(ASI) I periodi di confinamento e di restrizione non hanno impedito a molte persone la dipendenza dalle sostanze stupefacenti. Tra coloro che hanno deciso di volersi disintossicare la depressione e l’ansia nate dall’isolamento, hanno inciso poco sulla scelta di un ricovero. A riportare questi dati, e le parole di molti giovani in difficoltà è l’osservatorio sulla tossicodipendenza di San Patrignano.
La comunità di Coriano di Rimini ha effettuato un sondaggio tra le ragazze e i ragazzi che hanno intrapreso il percorso terapeutico tra il mese di maggio del 2020 e la fine dello scorso aprile. Nel periodo di restrizione o confinamento lockdownin molti si sono trovati ad attraversare l’incubo della stretta sociale, scivolando nel vortice malsano della dipendenza da sostanze. Un tragico epilogo che ha segnato e colpito molte delle famiglie italiane, tra i più giovani e i meno giovani. A causa della pandemia gli ingressi nelle comunità per disintossicarsi sono stati ridotti. Secondo quanto riportano i questionari, analizzati statisticamente il consumo di sostanze è stato un problematico risvolto della pandemia. In molti i ragazzi che hanno ammesso di aver fatto uso di droghe durante l’isolamento. Le droghe considerate pesanti vanno per la maggiore, e non manca anche il consumo di alcool.
Notevole anche il consumo di cannabis. Tornando ai periodi di confinamento del 2020 appare evidente come durante il lasso di tempo di massima chiusura delle attività la domanda delle sostanze non era calata, l’offerta pur diminuendo era ben più ampia. Gli spacciatori o pusher hanno continuato ad avanzare le proprie attività illegali senza sosta. Lo confermano anche i tanti sequestri, le denunce per spaccio delle forze dell’ordine nel primo semestre dell’anno passato. Complici anche i corrieri della droga l. Il 74,4% dei ragazzi ha ricevuto le dosi standosene a casa, l’80% ne ha acquistate in quantità di certa rilevanza uscendo dalle mura di casa, anche al costo di essere sorpreso, quando la circolazione era vietata se non per motivi di necessità. Ancora un 8% ha sfruttato canali multimediali per acquistarle. Il paradosso che emerge dai dati è che risultò più facile acquistare sostanze durante i periodi di chiusura. E come ogni mercato anche quello illecito della droga ha le sue leggi: il lockdownha in parte fatto lievitare i prezzi delle dosi e sostenerlo. Chi è stato intervistato a San Patrignanoha ammesso che il periodo legato al Covid-19 non ha aiutato, colpendo in maniera più sostanziosa e facendo scaturire problemi legati alla sfera delle dipendenze.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia