(ASI) Un’importante svolta nella prevenzione delle infezioni ospedaliere arriva dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che ha espresso un parere positivo sull’impiego di tessuti trattati con nanoparticelle di ossido di zinco per le divise del personale sanitario.
Questa tecnologia, già oggetto di studi e sperimentazioni a livello internazionale, si conferma oggi un valido supporto nella lotta alle infezioni correlate all’assistenza (ICA), ancora oggi responsabili di un numero significativo di decessi nel nostro Paese.
Il documento, reso pubblico il 13 giugno 2025, riconosce il valore scientifico e tecnico di questi materiali, in grado di limitare la diffusione di microrganismi patogeni e di rafforzare le misure di protezione in ambienti clinici ad alto rischio. Si tratta di una conferma istituzionale attesa, che rafforza quanto già indicato dall’INAIL all’inizio dell’anno, con un documento in cui veniva sottolineata la necessità di impiegare dispositivi di protezione individuale (DPI) con caratteristiche adeguate a ridurre l’esposizione ad agenti infettivi.
In questo contesto si colloca LCM - Erreà, progetto tutto italiano che propone una divisa sanitaria innovativa, riutilizzabile fino a 100 lavaggi, realizzata con tessuti certificati per la loro efficacia antimicrobica. Il capo, sviluppato congiuntamente da due aziende italiane, unisce design tecnico, sostenibilità ambientale e protezione avanzata, ponendosi come risposta concreta alle nuove esigenze di sicurezza nel settore sanitario.
L’approvazione dell’ISS arriva a consolidare un processo che aveva già ricevuto sostegno politico. Nel mese di aprile 2024, infatti, la Camera dei Deputati aveva approvato un Ordine del Giorno che invitava il Governo a incentivare l’introduzione di soluzioni tecnologiche innovative per il personale sanitario, soprattutto nei reparti più esposti al rischio biologico. L’obiettivo comune è chiaro: tutelare meglio chi lavora negli ospedali e, di conseguenza, anche i pazienti.
La convergenza tra ricerca scientifica, indirizzi normativi e soluzioni industriali rappresenta un’opportunità concreta per rinnovare la protezione in sanità. Il progetto LCM - Erreà è un esempio virtuoso di come la collaborazione tra pubblico e privato possa generare strumenti efficaci per affrontare sfide complesse, come quella delle infezioni nosocomiali.
Il documento tecnico dell’ISS raccomanda inoltre di avviare ulteriori studi sul campo, per valutare l’impatto epidemiologico di questi dispositivi, e per verificarne su larga scala il comfort, la durata e la compatibilità ambientale. Su questi aspetti, le divise LCM - Erreà hanno già dato prova di elevate prestazioni, promuovendo un’alternativa ecologica al tradizionale abbigliamento monouso.
La palla ora passa a Regioni e strutture sanitarie, chiamate ad aggiornare criteri di scelta, linee guida e percorsi formativi. In un sistema che ha mostrato le sue fragilità durante la pandemia, adottare soluzioni come questa non è solo un’opzione innovativa, ma un passo necessario verso una maggiore sicurezza e sostenibilità.
Oggi scienza, industria e istituzioni hanno fatto la loro parte. È tempo che il sistema sanitario accolga questa innovazione e la renda parte integrante della pratica quotidiana, a beneficio di operatori e cittadini.