La Famiglia dei Santantonari di Gubbio unita insieme al Patrono della Calabria e della Gente di Mare italiana
La Sede Umbra dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo ha promosso un convegno sulla figura complessa e poliedrica di San Francesco di Paola
Si è tenuto nei giorni scorsi, presso la sede della Famiglia dei Santantoniari di Gubbio di Palazzo Forti, un Convegno dedicato a San Francesco di Paola promosso dalla Sede Territoriale Umbria -Toscana dell’Associazione Internazionale dei Calabresi nel Mondo, in collaborazione con l’Associazione “Amici della Calabria e dell’Umbria” e la Famiglia dei Santantoniari di Gubbio.
Particolarmente ricche e coinvolgenti sono stati gli interventi degli autorevoli relatori intervenuti: Manuela Tulli (Giornalista), Paolo Salciarini (Direttore Ufficio Beni Culturali – Curia Arcivescovile di Gubbio), Ettore Sannipoli (Storico dell’Arte), Giuliano Salciarini (Parroco). Il ruolo di moderatore dell’incontro è stato egregiamente svolto da a Riccardo Liguori (Giornalista e Direttore dell’Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale Umbria).
Le autorità che hanno preso parte all’evento sono: Maria Cristina Ercoli (Sindaco di Gubbio), Mario Ceccobelli (Vescovo di Gubbio), Pietro Bottaccioli (Vescovo Emerito e Amministratore Apostolico della Diocesi di Gubbio). Tra le autorità, ospite d’eccezione - poiché calabrese di origine - è stato Giovanni Marra, (tra i numerosi e prestigiosi incarichi ha ricoperto l’incarico di membro della Segreteria di Stato sotto il Pontificato di Papa Giovanni Paolo II e, di recente, è stato nominato da Papa Benedetto XVI Amministratore Apostolico della Diocesi di Orvieto-Todi).
Hanno partecipato, inoltre, Alfredo Minelli (Presidente della Famiglia dei Santantoniari), Pietro Abbritti (Presidente dell’Associazione “Amici della Calabria e dell’Umbria”), Gennaro Maria Amoruso (Presidente dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo).
Il Coordinatore per l’Umbria e la Toscana dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo, Luigi A. Dell’Aquila, ha dichiarato: «E’ stata un’iniziativa di cui la Sede Territoriale della nostra Associazione intende evidenziare soprattutto la numerosa e sentita partecipazione della comunità eugubina e la comunità calabrese che vive ed opera in Umbria. Un esaltante momento di incontro e condivisione del “cuore” eugubino” e del “cuore” calabrese che spero possa produrre anche in futuro altre occasioni di riflessione ed approfondimento storico-culturale tese ad approfondire i punti di contatto tra le due Regioni, quella umbra e quella calabrese, ed a consolidare sempre più un rapporto di amicizia che è ormai da tempo instaurato tra i rispettivi territori e popoli. Un personale e sentito ringraziamento intendo esprimerlo, in primo luogo, alla Famiglia dei Santantonari che ha fortemente voluto ed ospitato l’evento – ed in particolare ai membri: Alfredo Minelli, Mario Fofi, Francesco Gagliardi e Nicola Aloia – a tutti i soci e agli amici dell’Associazione che hanno contribuito alla realizzazione e al meritato successo dell’evento eugubino e a tutti coloro che vi hanno preso parte in maniera partecipata e calorosa».
Oltre ai diversi patrocini istituzionali concessi da varie istituzioni umbre e calabresi, l’iniziativa si è svolta sotto il patrocinio della Conferenza Episcopale Umbra e della Conferenza Episcopale Calabrese e sotto l’egida della Fondazione “San Francesco di Paola nel Mondo” di Toronto (Canada).
L’incontro si è poi concluso, dopo il buffet – nel corso del quale si sono degustati prodotti eno-gastronomici umbri e calabresi - offerto ai presenti nella suggestiva Taverna dei Santantoniari, con una cena conviviale presso il Ristorante “Picchio Verde” a base di piatti tipici della tradizione eugubina.
