(ASI) 24 dicembre 2024 - «Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis» (Gv, 1,14). Dio ha scelto di farsi carne e di abitare il luogo dei viventi. Tutto nasce da questo fatto. Nel Vangelo di Luca, c’è come una scossa tellurica che sposta in avanti la scena dell’evento: «Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”» (Lc 2,15). Dal cielo alla terra, la “politica” di Dio sorprende l’uomo che cammina nella storia, fino al punto di risvegliarlo come homo viator.
Da quel momento in poi, non c’è più niente che sia solo sentimento privato o intimismo misticheggiante, la Parola si è fatta carne per dilatare gli spazi della salvezza e questo è realmente accaduto. Un avvenimento, un fatto, un evento e, da allora, tutto, nella storia, si è plasmato secondo un “prima” e un “dopo”: Avanti Cristo e dopo Cristo.
Il Natale è l’anima e la forma della civiltà europea e occidentale, oggi disfatta dal nichilismo, tanto che, nel particolare di questa declinazione, ha potuto farsi custodia di tutto ciò che di vero, bello e buono albergasse nel cuore dell’uomo. «Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio» (Lc 13,2).
Tutto nasce dall’offerta, da quell’offerta di verità, bellezza e compimento scaturente dal Dio vivente e l’umiltà di quel Bambino nella mangiatoia sfida il nichilismo arrogante e totalizzante. Sfida il potere dominante e la retorica dei vincitori di questo mondo. La domanda del nichilismo,ieri accademico, oggi amaro impasto del mondo - eccola: “Perché l’essere piuttosto che il nulla?” -, scompare di fronte al Bambino infuturante e al colmo essere della speranza che si invera in una Presenza. Perché la fede che riconosciamo viva e nostra è proprio la speranza. Per sperare, occorre una grazia speciale, ricorda Péguy, e quella grazia proviene dal Bambino di carne divina. “Caro cardo salutis”, osò dire Tertulliano. La carne è il cardine della salvezza. La speranza è fatta di carne e sangue e Dio vuole carne e sangue, vuole stare con noi, nel vorticoso mare che ingrossa l’esercito di riserva dei disperati. Paradossale, questo Dio Bambino, umile e capace di spalancare orizzonti nuovi per i violenti che vogliano raggiungere il Regno dei Cieli, perché solo i “violenti” si impadroniscono del Regno dei Cieli (Mt 11,12). Violento è chi osa violare il sacro immanente all’ordine del potere, la sacralità dell’ordine delle cose, imposta da chi non abita più la “sperdutezza” del vivere (Testori). La modernità ha edificato un doppio ordine di realtà, da un lato la natura, dall’altro, il mondo artificiale, e l’uomo è rimasto strangolato tra Scilla e Cariddi. Dio solo può ricongiungere ciò che l’uomo ha funestamente diviso e può farlo nel fondo del paradosso supremo di un grumo di sangue nel ventre di una donna.
La Nascita del Dio Bambino è la chiave che, nella settima delle Antifone maggiori dell’Avvento, rivela l’essenza del Dio-con-noi, l’Emmanuel:
«O Emmanuel, rex et legifernoster,
expectatiogentium et salvator earum:
veni ad salvandum nos, Dominus Deus noster».
«O Emmanuele (Is 7, 14), re e legislatore nostro (Is 33, 22), speranza e salvezza dei popoli (Gn 49, 10; Gv 4, 42):
vieni a salvarci, o Signore nostro Dio (Is37, 20)».
Tutto ha inizio da qui, da questo Fatto, e questo Fatto coinvolge tutto, dai sensi al mondo interiore, perché la compagnia di quel Bambino definisce ciò che noi siamo stati, ciò che siamo e ciò che saremo. Il compimento di tutto e di ogni civiltà che possa dirsi umana, come umano fino in fondo può essere solo chi incontra Cristo. E «non si tratta dell’uomo “astratto”, ma reale, dell’uomo “concreto”, “storico”. Si tratta di “ciascun” uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero» (Giovanni Paolo II, enciclica Redemptorhominis, 4 marzo 1979, n. 13).
Le ideologie e le ideocrazie nichiliste del nostro presente prendono le mosse da istanze artificiali e da false domande, Cristo offre tutto di sé nel nascere e nell’inverare la Redenzione, ossia il compimento dell’umano in ogni poro della sua esistenza. Dalle ideologie abbiamo ereditato il niente del presente, dall’Avvenimento del Dio Bambino assaporiamo il gusto eterno della speranza. Quindi, “tu devi prendere posizione di fronte a Cristo” (Kierkegaard) e sarà la tua libertà a decidere, nell’arena pubblica, la direzione da prendere. Gli angeli, infatti, sono tornati in cielo e i pastori si sono messi in cammino. Direzione: Betlemme.
Raffaele Iannuzzi per Agenzia Stampa Italia