Democrazia: di che si tratta? La retorica democraticista

(ASI) Sarebbe bello poter iniziare a parlare, in termini metafisici, di una democrazia che, in analogia con l’essere secondo la concezione del grande Aristotele, “si dice in molti modi”.

Ciò, però, non può dirsi di questa forma politico-ideologica oggi priva di aura e perciò divenuta religione custodita da sciamani del potere. Sciamani con floridi conti in banca e relazioni internazionali di assoluto livello. Sono gli apologeti della “democrazia” come rivelazione del dio terreno, del mondo come espressione materica dello Spirito di hegeliana memoria. Amato racconta ai suoi amici dei giornali di regime che ha paura delle elezioni, perché il popolo non è maturo, potrebbe addirittura votare per la “destra” e, in America, potrebbe perfino vincere di nuovo Donald Trump. Il patron dell’esproprio statalista, con i conti in banca degli italiani saccheggiati in nome dell’altra divinità totalitaria postmoderna, l’Unione europea, siamo agli albori degli anni Novanta, oggi teme quel popolo che non vuole saperne più della “democrazia”, le virgolette non sono un orpello retorico. Non vuole più saperne della religione democratica, del democraticismo propalato dalle classi dirigenti-digerenti, che hanno messo sul trono due direttori non eletti dal popolo, con il concorso attivo del presidenzialismo di fatto di Presidenti della Repubblica: da Monti a Draghi, e la “democrazia” è diventato un nome.

Un grande studioso come Nicola Matteucci insegnava ad usare concetti, non semplici nomi, perché il nominalismo è la porta di ingresso dei nuovi dispotismi, sempre educati, bene in vista, con l’accento british giusto, quelli che esaltano il “chiagne e fotte” di turno, tanto alla fine vincono sempre loro, i compari del “Britannia”.

Il nichilismo totalitario

Facile da capire, il popolo, disprezzato dai nuovi padroni del pensiero, lo afferra al volo. Il nichilismo è la distruzione del mondo umano, civile, religioso e morale nel quale i loro nonni avevano vissuto, consegnandolo ai padri di nuova generazione, che hanno infine visto tutto squagliarsi come neve al sole. Non è stato il destino cinico e baro a mandare tutto in vacca, no, c’è voluto tutto lo sforzo deliberato e violento da parte di ideologi, intellettuali di corte, di funzionari accademici e ciambellani del potere, per compiere il misfatto. Tutta gente di “sinistra”, in genere, nata nel Sessantotto e che poi ha imboccato l’uscita giusta del casello, quella che portava al Palazzo di pasoliniana memoria. Gente che ha scaraventato nel tritacarne della storia amici, compagni e perfino amanti: Craxi ne sa qualcosa. Fatto sta che questo sabba del potere nichilista ha edificato casematte totalitarie mica da poco: l’Unione europea è il Gotha.

E in America? Anche lì non se la passano bene. Oggi il Nemico principale è Trump, niente di nuovo sotto il sole. Fino a un certo punto, perché Biden, con l’impeachment dietro l’angolo a causa di documenti secretati nascosti negli scantinati di casa e un figlio esuberante che fa affari con cinesi e in terra ucraina, è, nel gioco dei sommersi e dei salvati, il salvato. Trump fa comodo e pagherebbero mezzo bilancio dello Stato per mantenerlo in piedi: l’Orco fa troppo comodo per coprire le malefatte dei “buoni”. Il “potere dei più buoni”, Gaber docet.

Ancora sull’America

America, seconda parte. Leggo sul “Foglio” (sabato 23 e domenica 24 dicembre) un articolo-manifesto, rigorosamente tradotto e lanciato nella pista dei “buoni” liberaldemocratici, che ha tutta la fragranza ideologica dei “buoni”, è nientemeno che il Washington Post a salmodiare: “La democrazia può vincere”. Caspita, che notizia: ma non aveva già vinto? Sembra di no. Perché deve “vincere”, la democrazia? Ma è chiaro, perché ci sono gli “orchi” di turno, Putin in primis, gente cattiva, insomma autocrati doc che mettono in giro notizie false sulla democrazia, eretici che non cessano di sputare sul sacramento gnostico delle “regole”, dei “diritti individuali”, della “libertà”. Questi bruti diffondono in Rete e nel mondo narrazioni che fanno breccia, quindi, per dirla in italiano, chi non va a votare è in diretto contatto col Cremlino e con i perfidi cinesi, non è che è schifato dalla “religione democratica”, dalle “regole”, ecc., ovviamento no, deve trattarsi di altro (pensiero binario che mette fuori gioco la logica del “terzo elemento”, di “altro”, non bisogna aggiungere un posto a tavola, insomma). Molti soldi vengono spesi per costruire questo castello di aria fritta anti-democratico, grida sconsolato il giornale americano. Con sprezzo del ridicolo, poi, aggiunge il giornalone a stelle e strisce: “Ѐ stato vero a lungo che l’argomento più forte per la democrazia nel mondo è l’esempio degli Stati Uniti. Ma la vetrina non è più sufficiente. Le potenti dittature che si basano sull’inganno e sulla manipolazione stanno utilizzando nuovi strumenti e tecnologie. Le democrazie devono pensare a un nuovo modo per rispondere. Un punto di partenza è la costruzione di una confutazione disinvolta della narrazione offerta dalle dittature. Una contro-narrazione deve affermare i valori e gli ideali fondamentali della democrazia in modo credibile e persuasivo. Le democrazie del mondo dovrebbero creare un sistema di reazione in grado di parlare in modo chiaro e coerente dei vantaggi intrinseci dei sistemi democratici, pur ammettendone le imperfezioni, e di utilizzare modi creativi per mettere in luce i difetti e le depredazioni dei regimi autoritari. (…) La missione è spiegare al mondo perché la libertà è importante per tutti, ogni giorno”.

Allora, in ordine: 1) i sacerdoti della religione democratica affermano di aver fallito. Spieghiamo meglio cosa sia questa “democrazia”: democrazia, di che si tratta?; 2) Perché devono far ciò, i “buoni” democratici? Forse perché, dopo vent’anni di bombe al fosforo su Iraq, Afghanistan e Siria, milioni di morti, centinaia di bambini inclusi, il Gotha della “democrazia”, l’America, non è più credibile?; 3) sulle “potenti dittature”, una nota: l’America ha ottocento basi sparse nel mondo, la Russia ne ha meno di dieci: ne vogliamo parlare?; 4) se “gli ideali fondamentali della democrazia” non sono più credibili, abbiamo un problema, come si dice da quelle parti, e non c’è nessun Mr. Wolf pronto a risolverlo, a quanto pare, non Mr Biden, per quanto è dato capire; 5) domanda fondamentale: perché “la libertà per tutti, ogni giorno”, dopo decenni di “democrazia” è una realtà scarsamente sperimentata da milioni di persone, cittadini e cittadine di democrazie celebrate. Durante il Covid ne abbiamo viste di tutti i colori, lo stato di eccezione è diventata la cifra della strategia di controllo delle società, la menzogna un imperativo categorico delle classi dirigenti-digerenti dell’intero Occidente: prima di occuparsi dei cosiddetti regimi “autocratici”, occupiamoci delle cosiddette “libere democrazie” e andiamo, ogni tanto, a farci un giro fra i sobborghi delle “democratiche” metropoli, prese in ostaggio da islamici radicali, vessate da disoccupazione cronica e impossibilità di immaginare uno straccio di ascensore sociale per sé e i propri figli. Come diceva Benedetto XVI: “Il vero progresso dell’uomo è riflettere sugli errori per poter dominare il tempo”.

Raffaele Iannuzzi - Agenzia Stampa Italia

 

 

Fonte foto After Lysippos, Public domain, via Wikimedia Commons

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