Un particolare ringraziamento va rivolto alle aziende che hanno supportato la realizzazione dell’iniziativa: Center Office, Procacci, EdilFibra, Concessionarie Romeo Auto, P.A.Q di Gubbio (PG), Grifo Latte di Fossato di Vico (PG), SoleFrutta di Trebisacce (CS), E-noteca Virtuale & Official E-shop Vini Cirò e Vini Tenuta Iuzzolini di Cirò (KR).
San Francesco di Paola
Un Uomo, un Calabrese, un Santo nell’Arte, nel Cinema e nella Letteratura
Sabato 2 Aprile 2011 – Ore 17:00
Palazzo Fonti – Via Fabiani - Gubbio
Sede Famiglia Santantonari
Note storiche tratte dal libro di Storia Locale sulla Frazione di Casamorcia di Gubbio (PG)
Don Giuliano Salciarini, Casamorcia. Frammenti di una Storia, 2007[1]
Dalla lettura del libro di Don Giuliano Salciarini si apprende in primo luogo che: «La devozione di S. Francesco di Paola[2] cominciò a diffondersi notevolmente nel territorio dopo che la sacra immagine del Santo fu portata a Casamorcia il 29 ottobre del 1730, tanto che la piccola chiesa medievale non era più capace di contenere i numerosi devoti che venivano a pregare il Grande Taumaturgo.
Le cospicue offerte lasciate dai fedeli spinsero a costruire un nuovo edificio più grande. La relazione della Vita Pastorale del Vescovo Mons. Cavalli, cita testualmente: “L’eccellentissimo vescovo, negli atti di questa sacra visita decretò di ampliare questa chiesa parrocchiale con le elemosine presenti e fu disegnata dal mastro Domenico di Ragione, capo mastro muratore eugubino”.
La vecchia chiesina fu in parte demolita e nel 1737 fu ricostruita la nuova più grande. Fu benedetta il 22 dicembre dello stesso anno e dedicata a Maria SS. Assunta e S. Francesco di Paola.
Il nuovo tempio aveva al suo interno tra altari: il maggiore dedicato all’Immacolata Concezione, uno alla Madonna del Rosario ed il terzo a S. Antonio di Padova».
Inoltre, l’Autore dell’interessante pubblicazione ci fa sapere che: «Nella parrocchia di Casamorcia dal 1729 si sviluppa il culto e la devozione a S. Francesco di Paola, che diviene nel tempo Compatrono della parrocchia insieme con Maria Immacolata. Nel 1737, quando fu rifatta la nuova chiesa, questa viene intitolata a Maria Madre di Dio e a S. Francesco di Paola; ne fa fede la lapide che ancora oggi si conserva sopra il portale della chiesa. Ma come è nata questa devozione?
Nelle visite pastorale del Vescovo Cavalli del 1730 noi leggiamo:
“Presso l’altare del SS. Rosario c’è l’immagine di S. Francesco da Paola, in carta, ora però sistemata ad uso di piccola icona, con la sua cornice dorata in fondo decente: tale immagine traslata dalla terra di Rocca Contrada dal signor curato Perugini (Don Giuseppe), cominciò a dare grazie a diverse persone, come ancora oggi vengono elargite e vi affluisce frequentemente una quatità di popolo”.
Come ha origine tale culto?
La venerazione del Santo affermatasi a Gubbio, dove operava dal 1650 una Confraternita intitolata al suo nome e che vantava indulgenze e privilegi concessi dal Papa Innocenzo X, aveva certamente sollecitato attenzioni verso questo grande taumaturgo. A questo si aggiunsero le voci che venivano dalle vicine terre marchigiane dove in Località Rocca Contrada (l’odierna Arcevia) si era affermato il culto del Santo attorno ad un’immagine ritenuta miracolosa che attirava gente da tutti i paesi vicini e lontani.
I miracoli ottenuti in questa località dal grande intercessore furono tanti da essere raccolti in una ricchissima documentazione da Antonio Filippo Abbondazieri, testimone diretto di quegli avvenimenti.
Designato notaio pubblico dal 1701 al 1749, nel 1728 fu incaricato dal Vescovo Raffaele Fabretti di registrare i miracoli dispensati da S. Francesco di Paola nella Rocca Contrada (dal 17 settembre 1728 alla fine di maggio 1733, si contano circa 5000 miracoli). Nei manoscritti vengono annotati i nomi, la provenienza e i miracoli ottenuti, tra questi molte sono le persone arrivate da Gubbio.
