(ASI) Quando, parecchi anni fa, dicevamo di volere l’Europa delle Patrie anziché quella delle banche, venivamo guardati dagli “addetti ai lavori” con un sorrisetto di supponente commiserazione come si
guardano coloro che, mancando del minimo di senso pratico, sparano fesserie a raffica senza sapere di cosa stanno parlando. Sono passati alcuni decenni ed abbiamo tutti visto come il denaro, da solo, NON possa essere quel cemento che unisce le Nazioni e come anzi i rapporti basati solamente sui fattori economici o addirittura finanziari a volte risultino capaci più di dividere che di unire.
Le critiche, gli egoismi, le invidie, le riserve mentali sono stati in questi anni il risultato di questi rapporti basati sulla generale mercificazione ed i potentati politici, non solo non hanno fatto quasi nulla per impedirlo, ma addirittura hanno remato contro in modo palese o occulto per non cedere una parte del loro potere nazionale ad un’Europa sovrannazionale.
D'altronde gli esempi che si vedono nel mondo, come la stessa logica, suggeriscono che in una federazione deve esserci un effettivo potere centrale per tutte quelle competenze di ordine generale mentre i singoli membri possono avere il potere solamente in relazione a quegli argomenti di carattere strettamente locale.
Ebbene, dopo tanti anni, oggi anche il presidente della BCE, Mario Draghi, ha ribadito la NECESSITA’ che gli stati membri cedano sovranità alla U E.
L’esperienza che ci ha fatto pessimisti, ci fa dubitare che i politici, italiani ed europei siano d’accordo con Mario Draghi e che siano disposti a cedere una parte del loro potere per il bene dell’Europa e dei cittadini Europei..!!
A sostegno della sua raccomandazione il presidente della BCE, nella conferenza stampa successiva, ha spiegato che “ l'economia europea procede a un ritmo lento e disomogeneo fra i vari Paesi – ed ha sottolineato - che i rischi riguardanti l'economia dell'area euro restano orientati al ribasso. I principali fattori sono in particolare quelli geopolitici, così come gli sviluppi nelle economie emergenti e sui mercati finanziari potrebbero avere le potenzialità per influire negativamente sui mercati, e anche effetti sui prezzi dell'energia e sulla domanda per i prodotti dell'area euro".
Alessandro Mezzano