La “teoria dell’andatura” di Viktor Orban, ovvero il ritorno della politica

Raffaele Iannuzzi – 12 luglio 2024

San Benedetto (480-547) – Patrono d’Europa

La teoria dell’andatura del politico di razza

/ASI) Il grande scrittore francese Honoré De Balzac (1799-1850) iniziò a lavorare a un’opera di rara originalità, Théorie de la démarche, in italiano Teoria della andatura,nel 1830, in età rivoluzionaria, per finire il lavoro nel 1833, anno della pubblicazione. In queste scarne e acute pagine, lo scrittore descrive il metodo della vita come cammino. Un metodo che può essere definito un viatico perfetto per la politica. Scrive Balzac: «Il movimento lento è essenzialmente maestoso. Ogni movimento convulso tradisce un vizio, o una cattiva educazione”. Il richiamo nazionalpopolare più immediato è al famoso brano di Tullio De Piscopo del 1988, Andamento lento (https://www.youtube.com/watch?v=V_9lxPWjvRI: Sanremo 1988).

Prendere tempo, prendersi il giusto tempo per riflettere e poi agire secondo scienza e coscienza è il primo passo per fare politica. Viktor Orbán ha applicato alla lettera il metodo.

Intervistato da un preoccupato giornalista, afferma: «Ho una forte motivazione morale e politica: dobbiamo fare qualcosa”. Qualcosa per la pace. Nessuno parla di pace e lavora per la pace. Macron pensa a regolare gli affari interni mostrando i muscoli, dopodiché sconvolge il sistema democratico francese per proseguire in una corsa verso l’abisso. Biden celebra i 75 anni della NATO, gettando benzina sul fuoco, l’Europa, come dice Orbán, “copia” l’America, lo stallo è totale. Il massacro continua e sarà sempre più inaccettabile.

La NATO, sia detto per inciso, non è un’organizzazione pacifica, che fa studi e promuove la pace nel mondo. Ma è un’organizzazione politico-militare con un capo di stato maggiore che fa quello che fanno tutti i capi di stato maggiore: prepara la prossima guerra. Per fare la guerra, concepita come condizione necessaria e sufficiente per gestire le società occidentali, ci vuole un Nemico. Il Nemico è necessario. Su tutto questo, vale la pena ascoltare e meditare il discorso profondamente politico, strategico e culturale di Sergio Romano: https://www.youtube.com/watch?v=oI5hOyJK82U

L’iniziativa politica di Orbán è legata al movimento lento del pensiero e del realismo progettuale. Siamo nel solco del ragionamento politico-culturale di Romano, che condividiamo completamente.Questo approccio si chiama saggezza e, da Aristotele a Weber, per citare due assi della nostra civiltà, è considerata la carta vincente del politico. L’etica della responsabilità richiama al dovere: senza la pace, non ci sono civiltà umana e progresso morale, civile ed economico.

Il principio di realtà

Ecco il principio di realtà, il sano realismo: «Quello che ci aspetta è molto peggio di quanto pensiamo ora». Quindi, se vogliamo fare qualcosa, ecco il succo del ragionamento, questo è il momento per farlo. Come possiamo farlo?

Questa è l’essenza della politica: partire dalla realtà, con i suoi problemi, per arrivare alla strategia per affrontarli e possibilmente risolverli. Il realismo politico è progettuale. Il primo tempo ha dato i suoi frutti mortiferi, con la guerra, ora dobbiamo scrivere un’altra storia. Balzac annota: «Il movimento umano si scompone in TEMPI ben distinti; se sono confusi, si arriva alla rigidità meccanica».

La rigidità meccanica è l’aspetto materiale della durezza ideologica sostanziata di un carattere distruttivo di impianto nichilistico. L’invenzione del Nemicoè l’altro aspetto da sottolineare: Putin è il Mostro. Abbatterlo è infinitamente più importante che raggiungere una pace realistica e possibile. Anzi, chi parla di pace è amico di Putin e manipolato dalla sua propaganda.

Continua Orbán: «Ci sono cinque attori principali in questa situazione molto complicata. E ora ne ho incontrati due su cinque. Ucraini, russi, poi Stati Uniti, infine Cina e Unione europea. E continuerò a cercare di ottenere e raccogliere le opinioni, le posizioni, i colloqui su come possiamo formulare un progetto per trovare una strada, la più veloce, per il cessate il fuoco e la pace».

La realtà interpella la ragione e la coscienza, il politico ascolta, elabora e dialoga per intervenire ragionevolmente ed efficacemente sulla realtà, sulla crisi in atto. Craxi diceva: «Chi pensa di far politica e non fa i conti con la realtà, presto o tardi, più presto che tardi, va a sbattere». Ogni commento è superfluo, basta appunto osservare la realtà.

Non esiste la soluzione perfetta

A questo punto, il giornalista balbetta le sue perplessità, tutte fondate sul titanismo militare del Nemico: la Russia vuole tutti i territori presi, che considera russi, e vuole destabilizzare il governo di Kiev. Quali sono le possibilità per avere una pace?

E qui viene fuori la robusta muscolatura della politica. Risponde Orbán:

«Il problema è che voi, come molti politici europei, vorreste ottenere una soluzione immediata al 100%. Non esiste questo tipo di soluzione. Il modo in cui inizia il cammino verso la pace è che coloro che sono in guerra, o che sono impegnati intorno alla guerra, desiderano avere una pace. Questa è la cosa più importante. Le intenzioni, i veri esseri umani, perché la guerra non viene dal cielo. La guerra è il risultato della decisione di determinate persone. Quindi, dobbiamo trovare quei leader del mondo, l’Ungheria non lo è, per ovvie ragioni, la cui decisione determinerà la pace o la guerra. L’Ucraina è una, e anche la Russia, perché saranno loro ultimamente a prendere la decisione. Ma c’è una cosa molto importante: qual è l’approccio di Cina, Stati Uniti e Unione europea? La Cina ha un piano di pace. L’America conduce una politica di guerra. E l’Europa, anziché avere un approccio strategico e una posizione autonoma, sta semplicemente copiando la posizione americana. Quindi, mi dispiace dirlo, ma anche l’Europa ha una politica di guerra. Quindi, il mio obiettivo è prima di tutto capire come possiamo cambiare la posizione di questi elementi, di questi pilastri della situazione, il loro pensiero e il loro approccio dalla guerra alla pace. Se la Cina, gli Stati Uniti e l’Europa desiderano la pace, per gli ucraini e i russi sarà molto più facile trovare una soluzione, per smettere di combattere, per salvare vite umane, per negoziare e trovare una soluzione duratura e sostenibile».

La soluzione al 100% è definita “ipersoluzione” da Watzlawick (1921-2007):https://www.caosmanagement.it/2022/03/29/la-guerra-come-ipersoluzione/

Orbán sta ricostituendo il lessico politico del realismo progettuale. Un manifesto politico improntato al realismo progettuale, alla saggezza e all’etica della responsabilità. Sta tornando la politica, in Europa? Il presidente ungherese ha ricevuto solo critiche dall’establishment europeo, nell’Hotel Abisso non gradiscono voci fuori dal coro. Ma la realtà impone sempre la sua presenza, chiamando a sé nuovi leader. E i fatti, lo sappiamo da tempo, sono testardi.

P.S.: Belpietro, nel suo editoriale di oggi (La Verità, giovedì 11 luglio 2024), conferma la pista argomentativa che abbiamo sin qui abbozzato:

«Ma l’Europa, invece di preoccuparsi per una guerra che potrebbe finire con il collasso dell’Ucraina e dunque anche dei suoi alleati, e in particolare dell’isolamento dell’Occidente, si preoccupa degli incontri di Orbán e vorrebbe stabilire se siano legittimi o no. Quando si dice perdere di vista il problema e non capire come e dove va il mondo…”.

Raffaele Iannuzzi per  Agenzia Stampa Italia

 

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