[…] L’immagine del Santo (1729) era un piccolo quadro uscito dal pennello di Pietro Argovagni (S. Angelo in Vado 1681 – Rocca Contrada 1748), pittore locale allievo della Scuola Romana, posto nell’oratorio appositamente costruito e che rappresentava l’Immagine della Madonna Immacolata con i Santi Francesco di Paola e Antonio di Padova. Quell’immagine non esiste più perché trafugata probabilmente agli inizi del Novecento. Il quadretto di Casamorcia ne rappresenta la riproduzione più fedele oggi conosciuta. L’ottima incisione evidenzia al centro in alto la Vergine Immacolata, inserita in un nimbo luminoso, con il capo contornato da dodici stelle, poggia i piedi su una falce di luna, eterno simbolo di castità, secondo la descrizione tratta dall’Apocalisse (Ap. 12,1) “vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle”; ai suoi piedi in ginocchio sulla destra S. Antonio di Padova con il caratteristico giglio e sulla sinistra S. Francesco di Paola che sorregge il bastone con il sole i cui appare la scritta Charitas; tra i due una veduta della città di Rocca Contrada, in basso la scritta VERA EFFIGE DEL MIRACOLASISSIMO S. FRANCESCO DI PAOLA con, al centro, lo stemma della città dove compare in cerchio la scritta “Rocca Contrata (sic) Propugnacolum Ecclesiae”. La stampa è inserita in una bella cornice dorata come lo era anche il piccolo dipinto di Rocca Contrda. Nel retro sono ancora visibili i sigillli di ceralacca rossa che racchiudevano degli spaghi che impedivano di aprire il quadro.
Oggi questi sono scomparsi ma i residui di ceralacca sono rimasti.
Si ha quindi con certezza la data e la persona che portò la venerazione di San Francesco di Paola a Casamorcia»
Infine, dalla lettura dello scritto si evince che: «La popolarità di S. Francesco, sia per la difesa delle classi meno abbienti da lui patrocinata, sia per la grande fama dei miracoli che hanno contraddistinto la sua vita, era giunta a Gubbio dove il Santo ebbe una venerazione notevole; nella seduta del Consiglio Comunale del 15/9/1715 fu eletto Comprotettore della Città».
Infatti, oltre che nella Chiesa Parrocchiale di Casamorcia, il culto di S. Francesco di Paola a Gubbio era diffusi anche nella Chiesa di S. Maria della Piaggiola, nella Chiesa della Madonna del Prato e nella Chiesa di Palazzo Fonti.
Relativamente a quest’ultima, si apprende che: «La piccola chiesa del Palazzo, con ingresso in Via Fabiani, è intitolata a S. Francesco di Paola; fu edificata per disposizione testamentaria da Tiberio Biscaccianti Fonti con rogito del notaio di Roma Giovan Matteo Massari in data 1 gennaio 1659. Sul grazioso altare è posta una tela che raffigura il Santo in preghiera davanti alla Vergine con il Bambino. La tela, coeva alla costruzione della cappella, è la rappresentazione dell’Ecce Homo, sulla cimasa dell’altare, mostrano una forte dipendenza da opere di Guido Reni. L’impianto della Pala d’altare è simile alla tela che il Reni eseguì per la chiesa romana di S. Maria in Vallicella con S. Filippo Neri che venera la Madonna (1614): l’immagine della Vergine è identica come pure l’impostazione del Santo; unica minima variante è il Bambino che riceve dal Santo fondatore dei Minimi un cartiglio inscritto. La tela ovale sulla cimasa dell’altare rimanda all’opera del maestro bolognese conservata al Louvre, ossia al Cristo incoronato di spine con una canna come scettro».
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[1] Estratto della pubblicazione citata elaborato da Luigi A. Dell’Aquila – Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo (Coordinatore - Sede Territoriale Umbria/Toscana).
[2] «Francesco nacque il 27 marzo 1416 a Paola (Cosenza) da Giacomo Martolilla e Vienna da Fuscaldo. Già in età avanzata, i genitori attribuirono la nascita del loro primogenito all’intercessione di S. Francesco, e per questo gli diedero il nome del Santo assisiate e promisero di rivestirlo dell’abito votivo dei Francescani».