Dopo un tormentato iter legale ,che si è concluso nel 2012, i quattro agenti alla sbarra, Enzo Pontani, Monica Segatto, Paolo Forlani e Luca Pollastri, sono stati ritenuti colpevoli di “eccesso colposo in omicidio colposo” e condannati a tre anni e sei mesi di reclusione; procurando anche un forte danno di immagine alla Polizia con il ministero dell’Interno che è stato condannato a risarcire la famiglia del ragazzo.
Il danno patrimoniale
Ora la Corte dei conti ha deciso di formalizzare ai quattro colpevoli la contestazione di un’ipotesi di danno patrimoniale per il risarcimento che il Viminale ha dovuto sborsare, quantificando il danno erariale in quasi due milioni, per l’esattezza in un milione e 870mila euro. Con tale procedura la procura contabile ha in pratica consegnato ai quattro un atto di “contestazione di responsabilità ed invito a dedurre” cui gli agenti interessati dovranno rendere conto entro trenta giorno. Se le loro repliche soddisferanno la Corte di conti la vicenda finirebbe lì, senza ulteriori strascichi polemici, altrimenti verranno citati davanti alla Corte e subire un nuovo processo e, in caso di condanna, risarcire il danno causato.
Le possibili conseguenze
C’è comunque da dire che anche in caso di eventuale condanna il possibile risarcimento sarebbe tutto da riconsiderare visto che i giudici, pur optando per la rivalsa patrimoniale, potrebbero comunque deliberare per riottenere una cifra inferiore e soprattutto ogni singola posizione dovrebbe essere considerata in modo autonomo rispetto alle altre, prevedendo quindi gradi di responsabilità diversi.
Ovviamente gli agenti sono pronti a passare al contrattacco, tanto che l’avvocato Bordoni, difensore dell’agente Forlani, ha già definito la decisione della procura contabile incongruente dal momento che il decesso del giovane è stato giudicato dalla magistratura “colposo”, ovvero non premeditato ma causato da negligenza, imprudenza o inosservanza di norme. Particolare non secondario visto che proprio per questo motivo i quattro agenti non possono essere cacciati dalla polizia e, soprattutto, lo Stato non potrebbe, a detta del legale, rivalersi nei loro confronti.
Il legale ha anche ricordato come la sera del 25 settembre 2005 fu gestito male tutto il servizio e la vicenda non solo perché furono fatte uscire delle volanti non attrezzate, ma anche per i gravi ritardi del 118 che, secondo la difesa dei quattro, ha impiegato troppo tempo ad arrivare per prestare le cure del caso al ragazzo.
Le troppe polemiche
La vicenda negli ultimi anni ha assunto una grande rilevanza mediatica che ha determinato anche un numero esagerato di polemiche. Due in particolare quelle su cui appare opportuno soffermarsi anche perché legate tra di loro. Il 27 marzo dello scorso anno alcuni aderenti al Coisp, il sindacato indipendente di polizia, hanno improvvisato una manifestazione di solidarietà verso i quattro agenti condannati presidiando la zona antistante il municipio di Ferrara; una zona ovviamente scelta attentamente visto che lì lavora la madre del ragazzo che, come reazione, è scesa nella piazza portando con sé l’immagine gigante del figlio morto a terra con i manifestanti che a quel punto si sono voltati ed hanno abbandonato l’area.
Non appena la vicenda divenne di pubblico dominio molte furono le persone che espressero solidarietà alla signora Aldrovandi tra cui Ilaria Cucchi, sorella di Stefano morto dopo essere stato posto sotto custodia cautelare, Domenica Ferrulli, figlia di Michele deceduto per arresto cardiaco mentre quattro poliziotti lo stavano arrestando, e Lucia Uva, sorella di Giuseppe morto in ospedale dopo essere stato fermato da due carabinieri perché ubriaco e aver trascorso alcune ore in caserma.
Lo scorso 30 gennaio in riferimento a quel gesto sono state denunciate per diffamazione da parte del Coisp.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia