Merkel in Italia, conti e migrazione sul tavolo.
A Roma i colloqui con il premier Matteo Renzi sui nodi europei
(ASI) Roma - Non esattamente un bilaterale a Roma, perché non c'è solo la cancelliera Angela Merkel ad incontrare il presidente del consiglio Matteo Renzi in questi giorni. In arrivo, complice il premio Carlo Magno a Papa Bergoglio, anche i vertici dell'Unione Europea Jean-Claude Juncker, Donald Tusk e Martin Schulz, praticamente i leader delle tre istituzioni europee più importanti, rispettivamente Commissione, Consiglio Europeo e Parlamento.
Come si è ampiamente visto negli ultimi tempi, la crisi migratoria e quella economica sembrano tutt'altro che risolte nel continente, mentre l'Italia sta provando ad alzare la voce nei confronti di quei Paesi stanchi di determinati accordi UE, l'Austria su tutti, specialmente nella gestione dell'emergenza sul Brennero.
A chi ha intenzione di chiudere le frontiere Matteo Renzi ha fatto sentire il peso delle responsabilità, criticando fortemente anche la proroga della sospensione degli accordi di Schengen, voluta e ottenuta da Gemania e Austria, ma che ha trovato molte posizioni favorevoli anche all'interno di altre realtà dell'Unione.
Così, se i Paesi membri dell'UE sembrano essere un attimo in balia di decisioni prese al momento e mosse forse dalla paura, ecco affacciarsi Angela Merkel a Roma, bruciando sul tempo persino i vertici della "Troika comunitaria".
Sul piatto della bilancia non solo il tema spinoso dell'immigrazione, ma anche quello dei conti, tra banche e crescita da inseguire.
I temi sollevati sono stati quattro in particolare. Unione Bancaria e immigrazione ovviamente, ma anche le politiche della Banca Centrale Europea e il tetto dei titoli di Stato.
Si sa ormai che Juncker voglia concedere qualcosa in più all'Italia rispettosa dei valori comunitari, soprattutto in vista delle pagelle del prossimo 18 maggio sulla Legge di Stabilità, così Merkel a questo punto non può che dare prima il ragguaglio della posizione tedesca al collega italiano.
Primo punto su tutti, l'unione bancaria per la quale l'Italia spinge e che incontra ogni volta l'opposizione della Germania, soprattutto in termini di Eurobond. Va ricordato che la Germania è sempre stata uno dei maggiori beneficiari delle vecchie regole UE, e vorrebbe quindi salvaguardarle.
Invece, sull'immigrazione, quella che prima era stata l'accoglienza della Cancelliera, sia per la crisi elettorale e il calo di consensi che per l'impossibilità di sostenere le spese senza l'accordo con la Turchia, è ora una maggiore prudenza che potrebbe gradualmente cambiare lo scacchiere europeo, lasciando di fatto l'Italia da sola insieme alla Grecia nella gestione dell'emergenza. Infine se il Bel Paese pressa i tedeschi per una maggiore liquidità e un abbattimento del credit crunch, allo stesso modo la Germania vorrebbe porre regole ferree nell'ambito di un possibile tetto all'erogazione dei titoli di Stato.
I temi su cui dibattere quindi non mancano, ma al di là di ogni tecnicismo sarà sempre la politica ad avere l'ultima parola, elemento tutt'altro che amalgamato con i propositi dell'Unione Europea e mossa ancora una volta dai singoli Stati, specialmente su questioni emergenziali come queste.
In breve la fiducia dell'Italia si oppone alla diffidenza di tutti gli altri. A detta di Renzi e del ministro degli Affari Interni Angelino Alfano, 38mila persone in arrivo non sono un'emergenza ingestibile rispetto a un sistema esteso come la UE.
Nei prossimi giorni si potranno dedurre le decisioni prese nell'arco di questa serie di incontri, dal momento che, anche politicamente, i nodi attuali dell'Unione Europea hanno delle scadenze, nel caso specifico i primi di giugno, almeno nell'ambito dei flussi migratori.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia
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