A Cape Canaveral da tempo lavorano su questo progetto in modo da consentire dapprima lo sbarco dell'uomo sul pianeta rosso e poi, in un secondo momento, l'installazione di una base permanente sulla superficie marziana.
Le manie di grandezza degli Usa però non finiscono qui visto che Oltreoceano stanno seriamente valutando la possibilità di “terraformare” il pianeta rosso, ovvero modificarne le caratteristiche in modo da renderlo idoneo a supportare la vita.
Oltre ai costi, quanto meno esorbitanti, però servirebbe una disponibilità temporale di qualche secolo, ma non per questo gli americani desisteranno da questo progetto.
Il piano per trasformare Marte è già avviato; per terraformare un pianeta è necessario che questo abbia alcune caratteristiche di base: a partire dalla gravità, che deve essere prossima a quella terrestre visto che flora, fauna e uomo dovranno poi vivere liberamente sulla superficie; qualora fosse troppo alta l’essere umano non potrebbe muoversi e il sistema muscolare e scheletrico subirebbero eccessive sollecitazioni. Allo stesso modo se fosse troppo bassa, il pianeta non sarebbe in grado di trattenere l'atmosfera che si disperderebbe nel vuoto cosmico.
Vi è poi la variante relativa alla posizione astronomica del pianeta, aspetto su cui gli Usa dovrebbero essere consapevoli di non poter intervenire, che deve essere compresa in una certa fascia che permetta all’irradiazione solare di scaldarne la superficie in modo da consentire temperature idonee alla vita e alla presenza dell'acqua in stato liquido, nonché fornire alle piante quell'energia necessaria per compiere il processo di fotosintesi per la creazione di ossigeno.
Come rendere il pianeta rosso più vivibile per l’uomo?
A Cape Canaveral hanno pronti un paio di piani: il più fattibile, nelle loro menti, consiste nel liberare in un primo tempo grandi quantità di gas serra nell'atmosfera, in modo da consentire un innalzamento della temperatura superficiale che, di conseguenza, comporterebbe l'evaporazione di anidride carbonica derivata dallo scioglimento delle calotte polari. Ciò determinerebbe un vero e proprio effetto serra che farebbe sciogliere il ghiaccio del sottosuolo portando sul pianeta un clima simile a quello terrestre con un'atmosfera più densa a base di anidride carbonica.
Successivamente verrebbero portate sul pianeta rosso delle piante terrestri e fatte vivere sul nuovo pianeta; dopo di ciò secondo gli scienziati si avvierebbe il processo di fotosintesi e si avrebbe l’ossigeno necessario alla vita umana.
E pensare che Washington non ha ancora sottoscritto il protocollo di Kyoto.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia
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