(ASI) L’Iran ha sempre costituito un elemento chiave della politica internazionale. E’ un paese islamico sciita, non arabo ma di lingua indoeuropea e queste due caratteristiche, ma soprattutto la seconda lo pongono, dal punto di vista etnico linguistico, al di fuori di quel contesto “abramitico-semitico” su cui si fonda il mondo biblico e lo avvicinano all’Occidente che si connette ad Abramo per la sola fede, ma non dal punto di vista etnico linguistico.
I discendenti del patriarca Abramo, ebrei e arabi, sono, però, in conflitto e l’influenza dei primi, oggi, sugli Stati Uniti e sul blocco cosiddetto “occidentale”, è sotto gli occhi di tutti. Non è stato sempre così, perché in passato il mondo ebraico e lo stesso Stato d’Israele aveva una fortissima connessione con l’Unione sovietica e il mondo comunista.
Lo scià Mohammad Reza Pahlavi accentuò fortemente, da parte sua, il legame con gli Stati Uniti ed anche con Israele e instaurò un regime non solo dispotico ma anche, sostanzialmente, non rispettoso della tradizione islamica del paese.
Nel corso del 1978, mentre nel vicino Afghanistan, il governo di Mohammed Daud Khan veniva rovesciato dal golpe di Nu Mohammad Taraki che introdusse un regime marxista leninista, la rivolta scoppiò nel confinante Iran e tutti i tentativi del regime imperiale di reprimere le continue rivolte fallirono e fallì anche il regime militare imposto con il generale Golam Reza Azhari e lo Scià, in un tentativo di usare un gesto di dialogo verso l’opposizione islamica, proclamò Primo ministro il moderato Shapour Baktiar, mentre lo Scià e la moglie abbandonarono l’Iran il 16 gennaio 1979. Più o meno contestualmente, il Presidente Jimmy Carter inviò in Iran, per una missione di cui ancora oggi non si conoscono in toto dettagli, il generale Robert E. Huyser.
Si è detto in toto, perché quello che è recentemente emerso dai rapporti declassificati induce a rivedere e a riconsiderare tutta la vicenda per come la stessa è stata conosciuta. Il generale Robert E. Huyser Huyser era nato nel 1924 a Paonia, in Colorado e, quando gli fu conferita la missione in Iran, era vice comandante in capo del comando europeo degli Stati Uniti , Stoccarda-Vaihingen , Germania occidentale .
Prima di rivelare quello che è emerso dalla declassificazione dei documenti, va detto che la situazione in Iran, il 4 gennaio 1979, giorno dell’arrivo di Huyser a Teheran, dodici giorni prima della partenza dello Scià e ventisette giorni prima del ritorno di Khomeiny dall’esilio, era altamente drammatica.
La pressione rivoluzionaria era sempre più forte ma lo Scià non aveva ancora abbandonato il paese e il religioso rivoluzionario era ancora all’estero e mancavano diversi giorni al suo ritorno.
I vertici delle forze armate non si preoccupavano più di nascondere i loro propositi golpisti.
I più decisi in tal senso erano:
il generale Amir Hossein Rabii, dell’Aviazione;
il generale Manucher Kowsrodad, comandante dei paracadutisti
generale Nematollah Nassiri, ex capo della polizia segreta, la SAVAK
il generale Gholam Alì Oveissi
il generale Abdol Alì Badrei, Comandante della Guardia Imperiale
Sia quest’ultima che, oltre a disporre di un battaglione di carri armati Chieftain, aveva, al suo interno, il reparto scelto degli “Immortali”, chiamati “Javedan”, fedelissimo dello Scià.
All’interno delle Forze Armate, cominciarono a manifestarsi, però, elementi che passarono progressivamente sotto il controllo della rivoluzione. Tra questi, vi erano gli homofar, i cadetti dell’Aviazione, della base aerea di Doshen Tappeh, a Teheran.
Anche il capo di stato maggiore generale generale Abbas Garabaghi, si rivelò non fedele allo Sciah.
