(ASI) Fano Adriano (Te) - Si parla sempre del fatto che gli Italiani sembrano aver perso lo spirito di sacrificio nel lavoro, soprattutto nei posti pubblici, dove ci si limita spesso a fare il minimo indispensabile per conservare il proprio posto di lavoro, ma non é sempre così e soprattutto nella provincia del Belpaese ancora esistono persone dotate di grande senso pratico e abilità, di un certo savoir fare, di spirito di sacrificio ed adattabilità alle situazioni per risolvere i problemi del cittadino e dare quella sicurezza della vicinanza delle istituzioni "amiche" alla gente.
Parlo ovviamente anche di quelle qualità che hanno fatto apprezzare gli Italiani in tutto il mondo, quelle che erano proprie dei nostri nonni che hanno ricostruito l'Italia dalle macerie della guerra, trasformando un paese prevalentemente agricolo in una potenza economica mondiale; quelle stesse qualità che sono state apprezzate in tutto il mondo quando gli Italiani negli anni '50 e '60 del Novecento sono andati a lavorare all'estero, e che hanno mostrato durante la guerra il valore del soldato italiano, nella buona e nella cattiva sorte.
Ebbene, proprio nella provincia italiana, quelle aree periferiche interne del paese dove la natura é ancora viva e permangono tradizioni culturali ancestrali che il progressismo radicale vorrebbe cancellare definitivamente dalla storia di questo Paese, ancora oggi vivono i valori e le virtù di un tempo della gente italica, quei valori che difendo quando scrivo un articolo, rilascio una intervista o parlo in pubblico, quando cerco di preservare la nostra identità e memoria storica collettiva scrivendo e pubblicando un libro. Sono quei valori che poi a livello dei rapporti umani personali si traducono nello spirito di ospitalità, di cordialità e di amicizia, degli incontri fatti davanti a un bicchiere al bar del paese, con una stretta di mano che vale più di ogni contratto e dove se ci si dice "amici", si é "amici" veramente.
Ho potuto ancora una volta constatare tutto ciò in Abruzzo, quando la mattina di martedì 21 febbraio 2023, sulle "Tracce di Riti e Culti Ancestrali nell'Abruzzo Contemporaneo", il nuovo progetto storico - antropologico, di sviluppo di una forma di turismo esperienziale, di promozione e di tutela della memoria storica e delle tradizioni locali della società sviluppatasi alle pendici dell'Appennino Centrale Abruzzese, cuore della cosiddetta "Nazione Antropologica Italica", sono stato a Fano Adriano (Te), comune montano sul Gran Sasso orientale teramano, raggiunto percorrendo il tragitto dell'antica strada consolare romana Cecilia - Metella nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
Sono giunto a Fano Adriano per visitare l'Eremo dell'Annunziata su Colle San Marcello (965 mt), sito nel luogo dove secondo una tradizione locale, tramandata da generazione in generazione, sorgeva un antico Fanum (tempio pagano) dal quale deriverebbe il toponimo del Comune, sito nell'Alta Valle del Vomano, nella zona della cosiddetta Valle Siciliana. Dell'antico tempio rimarrebbero oggi solo alcune grandi pietre squadrate tipiche delle costruzioni importanti nell'area appenninica dall'antichità fino agli inizi del Novecento.
Lo stesso toponimo del Comune "Fano Adriano" attesterebbe la presenza di un antico tempio pagano nella zona. A tal proposito, va infatti detto che é chiara l'origine da Fanum (cioè tempio) della prima parte del toponimo "Fano Adriano", mentre la seconda parte "Adriano", potrebbe derivare o dalla localizzazione geografica dell' "Ager Hatrianus" (terra di Atri), oppure dal Dio Adrano degli antichi Siculi (che abitavano la Valle Siciliana ben prima dei Pretuzi e ovviamente dei Romani), o dall'Imperatore Romano (Adriano o Traiano?), più credibile Traiano che compare con la "T" sullo stemma del Comune di Fano Adriano "FT" (che sarebbe stato erroneamente confuso col suo successore), in quanto avrebbe restaurato o edificato un nuovo Fanum, dal quale deriverebbe il nome al paese. Sul luogo dove sorgeva il Fanum, riutilizzando probabilmente alcune sue pietre sulla alta parete esterna settentrionale, sarebbe sorta una Chiesa, facente parte delle 7 chiese sorelle, ossia le 7 chiese dedicate al culto della Madonna (mutuato da quello preistorico delle Gran Madri agrarie) che ci sono nella zona e che sono 7 come le 7 F del motto del paese, e F come i "Fani" (templi) sui cui siti e/o resti sarebbero state edificate le 7 chiese. Scusate il gioco di parole e le ripetizioni necessarie. Le origini del culto delle 7 Madonne - Gran Madri si infittisce di misteri se si pensa che le 7 chiese sorelle sono site su delle alture orientate in modo tale da potersi vedere tutte fra di loro e posizionate in una particolare direzione in base alle costellazioni stellari. Sul culto delle cosiddette "Sette Madonne Sorelle", diffuso in tutto il centro - sud Italia e in questo caso in Abruzzo, bisognerebbe fare una ricerca sia per una seconda edizione di "Tracce di Riti e Culti Ancestrali nell'Abruzzo Contemporaneo", sia per lo sviluppo di nuovi percorsi turisti esperienziali.
Fatta parentesi utile per capire dove mi trovavo e cosa stavo facendo, vorrei incentrare l'attenzione sul fatto che, la visita all'Eremo dell'Annunziata di Fano Adriano, è stata possibile solo grazie alla grande disponibilità e gentilezza del Sindaco di Fano Adriano Luigi Servi e alla abilità e capacità dell'operatore del Comune che ci ha accompagnato fino all'altipiano alla sommità di Colle San Marcello dove sorge la chiesetta.
Infatti, le condizioni erano difficoltose perché la strada era ancora ghiacciata in più parti all'ombra delle piante del bosco, e solo con un pickup messo a disposizione del comune siamo potuti salire; inoltre, la via in mezzo al bosco era ostruita da alcuni alberi caduti che l'operatore comunale è riuscito a rimuovere velocemente, tagliandoli con la motosega, dimostrando una grande efficienza e spirito pratico nel suo lavoro come pochi, permettendoci di continuare la marcia, finché abbiamo raggiunto il pianoro dove é sito l'Eremo dell'Annunziata e si respira ovunque il divino, circondati dalla natura e dalle vette del Gran Sasso, in particolare del Corno Grande, di Pizzo Intermesoli e dl Monte Corvo. Area bella non solo per la misticità del luogo e per il paesaggio meraviglioso, ma anche per l'ospitalità e la generosità della gente che abita queste valli, dove permangono tesori di antiche culture da valorizzare e preservare dalla omologazione culturale.
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia
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