(ASI) L’articolo 27 della Costituzione stabilisce il principio che la pena deve essere rieducativa. Coloro che hanno sbagliato, dovrebbero essere rieducati per il reinserimento sociale.
Purtroppo molto spesso i fatti di cronaca ci denunciano che la realtà è ben diversa e il carcere è principalmente un luogo dove si esce peggiorati o annientati nella mente e nello spirito. Il film “Grazie ragazzi” di Riccardo Milani, in maniera intelligente e originale, racconta la vicenda di Antonio (Antonio Albanese), un attore di teatro fallito, che doppia film porno, a cui il suo ex compagno di scena Michele (Fabrizio Bentivoglio), gli propone di creare un laboratorio teatrale presso una casa circondariale. Un gruppetto ristretto di pochi carcerati, condannati per reati quali omicidio, rapina, traffico di stupefacenti ecc. (interpretati da Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Andrea Lattanzi, Giorgio Montanini) aderisce inizialmente o per avere un permesso premio o per ammazzare il tempo. Nonostante le carenze linguistiche e culturali il teatro diventa uno strumento per sentirsi persone nuove, vive. Proprio per questo Antonio alzerà l’asticella e addirittura gli assegnerà l’arduo testo di “Aspettando Godot”. Il desiderio di imparare e mettersi alla prova creerà non pochi problemi alla sensibile quanto severa direttrice del penitenziario, divisa tra il desiderio di riabilitare i detenuti, facendoli riscoprire persone e il dovere di fare applicare le dure leggi dell’ordinamento penitenziario.
Il talento, ma soprattutto l’autenticità degli attori, porterà a risultati quanto mai sorprendenti e a portarli persino oltre le mura di quel luogo, dove si trascorre una parentesi di una non vita, fatta di attese.
Milani con ironia, battute divertenti e dialoghi profondi e taglienti riesce a creare un’opera quanto mai gradevole e profonda, che pone in luce una delle piaghe della società di oggi: quella della condizione dei carcerati. Questi sono sicuramente soggetti che hanno sbagliato, ma la pena da scontare deve prevedere una possibilità di recupera della persona, che può ancora vivere un’esistenza improntata sulla giustizia e serenità. Il film, infatti, pone in luce in maniera equilibrata luci e ombre di un sistema giudiziario, che deve essere rigoroso nel far rispettare la pena, ma che non deve mai dimenticare il recupero e la finalità rieducativa.
Da elogiare la grande interpretazione di Antonio Albanese, in particolare modo, nell’appassionato monologo finale. Il film è girato nel Lazio, in Umbria e in Toscana e fa riscoprire anche alcuni bellissimi teatri italiani come il Morlacchi di Perugia, il Verdi di Pisa, l’Argentina di Roma, luoghi simbolo di cultura e anche rinascita.
Daniele Corvi - Agenzia Stampa Italia