La vulgata ufficiale della “confusa” missione Huyser in Iran era che il generale avesse il compito, non è ben chiaro se di mantenere compatte le forze armate iraniane e organizzare un golpe contro Khomeiny o se, invece, il compito del generale fosse piuttosto quello di impedire il paventato golpe e mantenere le forze armate fedeli al governo “riformista” di Baktjar.
La desecretazione dei documenti, intervenuta, ha suscitato molte sorprese.
Non era così, sembrerebbe proprio che non fosse affatto così.
Secondo un interessantissimo articolo, intitolato “Jimmy Carter’s engagement with Ruhollah Khomeiny”, il fidanzamento di Jimmy Carter con Khomeini”( https://it.m.wikipedia.org>wikiR...”(in wikipedia), che riporta un rapporto della BBC del 2016, fondato su dispacci americani recentemente declassificati, l’allora Presidente USA Jimmy Carter “ha avuto ampi contatti con l’ayatollsah Ruhollah Khomeiny nel preludio alla rivoluzione iraniana del 1979.
Su richiesta di Jimmy Carter e Ruhollah Khomeini nel gennaio 1979, mentre era ancora vice dell'EUCOM, il presidente Jimmy Carter inviò Huyser in Iran. Le fonti non sono d'accordo sulla natura della sua missione. Secondo Carter, Huyser e fonti americane, ha tentato di stabilizzare l'Iran durante le turbolente prime fasi della rivoluzione iraniana . Sebbene l'opzione di un colpo di stato militare pro-Shah fosse ancora una possibilità, Huyser incontrò i leader delle forze armate iraniane (ma non lo Shah) e stabilì incontri tra loro e gli alleati di Khomeini, allo scopo di concordare il governo di transizione di Shapour Bakhtiar . Secondo i sostenitori dello Shah, (ora confermato dopo molti anni dalla rivoluzione del 1979), il suo obiettivo era quello di minare e dissociarsi dal governo dello Shah pacificando l'esercito iraniano dall'azione e da qualsiasi tentativo di colpo di stato per proteggere Khomeini, segretamente sostenuto dagli americani. Governo islamista che, ironia della sorte, ha tradito anche l'America nella sua ascesa al potere.
Secondo un interessante studio “La rivoluzione iraniana e le testate giornalistiche italiane”, di Flavio Borelli, tesi di laurea in “Relazioni internazionali”, appena giunto in Iran, il generale statunitense ricevette la notizia della sospensione dell’operazione. Rimase così alcuni giorni nel paese senza precise indicazioni.
QUALI ERANO I REALI RAPPORTI TRA GLI STATI UNITI E LO SCIA’ ?
Il Dipartimento di Stato americano ha attirato critiche per aver fatto poco per comunicare con Teheran o per scoraggiare la protesta e l'opposizione allo Scià. Anche la comunità dell'intelligence negli Stati Uniti è stata oggetto di critiche, in particolare per aver riferito al presidente Jimmy Carter che "l'Iran non si trova in una situazione rivoluzionaria o addirittura 'pre-rivoluzionaria'". Il presidente Jimmy Carter è stato anche accusato della sua mancanza di sostegno allo Scià pur non riuscendo a scoraggiare l'opposizione.
All'interno dell'Iran, si ritiene che la rivoluzione sia un complotto britannico per rovesciare lo Scià. Questa teoria sarebbe diventata nota come la teoria del complotto della rivoluzione iraniana del 1979.La teoria è stata sostenuta da Scià dell'Iran che credeva che il suo crescente controllo sui mercati petroliferi e la sua nazionalizzazione del petrolio iraniano nel 1973 spingessero le compagnie petrolifere internazionali a destituirlo.
Lo Shah aveva una bassa opinione dei mullah che avevano preso il controllo dell'Iran e credevano che non avrebbero potuto invocare disordini in Iran senza un grande sostegno straniero. Nel 1979, i grandi contratti petroliferi per il petrolio iraniano che sarebbero dovuti scadere, tuttavia, le compagnie petrolifere non scelsero di dimettersi. Lo scià ha percepito il ritiro delle compagnie petrolifere come una minaccia per lui. Infine, lo Scià credeva che gli inglesi e gli americani volessero rimuoverlo a causa del suo aumento del prezzo del petrolio nel 1973 per sostituirlo con un nuovo regime non nazionalista.
