del Tibet (+10%), la provincia dello Yunnan (+9,5%) e la municipalità di Chongqing (+9,3%). La provincia del Sichuan, al settimo posto, è cresciuta nel 2017 ad un ritmo dell'8,1%. Sebbene più attardate in graduatoria, l'anno scorso anche lo Shaanxi (+8%), provincia natale del presidente Xi Jinping, la regione autonoma del Ningxia (+7,8%) e quella dello Xinjiang (+7,6%) hanno fatto segnare numeri superiori al dato nazionale (+6,9%).
Le statistiche dimostrano dunque che fra le tendenze della fase di nuova normalità e razionalizzazione della crescita in Cina, si aggiunge anche la significativa accelerazione di quelle aree del Paese rimaste indietro tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila, quando il governo pensò anzitutto a stabilizzare le zone economiche speciali nei territori lungo la fascia costiera e precostiera, favoriti dallo sbocco sul mare e dai traffici commerciali della regione Asia-Pacifico. Con l'implementazione di vere e proprie macroregioni economiche interne, come il Triangolo Xi'an-Chengdu-Chongqing o la Cintura Economica del Fiume Azzurro, a partire dalla metà degli anni Duemila anche le aree centrali ed occidentali del Paese hanno cominciato a recitare un ruolo strategico su scala nazionale dal punto di vista commerciale, infrastrutturale e tecnologico.
Le aree interne della Cina, spesso caratterizzate da imponenti catene montuose e grandi bacini fluviali, proprio perché meno densamente popolate rispetto alla parte orientale del Paese, custodiscono inoltre una biodiversità ed una ricchezza faunistica che, stando ai piani di conservazione e tutela ambientale adottati dal governo cinese, Pechino vuole difendere a tutti i costi. Proprio a partire dai settori legati alla sostenibilità, le aziende italiane potranno così cogliere le grandi opportunità che le regioni occidentali della Cina presentano, senza dimenticare le infrastrutture, l'innovazione, il turismo, l'agribusiness e la sanità. Come recitava il tema della Fiera di quest'anno: Nuova Era in Cina, Nuovi Progressi in Cina Occidentale.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia