(ASI) Londra - «Sono cresciuta vedendola giocare...Ops scusate». La nuova campionessa di Wimbledon Garbiñe Muguruza lo ha detto con naturalezza e senza voler offendere la sua rivale Venus Williams, dopo averla battuta in finale per 7-5 6-0. La più grande delle sorelle americane che negli ultimi 20 anni hanno dominato il tennis mondiale, ha combattuto solo un set, per poi perdersi nel secondo un po' per affaticamento muscolare, un po' per scoraggiamento mentale.
La tennista spagnola, 13 anni più giovane e affamata di nuovi traguardi ha giocato una partita non esaltante ma in crescendo, una volta smaltita la tensione iniziale. La prestazione è però valsa il titolo, il primo trionfo a Wimbledon e il secondo slam in carriera dopo il Roland Garros del 2016.
Anche nel tempio londinese del tennis si riflette la crisi del circuito femminile, dove le teste di serie sono uscite dal torneo prima della finale e dove anche la 37enne californiana riesce ancora ad essere competitiva, sfidando il record di longevità di Martina Navratilova, ora spettatrice nella tribuna di Church Road. Assente per gravidanza la sorella Serena, è stata Venus ad emozionare i tifosi tanto quanto la padrona di casa Johanna Konta, eliminando anche la campionessa dell'ultima edizione del Roland Garros Jelena Ostapenko, un'altra giovanissima. Nella finale è però emersa la freschezza della spagnola nata in Venezuela nel 1993, quella Muguruza che da tempo i commentatori definiscono «futura numero uno».
Ma si sa, il ranking Wta non si conquista con gli slam, tanto che da lunedì la prima in classifica sarà la ceca Karolina Pliskova, grazie all'algebrico meccanismo del calcolo dei punti conquistati negli ultimi mesi. Una circostanza dettata dall'anarchia di un circuito nel quale anche le giocatrici italiane avranno qualche rimpianto. Potenzialmente qualunque tennista fra le prime venti può raggiungere la prima posizione, almeno fino al ritorno di Serena Williams e Maria Sharapova. Sempre se le tigri sapranno ancora ruggire sulla nuova generazione ancora timida.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia