Caro Papa Francesco, il demonio esiste. Si chiama Equitalia

Santità ,

desidero rivolgerLe una mia riflessione che ha valore di natura spirituale ed anche sociale,  fiducioso nella Sua volontà di  volerla accogliere, considerato, altresì, il Suo impegno a favore della promozione di una cultura della fratellanza che si esplichi nell’aiuto ai più bisognosi  della nostra Società , ormai sempre più numerosi a causa della devastante crisi economica che imbriglia tutti i popoli della terra . Così anche l’Italia oggi soffre,  solo  pochi decenni fa nazione ubertosa e fiorente, sorretta anche da una politica sociale davvero attenta ai più deboli.

La crisi ha reso duro il cuore di chi governa , che  cerca di ricavare il possibile da ogni dove , anche da chi non ha più niente se non gli occhi per piangere .

Il male esiste ed esiste in forma fisica e lo si puo' chiamare Equitalia.

Il demonio , infatti, si è incarnato in questa società a partecipazione pubblica italiana , incaricata della riscossione dei tributi su tutto il territorio italiano. 

Come cittadino italiano, innanzitutto , ed anche come Fondatore dell’Associazione “Progetto di Vita”, impegnata nella soluzione delle forme più gravi di povertà,  mediante azioni concrete mirate e specifiche, sento il dovere di evidenziare il dramma vissuto da coloro i quali devono restituire ad Equitalia tributi di vario tipo, non avendo più a disposizione denaro, a causa della loro caduta in miseria.

Comprendendo le ragioni di quanti affermano la  necessità di assolvere al pagamento dei debiti contratti, in quanto dovere morale, al di là di ogni impedimento , sento la necessità , tuttavia , di difendere da pressioni ed accanimento  coloro che versano in  grave  stato di povertà ,diventati ormai nullatenenti ed incapaci di assolvere a qualsiasi pagamento ,  anche psicologicamente fragili ed incapaci di reazioni adeguate .  Molti sono, difatti,  i suicidi per situazioni debitorie irreversibili .

La crisi economica e la pressione fiscale sono diventate,  nello Stato italiano,  un fardello che piega le spalle del ceto medio italiano.

Per tale ragione,  i poveri sono diventati più poveri e tale drammatica povertà  si evidenzia in  larghi strati della popolazione  italiana, che,  con grande fatica, riesce a malapena a sostenere le spese per i generi di prima necessità.

Tenendo conto di tale dolorosa e commovente prospettiva,  può essere considerata come un’ulteriore violenza pretendere soldi da chi non ne ha neanche per sopravvivere .

 Negli ultimi anni,  una serie  interventi legislativi  hanno tentato di rendere meno gravosa la riscossione dei debiti da parte di Equitalia, che, tuttavia, continua ad   esercitare un’ intollerabile pressione su chi,  a stento,  riesce a sopravvivere, reso sempre più inerme dalla disoccupazione e dalla perdita dei propri beni  di prima necessità.

Ma ecco l'azione del male! Molte persone si sono viste portare via tutto: la propria casa, i piccoli beni necessari per vivere il quotidiano e, pertanto,   la propria dignità . Molte persone si sono tolte la vita avendo perso ogni speranza.

 

Per questo , Padre Francesco, Le chiedo il Suo amoroso appello, che certo farà riflettere quanti hanno in mano le sorti del nostro Paese. Perché è vero che a Lei appartiene il dono divino del messaggio che penetra nelle coscienze e le rende aperte all’ascolto.

Equitalia, ovvero il male, il demone del denaro, non deve piu' essere un feroce usuraio nei confronti dei più poveri, a cui occorre, invece, tendere una mano affinché ritornino ad essere anch’essi forza propulsiva della vita economica.

Uno Stato può veramente dirsi evoluto quando si prende cura della  sofferenza e dell’ incapacità di chi è debole  e lo aiuta ad emanciparsi  dalla sua fragilità . Noi credenti dobbiamo spronare le Istituzioni e quanti le rappresentano a sviluppare una cultura dell’aiuto e della comprensione nei confronti dei cittadini più deboli.

E’ certo , difatti, che si può sanare l’economia  non punendo i poveri, ma riabilitandoli.

E’ certo anche che la Società Equitalia inneschi un ulteriore processo di esclusione dalla vita economica,  tanto più  dannoso per  l’economia , proprio in quanto sofferente e bisognosa di nuove aperture  verso l’inclusione di tutti , nessuno escluso .

La storia ci insegna, difatti,  che l’esclusione ha creato un processo economico degenerativo , che regna sotto gli occhi di tutti , a cui occorre porre rimedio  prima che sia troppo tardi  per ogni popolo, anche quello più progredito .

Non si può essere più rimandato  l’impegno di ognuno di noi per  far vivere un’economia “dal volto umano”.

Con immensa stima , Le porgo i miei più cordiali saluti.

Biagio Maimone

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