(ASI) Tra le conseguenze piu’ rilevanti della “rivoluzione telematica” per l’organizzazione degli ambienti di lavoro e per la salute dei lavoratori, negli ultimi anni c’è stato un aumento complessivo dell’impegno a carico del sistema oculare: con la meccanizzazione - e in parte anche automazione - dei compiti lavorativi, infatti, si è ridotto fortemente l’impiego dell’apparato osteomuscolare, mentre è aumentato quello dell’apparato oculo-visivo, spesso impegnato in compiti di controllo.
E’ nata, allora, una nuova disciplina, l’ergoftalmologia: cioè quella branca dell’oftalmologia che valuta le capacità, semplici o complesse, dell’utente, per quanto riguarda il rapporto tra lavoro e funzione visiva.
Dell ‘importanza di questa nuova disciplina, e dei suoi rapporti con l’ oftalmologia vera e propria e con le altre branche della medicina, parliamo col Dr. Daniele Di Clemente, oculista, consulente del Tribunale di Roma, docente universitario, socio della Società Oftalmologica Italiana e dell’ European Society of Ophtalmology.
D. Dottor Di Clemente, che importanza sta assumendo, oggi, l’ergoftalmologia?
R. Oggi, sempre piu lavoratori, sia pubblici che privati, trascorrono varie ore della giornata impegnati – soprattutto al pc – in funzioni di controllo di determinati processi lavorativi. I lavoratori, e piu’ in generale, i cittadini, per molte ore al giorno, così, sono esposti a radiazioni luminose, pari a 400-440 nanometri, provenienti da fonti come pc, tablet, smartphone, ecc…Ecco allora, l’importanza dell’ergoftalmologia: che, come dice la parola stessa, si occupa anzitutto di organizzare adeguatamente gli ambienti di lavoro, per prevenire danni al sistema oculare. Già la vecchia legge 626 del 1981 (quando eravamo veramente agli albori dell’informatica) poneva l’obbligo di rispettare varie pause nell’organizzazione della giornata lavorativa; oggi, queste ed altre leggi minori sono state sostituite dal Decreto legislativo 81 del 2008, il Testo unico sulla sicurezza negli ambienti di lavoro: di fondamentale importanza, ma ancora non completamente attuato.
D. Quali aspetti di questa legge ancora non sono stati pienamente tradotti in pratica?
R. Diciamo anzitutto che il medico del lavoro - figura essenziale – dovrebbe essere piu’ un oculista del lavoro, essendo proprio le patologie oculari, oggi, quelle piu’ diffuse tra chi fa lavori d’ufficio, o di supervisione e controllo. Patologie piu’ gravi della semplice astenopia ( cioè la comune sindrome di affaticamento della vista dovuta alle troppe ore trascorse ai videoterminali): parlo di astigmatismo ( spesso potenziato da un eccessivo lavoro al pc), congiuntivite cronica, forme varie di allergie, dovute appunto ad ambienti di lavoro non ergonomici e con presenza di polvere, sindromi dell’occhio disidratato, ecc...Per affrontare meglio tutte queste patologie, la prima cosa da fare è far svolgere le visite di controllo periodiche dei lavoratori soprattutto a medici oculisti. Analogamente occorre fare per le visite legate al rinnovo delle patenti.
D.E per quanto riguarda una migliore organizzazione degli ambienti di lavoro?
R. Qui appunto entra in gioco l’ergoftalmologia, con le norme sulla giusta distanza del lavoratore dal videoterminale (almeno 60 cm.), le pause periodiche nel lavoro (variabili in relazione ad età e condizioni oculari del lavoratore videoterminalista), e altri aspetti organizzativi, come la necessità che chi lavora abbia sedili giusti, possa poggiare i piedi su una pedana adeguata, ecc… Tutto questo, attenzione, per preservare la salute dell’apparato non solo oculare, ma anche muscolo.-scheletrico: posture errate del lavoratore, infatti, favoriscono l’insorgere, prima o poi, di patologie ortopediche da non trascurare.
D. L’ergoftalmologia, quindi, appartiene non solo all’oculistica, ma ha legami anche con altre branche della medicina…
R. Infatti: dalla reumatologia (per i fenomeni di dislacrimia che a volte sono associati a malattie reumatiche) all’endocrinologia, alla diabetologia (pensiamo ai rapporti tra diabete e varie forme di retinopatia). Occuparsi di oculistica, specie al giorno d’oggi, significa toccare un po’ tutti gli aspetti della salute psicofisica della persona.
D. Dottor Di Clemente, subito al "punctum dolens": va bene, ma nell' Italia di oggi, che spazio c'è per quel potenziamento dei servizi pubblici di medicina oculistica, preventivi e curativi, indispensabile per affrontare a tutto campo queste patologie?
R. Lo spazio certo è molto limitato: oggi proprio l'oftalmologia è particolarmente colpita dai tagli alla sanità pubblica, e un po' in tutte le Regioni, le prestazioni in questo campo vengono rimborsate sempre meno dal SSN. Tutto questo, proprio mentre sul territorio, oggi, andrebbero potenziati proprio i servizi di diagnosi precoce di questi disturbi, sia per i lavoratori che per gli studenti. Però, mi lasci dire, è anche questione di adottare, a volte, nuovi, migliori protocolli terapeutici.
D. Per esempio?
R. Per esempio, oggi varie patologie oftalmiche si potrebbero evitare - con conseguenti forti risparmi, per gli utenti, nelle spese anzitutto per gli occhiali- ricorrendo alle nuove tecniche di chirurgia refrattiva, che permettono di risolvere diversi problemi. Per tutta la società, è meglio spendere in prevenzione, che in terapia. La classe politica deve capire, prima o poi, che, data l'enorme importanza, per ogni cittadino, dell'apparato visivo, e data purtroppo la diffusione delle patologie oculari (dal glaucoma a tutte le altre), non aiutare l'oftalmologia veramente è come non aiutare le famiglie.
D. E che cosa potremmo apprendere dall' estero?
R. Dai Paesi del Terzo Mondo, la consapevolezza della gravità delle patologie oculistiche come fenomeno sociale: da quelle piu' gravi, come il tracoma (l' OMS calcola che oggi, in questi Paesi, 150 milioni di bambini ne sono affetti, e rischiano di diventare ciechi), alle forme legate appunto all'eccessiva esposizione ai videoterminali (cresciute, negli ultimi anni, soprattutto in Paesi come quelli del Medio e dell' Estremo Oriente, dove l'uso del pc e la frequentazione di internet hanno assunto ritmi forsennati). Dai Paesi piu' avanzati, la consapevolezza che una società moderna e civile non può disinteressarsi della salute oculare dei suoi cittadini. In Francia, ad esempio, c’è una forte sensibilità per la medicina del lavoro, e quindi per l’ergoftalmologia: all’utente vengono rimborsati tutti i colliri, anche quelli sostituti lacrimali (che da noi sono a pagamento), e sono a carico dello Stato gli ausili piu’ vari, dagli occhiali e dalle stesse lenti a contatto sino ai filtri a luce blu, per attenuare l’intensità dei videoterminali. Non parliamo dei Paesi scandinavi: mentre in Inghilterra, già decenni prima dell’incertezza legata alla Brexit,, erano finiti i tempi d‘oro del National Health Service, quando molte piu’ prestazioni di oggi erano coperte dallo Stato.
Fabrizio Federici