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(ASI) Firenze – Gli esuli giuliano dalmati hanno vinto. Ce l'hanno fatta alla faccia della storia strumentalizzata e dei patetici “custodi” di una memoria di parte. L'incursione di Firenze Antifascista al Teatro Aurora di Scandicci, dove andava in scena lo spettacolo di Simone Cristicchi Magazzino 18, ha tracciato un solco, profondo e incolmabile, tra l'Italia moderna e civile e l'antifascismo, quest'ultimo ormai esautorato e liquidato dall'ignoranza e dalla superficialità di pochi esaltati. Già, perché la “morte” dell'antifascismo non è stata segnata da “rigurgiti neri” o da ritorni di fiamma del passato mussoliniano bensì da coloro che, nel corso dei decenni, lo hanno sfruttato a fini politici e propagandistici.

E' lecito pensare che la rappresentazione fiorentina di Magazzino 18 abbia riscosso un successo duplice: in termini di pubblico (la platea era piena) e in termini di reazione degli spettatori che, indignati, hanno isolato a fischi e risate una manciata di contestatori.

I bella ciao sbraitati dal megafono, gli “onore al Maresciallo Tito”, il mito di una resistenza intoccabile e indiscutibile sono state armi a doppio taglio che hanno finito per ferire e isolare le vestali dell'antifascismo militante, riducendole a macchiette da commedia sexy più che da spettacolo teatrale.

La gente pare iniziare a capire, a studiare, a conoscere e ad essere stufa di ciò che non è dato sapere per mera presa di posizione di pochi facinorosi, il cui fanatismo è alimentato da una classe intellettuale ormai incapace di trovare nuovi escamotage per occultare la verità storica.

Le recenti dichiarazioni di Achille Occhetto sulle foibe, a seguito di una prima di Magazzino 18; la solidarietà dell'assessore regionale Cristina Scaletti a Simone Cristicchi; le parole di Deborah Serracchiani in occasione della commemorazione di Porzus delineano quanto il solco tra intelligenza e stupidità, tra voglia di una memoria condivisa e attaccamento feroce a verità preconfezionate si sia allargato.

Sì, a Firenze gli esuli giuliano dalmati hanno ottenuto una vittoria schiacciante su un nemico subdolo ma poco lungimirante: le bugie sono come la polvere sotto al tappeto, a forza di accumularsi viene poi fuori. E le ultime, polverose vestigia del mito della resistenza comunista e del titoismo jugoslavo sono crollate tra i fischi e i “fuori dai c...” .

Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia

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