(ASI) C'era un film di Howard Deutch intitolato Le riserve. Quello che distingue un campione, racconta il film, è la capacità di rimettersi in sella dopo aver preso un calcio sui denti. In alternativa, chi distingue i vincenti sarà sempre il risultato. Come in ogni "spoiler alert" per le serie Tv, vi diciamo che questo sarà l'ennesimo elogio, almeno fino a quando la musica nel tennis non deciderà di cambiare.
Rafael Nadal e Roger Federer hanno preso pochi "calci sui denti", almeno dai loro avversari, ma hanno saputo fino a questo momento rinascere più volte per tornare al vertice del tennis mondiale. 31 anni lo spagnolo, 37 lo svizzero, eppure i risultati costanti e oltre ogni record hanno soddisfatto, anche nel 2017, le attese di tutti gli appassionati che li adorano.
Passaggi a vuoto, momenti bui, infortuni e stop di ogni tipo non sono mancati, ma dopo 14 anni di battaglie la rovalità è rimasta la stessa. Due slam a testa, Australian e Wimbledon Federer, Roland Garros e Us Open Nadal. Hanno annichilito ogni avversario che, tutto sommato, si è messo fuori gioco da solo. Murray e Djokovic in preda agli infortuni e alle crisi d'intentità, Raonic e Dimitrov mancate promesse, Del Potro, Cilic e Wawrinka tormentati dai fisici fragili. Tiem e Zverev l'ennesima nuova generazione che proverà a scacciare gli dei di lassù. Ma perché Rafa e Roger sono ancora lì, quasi immuni allo scorrere del tempo?
Due emisferi diversi che arricchiscono il medesimo sport. La classe e il talento del ragazzo di Basilea, marito di Mirka, il procuratore con cui condivide quattro bambini. La forza, l'abnegazione e il duro lavoro del maiorchino, accompagnato sempre dallo zio e amato dai fan per la sua disponibilità e gentilezza. Fidanzato da anni, ma per lui il matrimonio può attendere. Nessuno lo ha mai visto litigare con un giudice di linea o lamentarsi di una scelta arbitrale.
Federer a quota 19 slam, da poco Nadal è salito a 16 con gli Us Open di settembre. Questo non basterà a dire quale dei due sia il più forte di tutti i tempi. Il primo è il tennis classico, il secondo è il moderno. Come due stili artistici destinati al gusto soggettivo.
Il loro segreto? Roger risponde: "A me interessa solo giocare, stare bene e superare me stesso. È bello sentirsi tanto amati, ma centellinando le partecipazioni ai tornei so di poter competere ancora per un po' di tempo".
Rafa: "Il trucco è non inseguire i record di Federer, lui è lui e io sono io. Ringrazio di non avere più dolore quando gioco, è questo il regalo più grande. Tanti se la prendono con se stessi, rompono racchette e si lamentano in campo. A cosa serve?".
Umili e sinceri, semplici, determinati o straordinari? L'incredibile realtà di non essere ancora sazi di vittorie significa non vivere solo di quelle, oppure semplicemente essere dei professionisti.
Si racconta che ogni punto nel tennis conti. Vita privata, dieta, preparazione, ogni campo conta, non solo quelli di gioco. Alla lunga tutto può fare la differenza. Non ci sarà un'unica causa, ma ognuna contribuisce a fare di un semplice campione un fuoriclasse.
La storia del tennis ha ricevuto in dono la rivalità tra Federer e Nadal. Il circuito trema di fronte al loro futuro ritiro. Per il momento non c'è da preoccuparsi, i nemici-amici continueranno a giocare fino a quando ne avranno voglia, dicono loro. In fondo, se nuove stelle cadenti non scenderanno sui campi da tennis, perché dovrebbero stancarsi? Ogni tifoso del pianeta, federiano o nadaliano per natura, prova esattamente lo stesso. Come è possibile stancarsi dei due marziani? Perché dovremmo cambiare la musica?
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia