(ASI) Perugia. Suoni aspri talvolta ma musicisti molto affiatati per il primo gruppo sul palco, che lascia il modo e le sensazioni degli anni Ottanta a favore di un Jazz molto attuale ma anche molto inquadrato nella tradizione di genere.
La sensazione è che siano effettivamente un gruppo molto pur attuale nella re-interpretazione di un Jazz della tradizione e di genere, riuscendo a fornire ottime sensazioni attraverso delle soluzioni “tecniche” molto sapienti. Segnaliamo un impasto sonoro ottimo. I cliquet sono molti a discapito di una certa originalità ma il risultato è come si sarà compreso una musica che si ascolta benissimo e ben interpretata. È un ottimo jazz con contaminazioni ponderate e trasparenti ricco di divertimenti e stacchi ritmici intensi. Ed è proprio la parte ritmica della loro musica ad avere correttamente grosso peso nell’ambito di tutti i brani che sono finalmente privi di quella ricercatezza ed intellettualismo e strumentalismo spesso eccessivi in questi anni. Il modo è chiaro e semplice, immediato pur senza rinunciare ad una certa raffinatezza. Gli strumentisti sono validi tra Grammy Award e collaborazioni nell’ultimo album di Bowie. Per scendere in uno dei dettagli quello della pianista è un pianismo di genere senza particolari pretese, ma assolutamente efficace, funzionale e contestualizzato che si appoggia a blues ed anche allo swing tradizionale. Tutto il gruppo suona in modo equilibrato senza soffocarsi a vicenda e concedendosi spazi proporzionati. I brani sono sempre in modo tonale e prevalentemente in tonalità maggior, rendendo oltre che facile l’ascolto anche molto spontaneo il tutto. Tutti i brani erano ben preparati e tra questi segnaliamo The time is now ed il molto bello Butterfly. Un bis per un alto gradimento.
Con Miller si apre una pagina di storia del basso moderno, per un secondo concerto atteso e che non delude assolutamente le pretese di un pubblico sempre più attendo e intenditore. Non sono necessarie presentazioni per questo musicista che suona da quando aveva 12 anni uno strumento spesso relegato a parti non soliste e di solo accompagnamento. È un musicista che ha conferito grande lustro a questo strumento ed è già presente nella storia di questo genere musicale. L’originalità è confermata, gli acceni etnici fortunatamente on abusati, il modo è maturo e talvolto troppo autoreferenziale. Il totale richiamo all’ultimo album è scontato. Di spicco oltre ovviamente alla sezione ritmica è la sezione dei fiati ottoni, che suonano benissimo, con suoni puri e limpidi. Il tutto per una musica intensa e molto emozionale, che scorre bene e carpisce gli ascoltatori anche non particolarmente amanti del genere. Restiamo in un Jazz attuale con elementi di apprezzata delicatezza. Il bassista suona benissimo, con enorme disinvoltura, e con la semplicità dei maestri, virtuosismi e tecnicismi non sono ovviamente mancati ed il ritmo come prevedibile è stata l’anima del loro modo espressivo. Segnaliamo il pezzo Small Town, un ottimo dialogo del bassista con la tromba ma dello stesso anche col sax e con la batteria, il tutto per una studiata organizzazione della esposizione.
Giuseppe Marino Nardelli – Agenzia Stampa Italia