(ASI) Una doppia esplosione è avvenuta ieri mattinata davanti alla stazione ferroviaria di Ankara mentre era in atto una mobilitazione dei pacifisti per dar vita a una manifestazione finalizzata a chiedere la fine del conflitto con i curdi del Pkk.
La Turchia è stata ancora una volta oggetto di un attentato terroristico che a provocato una strage. Il primo bilancio parla di 86 morti, 186 feriti. La dinamica e la modalità sono ancora in fase di accertamento. Non si conosce ancora la matrice dell'attentato e se i sanguinosi attacchi avvenuti sono da collegarsi con quelli che ci sono stati a giugno e luglio a Diyarbakir e Suruç, sempre contro i curdi.
Il premier Ahmet Davutoğlu ha riunito il comitato di sicurezza subito dopo gli attacchi e ha in seguito dichiarato 3 giorni di lutto nazionale. Il presidente Erdoğan ha parlato di una strategia della tensione mirata ad intaccare l'unità nazionale.
Il leader dell'opposizione Kemal Kiliçdaroğlu ha detto: "Non voglio accusare nessuno in particolare, oggi. Ma naturalmente dobbiamo evidenziare una cosa: è così che questa Nazione è governata? Potremmo vivere pacificamente in questo Paese". Mentre il Pkk, impegnato da settimane a combattere l'offensiva scatenata dal governo, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale.
Un dato è certo che questa strage avviene a tre settimane dalle elezioni politiche anticipate del 1 di novembre ed ha come obiettivo il creare un clima crescente di tensione. Un'altro quesito che si pone è: la causa dui questa situazione interna destabilizzante potrebbe essere dovuta - oltre che dalle questioni interne irrisolte e dal conflitto in atto contro i curdi del PKK - anche da una politica estera turca troppo spregiudicata nel Medio Oriente (sostegno ai fondamentalisti in Siria contro Assad ed all'attuale contrapposizione con Mosca)? Fantapolitica?
Redazione Agenzia Stampa Italia