(ASI) Perugia. La Rena di Santa Giuliana ieri sera, giovedì 13 luglio, ha veramente raggiunto il sold out, con un pubblico straripante ben superiore al giorno stesso dell'inaugurazione di stagione (Dylan). Da chef Rodolfo l’area era più colma di sempre con vip, industriali, musicisti, giornalisti, mentre il concerto iniziava con puntualità insieme al gruppo di apertura: i RANKY TANKY. Gli apripista risulteranno ben più interessanti del concerto principale.
Sono un ensemble americano con sede a Charleston, South Carolina, specializzato in arrangiamenti di tipo Jazz basati sulla musica tradizionale Gullah, una cultura che ha avuto origine tra i discendenti degli africani ridotti in schiavitù nella regione del Lowcountry nel sud-est degli Stati Uniti. Oltre alla cantante Quiana Parler, quattro dei membri del gruppo, Quentin Baxter, Kevin Hamilton, Clay Ross e Charlton Singleton avevano già suonato insieme in un quartetto jazz. Sono quindi fieri esponenti di quella musica tradizionale strettamente legata alla cultura afro-americana originata dal periodo della schiavitù e attiva sino ad oggi. Prima antesignana tesi italiana che si occupò di questi argomenti negli anni Sessanta, come in passato accennato, quella di mia madre la prof. ssa M. Gioia Minelli.
Oh Lord stand by me, è il bellissimo e chiarificatore brano della musica “prescelta” da questa orchestra, che muovendo dagli spirituals della regione costiera della Carolina giunge o meglio si esprime nel Soul, Blues e spunti Country. Il colore caldo della voce, i fraseggi chiarissimi rendono quasi religiosa e appassionante questa prima parte di concerto. Tecnicamente la voce della cantante è molto bella, profonda e morbida, soprattutto potente. Insieme alla bellissima tromba sono subito coinvolgenti e travolgenti. La sottostante chitarra fa emergere un genuino stile rock e country tutto americano, piacevolissimo e opportuno per un clima allegro e fortemente connotato.
Segue dopo breve il main stage con Ben Harper che è molto atteso e apprezzato dal pubblico. E’ inoltre dal secondo brano di questo cantante, che si capisce bene il motivo della selezione del gruppo di apertura.
I brani sono tutti molto orecchiabili e conosciuti al grande pubblico. Colleghi definiscono struggente la loro esecuzione e pur ritenendo ampiamente esagerato l’aggettivo, non si può negare che due di essi lo siano stati.
“Dal 1993, anno della loro formazione, gli Innocent Criminals sono stati coinvolti nella maggior parte dei progetti di Ben Harper. La band è stata in tour in tutto il mondo, guadagnandosi legioni di fans grazie alle esplosive performance live e ad una serie di acclamati album. Ciò che forse rende la band così unica è il fatto che i componenti provengano da luoghi musicalmente diversi e che riescano comunque a fondersi tra loro. Dall’album d’esordio “Welcome To The Cruel World” (1994) Ben Harper ha fatto uscire una serie straordinaria di dischi che lo ha consacrato songwriter di potenza unica e performer capace di spaziare tra i generi con la impareggiabile abilità di mescolare il personale e il politico. Rolling Stone ha definito i suoi brani “gioielli di unico e squisitamente tenero rock and roll”. Entertainment Weekly ha lodato la sua “profondità casual” e Billboard ha scritto che la sua musica “ci ricorda del potere e della bellezza della semplicità”. Grandi tour internazionali sold out, debutti in top 10 nella classifica USA, dischi d’oro e di platino in ogni parte del mondo e una serie di apparizioni televisive di successo hanno cementato lo status di vere e proprie star globali di Ben Harper & The Innocent Criminal (www.umbriajazz.it).”
Una netta citazione raggae (Marley) è forse ciò che più connota il suo stile. Il 2003 è infatti l’anno del successo internazionale, in cui dà alle stampe l’album Diamonds on the Inside, ove propone tracce di diverso genere, con richiami evidenti al reggae, al funk, al folk, rendendolo un artista versatile (www.notiziemusica.it).
La voce piace molto ma criticamente non convince affatto, o peggio. Al temine sono sul palco Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi.
Giuseppe Marino Nardelli - Agenzia Stampa Italia