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Libia: “Gruppo Contatto”, le ipotesi emerse. L’Italia conferma, usiamo gli strumenti Onu a disposizione

(ASI) Tra le opzioni che dovrebbero accompagnare l’obiettivo finale di una “nuova Libia” alla riunione del “Gruppo di Contatto” a Londra si sarebbe parlato della “via dell’esilio” a Gheddafi ma anche di armare i ribelli.

La posizione dell’Italia, sia per quanto riguarda l’obiettivo finale, sia per quanto concerne le opzioni contingenti che potrebbero servire a raggiungere quell’obiettivo, e’ stata ribadita dal ministro Franco Frattini anche nella riunione londinese. Quello raggiunto a Londra – ha detto Frattini - è "un risultato politico estremamente positivo: c'è infatti un'unità di visione sul fatto che la missione nel paese non è un fine ma che l'obiettivo è una soluzione politica per il futuro della Libia". In altri termini – secondo Frattini - spetta ai libici “decidere il loro futuro attraverso un processo che possa vedere il Consiglio nazionale di transizione assumerne la guida a cui "Gheddafi non partecipi: il Rais deve lasciare".. C’e’ dunque l’esigenza di "sostenere un'azione condivisa per l'avvio di un dialogo che includa tutte le parti del territorio libico, sia i gruppi tribali come tutte le forze organizzate in vista di un percorso che potrebbe portare alla definizione di una Costituzione". In questo contesto "il cessate il fuoco è certamente indispensabile" e ha come precondizione l'uscita di Gheddafi "altrimenti - ha spiegato il Ministro - si rischierebbe un paese diviso in due".

Una “misura controversa” che “certamente dividerebbe la comunità internazionale”: così il portavoce della Farnesina Maurizio Massari ha definito l’eventualità di “armare i ribelli”. Un’opzione che “non e’ affatto detto” sia “la soluzione ideale per fermare i massacri della popolazione civile” mentre la posizione dell’Italia e “usiamo gli strumenti a disposizione, la no - fly zone e i corridoi umanitari per risolvere la situazione sul terreno”. Un “comune consenso” si e’ registrato, nella riunione di Londra, sull’ipotesi dell’esilio a Gheddafi. Un’opzione “più auspicabile per porre fine alle violenze contro i civili’’. L’esilio, però, “non significa immunità, non e’ un salvacondotto internazionale ma significa solo far sì che Gheddafi possa lasciare la Libia per far sì che possa riprendere, attraverso il cessate il fuoco, il processo politico”. Per rendere praticabile tale opzione c’e’ bisogno della collaborazione dell’Unione Africana, assente alla Conferenza di Londra, che insieme con l’Onu sono le istituzioni internazionali che potrebbero svolgere al meglio un ruolo di mediazione in Libia.

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