In Umbria, ad oggi, nonostante il prezzo del latte dovrebbe andare di pari passo con quello della Lombardia (anche se le due Regioni hanno costi di produzione ben diversi: in Umbria il costo di produzione di un litro di latte è molto maggiore rispetto al nord Italia), non è stato comunicato un aumento del prezzo del latte da parte dei centri di raccolta e trasformazione presenti sul territorio.
Va inoltre precisato che il prezzo del latte in Umbria è sempre stato fino a pochi anni fa superiore di 0,020 Euro/litro rispetto ai centri di raccolta dislocati nel resto del Paese; questo pagamento permetteva agli allevatori umbri di investire nelle loro aziende con il fine di produrre latte di qualità sempre maggiore.
Infatti la Cooperativa di raccolta di riferimento, la Grifo Gruppo Agroalimentare, nonchè i caseifici dislocati sul territorio non hanno toccato, al momento, il prezzo del latte, lasciandolo a 0,41 Euro/litro per quello da destinare alle linee di “lunga conservazione” (latte UHT e formaggi) e 0,42 Euro/litro per quello da destinare alla linea “alta qualità”.
Gli allevatori si aspettano quindi che il prezzo alla stalla venga equiparato il prima possibile a quello lombardo, che sarà già applicato a partire da febbraio.
Se i trasformatori si manifesteranno resistenti al cambiamento del prezzo in rialzo, mentre sono sempre molto solleciti ad adeguarsi al ribasso, è forse il caso che la Regione ripristini il tavolo per la fissazione del prezzo del latte svolgendo il ruolo di arbitro e favorendo una trasparente fissazione dei prezzi a tutela delle parti.Insomma, fino a qualche anno fa l’Umbria era considerata un’isola felice (relativamente al prezzo del latte), mentre oggi si trova a recepire uno dei prezzi più bassi dell’intero Paese.
Altro elemento che lascia riflettere è relativo ai prezzi allo scaffale: come mai un latte che al produttore viene pagato 0,48 Euro/litro (comprensivi di premi per la qualità ed IVA) si trova allo scaffale dei supermercati ad 1,40-1,50 Euro il litro? E’ possibile che coloro che si occupano della coltivazione dei campi, della raccolta, dell’alimentazione degli animali, delle spese igienico sanitarie per la produzione di un buon latte e della manodopera (senza contare le spese relative agli ammortamenti di macchinari ed impianti), debbano percepire circa il 30% del costo di vendita?
Ci si chiede ora: visto che gli allevatori stentano ad arrivare alla fine del mese, chi è che veramente guadagna quel 70% del latte prodotto in Umbria?
Comitato per la Tutela e la Valorizzazione dei Produttori di Latte dell'Umbria