Le politiche internazionali perseguite dallo Shah al fine di aumentare il reddito nazionale mediante notevoli aumenti del prezzo del petrolio attraverso il suo ruolo di leader nell'Organizzazione dei paesi produttori di petrolio ( OPEC ) sono state sottolineate come una delle principali cause di uno spostamento degli interessi e delle priorità occidentali , e per una riduzione del loro sostegno nei suoi confronti riflessa in una posizione critica dei politici e dei media occidentali, in particolare dell'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter riguardo alla questione dei diritti umani in Iran, e nel rafforzamento dei legami economici tra gli Stati Uniti d'America e l'Arabia Saudita negli anni '70.
Secondo un libro di F. William Engdahl, A Century of War: Anglo-American Oil Politics and the New World Order, una cospirazione per rovesciare lo Shah fu ordita dagli inglesi e dagli americani nel 1978 in coincidenza con la rivoluzione iraniana all'indomani del fallimento dei negoziati per il rinnovo di un accordo vecchio di venticinque anni tra il governo dello Shah e la British Petroleum non venire Consortium Agreement del 1954 .
All’interno dell’establishment statunitense, solo il consigliere militare Brzezinski era favorevole ad un’azione di forza americana in Iran, mentre il capo del Dipartimento di Stato Cyrus Vance e l’ambasciatore statunitense a Teheran premevano per abbandonare lo Sciah.
L’opinione reale dello Shah Mohammad Reza Pahlavi era che gli americani fossero all’origine del suo rovesciamento.
“Allora non lo sapevo – forse non volevo saperlo – ma ora mi è chiaro che gli americani mi volevano fuori. Chiaramente questo è ciò che volevano i difensori dei diritti umani al Dipartimento di Stato... Cosa dovevo pensare dell'improvvisa decisione dell'Amministrazione di chiamare l'ex Sottosegretario di Stato americano George Ball alla Casa Bianca come consigliere sull'Iran? ... Ball era tra quegli americani che volevano abbandonarmi e alla fine il mio paese”, queste erano le considerazioni dello Sciah in quel convulso gennaio 1979.
Poco dopo, il giorno prima della partenza dello Sciah, cioè il 15 gennaio 1979, il consigliere politico presso l’Ambasciata USA a Parigi, Warren Zimmermann, s’incontrò a Neauphle - le – Chateau con Ybrahim Yazdi, un islamico liberale, stretto collaboratore di Khomeiny e il filo diretto tra quest’ultimo e gli USA fu così stabilito. lo scià lasciò l'Iran per l'esilio e la rivoluzione islamica conquistò il paese. Huyser lasciò l'Iran il 3 febbraio 1979, due giorni dopo che Khomeini tornò dall'esilio in Francia e chiese l'espulsione dei consiglieri militari stranieri. Nel suo libro di memorie Missione a Teheran, Huyser ha definito la missione "una missione che è iniziata con disperazione e disunione ed è finita in un disastro", ma ha elogiato le prestazioni del personale statunitense.
Tornato Khomeiny dall’esilio, l’Iran visse, per un breve periodo, con due governi, quello “imperiale”, di Shapour Baktjar e quello, espressione di Khomeiny, di Mehdi Bazargan. Anche le forze armate vissero sempre più divise questo periodo, ma gli “immortali” della Guardia Imperiale continuarono a fsre atto di una minacciosa presenza nelle strade della capitale, finché, nelle convulse giornate, che precedettero l’11 febbraio, i cadetti dell’Aviazione, gli homofar, passati con la Rivoluzione, si scontrarono, con l’appoggio della popolazione, all’interno e poi all’esterno della base di Doshen Tappeh, con i javidan della Guardia Imperiale e, alla fine prevalsero.
I generali dello Stato maggiore, con in testa il generale Gharabaghi, proclamarono la loro neutralità nella giornata dell’11 febbraio 1979.
La rivoluzione islamica aveva vinto. Poi l’Iran rivoluzionario sarebbe divenuto, sino ad oggi, una spina nel fianco di Stati Uniti e Israele e delle monarchie sunnite del Golfo.
Giuliano Mignini per Agenzia Stampa Italia