(ASI) Il governo di transizione del Mali ha sospeso la trasmissione della radio e televisione pubblica francese France International (RFI) e France 24. Motivo: in una dichiarazione firmata da un portavoce, il colonnello Abdulaye Maiga del governo del Mali afferma di aver appreso con profonda delusione degli abusi ingiustamente attribuiti all'esercito del Mali ai danni dei civili, con la conseguente violazione dei diritti umani e contro l' umanitarismo giuridico internazionale».
E attribuisce queste affermazioni a tre fonti: una dichiarazione di Michelle Bachelet, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (8 marzo); il rapporto Human Rights Watch il (15 marzo) e il rapporto della RFI (14 e 15 marzo).
Secondo le autorità del Mali, alcune dichiarazioni della RFI non hanno altro scopo che etnizzare le preoccupazioni del Mali, diffondendo così l'odio e rivelando l'intento criminale dei giornalisti. È paragonabile alla trasmissione della radio Mille Collines, che ha portato al genocidio nel 1994 in Ruanda. Il governo «respinge espressamente queste false affermazioni» e per questi motivi ha dato corso ad una procedura per sospendere le trasmissioni su RFI sulle onde corte e sulla televisione FM, e France24, fino a nuovo ordine, in conformità con le leggi e i regolamenti in vigore in Mali», Inoltre verranno chiuse «tutte le piattaforme digitali a livello nazionale».
Gli attriti tra la Francia e la sua ex colonia nascono da lontano, quando nel 2013 l’Eliseo decide di mandare un corpo militare (operazione “Barkane”) nel Paese africano per fermare l’avanzata dei jihadisti dal nord verso la capitale. Dopo tanti anni le autorità, non vedendo nessun risultato hanno fatto ricorso ad altre forze militari, ,chiedendo per via diplomatica alla Francia la fine dell’operazione Barkane. Essendo una nazione sovrana, il Malì ha chiesto aiuto alla Russia. Questo gesto ha messo in agitazione la Francia e gli alleati occidentali, che hanno condannato il dispiegamento in Mali dei militari russi facenti parte del gruppo Wagner e hanno accusato Mosca di fornire supporto materiale ai combattenti.
Alcune settimane fa sarebbe iniziato il dispiegamento di unità del Wagner Group, una delle più importanti Private Military Company (PMC) russe, nella città maliana di Timbuctu. L’arrivo dei paramilitari russi nel Paese è avvenuto contestualmente alla decisione del Presidente Macron di ridimensionare il supporto militare garantito a Bamako (capitale del Malì n.d.r.) nel contesto dell’Operazione Barkhane, lanciata nel 2013 allo scopo di contrastare la crescita dell’insorgenza jihadista in tutta la regione del Sahel. Ufficialmente, le unità russe saranno impegnate nel supporto addestrativo alle Forze Armate maliane e nell’attività di combattimento contro le milizie jihadiste legate ad al-Qaeda ed allo Stato Islamico.
La Russia è sempre più presente nel Paese africano. Nonostante la guerra in Ucraina, Mosca porta avanti la sua strategia nel Sahel, orientata a sostituire i paesi occidentali e a entrare in gioco nella grande partita africana.
Molte nazioni africane appoggiano le decisioni delle autorità del Mali. Perfino l’intellettuale panafricano, Prof. Franklin Nyamsi, afferma: “Sono contento della decisione del governo del Mali d’aver cacciato i media francesi RFI e France 24 dal suo territorio”.
Infatti, il governo del Mali ha scoperto le bufale e “fake news” di RFI e France 24, che sono la vera ragione del loro oscuramento e la richiesta di lasciare il Paese. Le autorità hanno annunciato che, se la Francia persistesse in questo atteggiamento neocolonialista, potrebbero chiedere la nazionalizzazione di tutte le società francesi sul suolo del Mali.
Mosca parte avvantaggiata perché non è stata una potenza coloniale in Africa, al contrario della Francia che ha avuto tra le sue colonie anche il Mali.
Nei mesi scorsi hanno avuto luogo diverse manifestazioni antifrancesi nelle città maliane. E sventolavano le bandiere della Russia. Chissà, che non sia la fine dell’egemonia francese nelle sue ex colonie?
Laurent De Bai per Agenzia Stampa Italia