(ASI)
Lettere in redazione - La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha condannato Antonio Ricci al pagamento delle spese del processo nel quale il prof. Giovanni Panunzio, fondatore di Osservatorio Antiplagio (Comitato di vigilanza sulla tv e sui media), era stato assolto dall’accusa di aver diffamato il patron di Striscia la notizia.
Il 16 febbraio 2006, dopo aver testimoniato al processo Wanna Marchi insieme allo stesso Ricci, Panunzio aveva contestato pubblicamente al papà di Striscia di usare due pesi e due misure nelle battaglie del tg umoristico di Canale 5 contro i ciarlatani e di non attaccare i veggenti e sensitivi appartenenti alla "parrocchia" RTI pubblicizzati in oltre 200 pagine del teletext di Mediaset, aggiungendo che parte dei compensi degli autori e conduttori di Striscia deriva dai proventi dei sedicenti maghi di Mediavideo. Per tali affermazioni Antonio Ricci e RTI avevano querelato Giovanni Panunzio, che in primo grado era stato condannato a 500 euro di multa:
la pena era stata condonata. Ma Panunzio aveva fatto ricorso e il 15 giugno 2012 era stato assolto dalla Corte d'Appello di Milano perché il fatto non costituisce reato. Il 5 luglio scorso la Suprema Corte ha rigettato "in toto" il contro-ricorso di Antonio Ricci, assistito dall'avvocato Salvatore Pino, confermando l'assoluzione di Giovanni Panunzio, difeso dall'avvocato Stefania Farnetani.