(ASI) Tokyo - Il primo ad incontrare Donald Trump dopo le elezioni americane e l’ultimo a salutare ufficialmente Barack Obama. Il 27 dicembre Shinzo Abe sarà anche il primo premier giapponese a recarsi nel porto di Pearl Harbour, ma senza portare le sue scuse.
Il 7 dicembre 1941 nel porto delle isole Hawaii venne portato a segno l’attacco che provocò 2400 vittime americane fra civili e marinai. I Giapponesi colsero di sorpresa la flotta americana, volando con i propri aerei a bassa quota e scaricando il proprio arsenale sul nemico inerme. Per quella strage gli Usa dichiararono guerra al Giappone entrando nel secondo conflitto mondiale. Alla fine della guerra del Pacifico, il 6 e 9 agosto del 1945, il dramma delle bombe atomiche che contarono 140mila vittime a Hiroshima e 74mila a Nagasaki. Per l’attacco nucleare, dichiarato dall’allora nuovo presidente Usa Harry Truman, i giapponesi furono costretti alla resa incondizionata.
A 75 anni da quella ricorrenza è intervenuto il capo di gabinetto nipponico Yoshihide Suga per chiarire il significato del viaggio di Abe: «Non stiamo ricambiando la visita del presidente Obama a Hiroshima dello scorso maggio. – ha dichiarato - Confidiamo invece in un consolidamento dell’alleanza fra Giappone e Stati Uniti nell’area del Pacifico. La visita di Shinzo Abe è un’opportunità per commemorare le persone morte durante il conflitto ed esprimere un messaggio di riconciliazione fra i due Paesi».
Suga ha specificato che non ci saranno scuse ufficiali per quello che è accaduto nel 1941, come non ci furono al momento della visita di Obama ad Hiroshima. Il capo di gabinetto preferisce concentrarsi sulla geopolitica. «L’elezione di Trump ha suscitato molta preoccupazione in Giappone e stiamo lavorando per una nuova stabilizzazione dei rapporti fra Giappone e Stati Uniti. Da una parte la presenza della Cina in campo politico ed economico resta per noi scomoda, dall’altra la minaccia nucleare della Corea del Nord non sembra allentarsi».
Con queste parole il Giappone pensa già alla politica estera di Trump, in particolare all’arsenale atomico che il nuovo presidente intende rimodernare, uno dei temi più caldi di cui Abe parlerà con Obama secondo le fonti governative nipponiche.
I propositi giapponesi, scuse o non scuse per i conflitti del passato, sono però favoriti dalla restituzione di quattro ettari di territorio a nord di Okinawa occupati dagli americani nel corso della guerra del Pacifico degli anni ’40. Oggi quest’isola, riferisce Paolo Gallori per il quotidiano La Stampa, è il campo di addestramento per un contingente di 50mila militari e rappresenta il più alto numero di soldati Usa dispiegati nell’arcipelago. Lo ha annunciato a Tokyo il segretario della difesa Usa Ash Carter al termine di un incontro con lo stesso Abe. La restituzione delle terre occupate sarà celebrata dai marines con una cerimonia ufficiale il 21e 22 dicembre, proprio alla vigilia della visita statunitense del premier Giapponese.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia