(ASI) Bolzano – Nel “Giorno della Memoria” è doveroso ricordare come i genocidi nell'arco della storia dell'umanità sono innumerevoli e periodicamente ricorrenti, ma molti di essi sono poco conosciuti o addirittura dimenticati e chi non ha i mezzi e la possibilità per far accettare la propria storia (specialmente Paesi del cosiddetto terzo mondo) nei programmi scolastici, è costretto, ancora oggi, a lottare per la propria sopravvivenza e per quella della propria memoria.
In questo contributo, vogliamo ricordare alcuni dei più sanguinosi genocidi dimenticati della storia contemporanea, perché la sofferenza e il dolore non hanno né un valore economico, né un credo religioso, né un colore politico o della pelle: in altre parole non esiste un primato, né una prerogativa del dolore.
In tutti i genocidi, sia antichi che moderni, è per lo più l'interesse economico a farla da padrone, ammantato da ideologie politico - totalitarie, razziste e/o integraliste religiose.
A Bolzano, ha sede in Italia l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) che nel 1999 ha fatto un bilancio del Novecento, come il secolo più cruento (a memoria d'uomo) mai visto nella storia dell'umanità. Ma, il nuovo secolo XXI non è iniziato di certo bene.
Nel Novecento termina, alle soglie della Prima Guerra Mondiale, lo sterminio degli Indiani d'America, ossia dei Nativi Americani, con la perdita di tutta la loro conoscenza della natura e delle leggi dell'Universo, che, iniziato praticamente con la scoperta del Continente delle Americhe con Cristoforo Colombo nel 1492, è durato di fatto oltre 500 anni, considerato il genocidio più devastante di tutti i tempi, con la morte di circa 120 milioni di persone, sterminati non solo dagli eccidi armati compiuti spesso da mercenari irregolari, ma spesso anche tramite la diffusione volontaria di malattie endemiche e la distruzione di piante ed animali tipici dell'habitat degli indigeni.
La Prima Guerra Mondiale ha comportato la morte di 10 milioni di persone, oltre quella del Genocidio degli Armeni (fra il 1915 e il 1916), portato avanti dall'Impero Ottomano che ha causato secondo le stime ufficiali 1,5 milioni di vittime; mentre i morti della Seconda Guerra Mondiale, sono stati circa 50 milioni, tra cui, diversi stermini etnici, come l'uccisione di 200 mila Sinti e Rom, il massacro delle Foibe, rappresaglia per certi versi delle persecuzioni compiute dall'esercito italiano nei Balcani.
A questi vanno ad aggiungersi, il milione dei morti dovuti alle conseguenze della Bomba Atomica di Hiroshima e Nagasaki, i 500 mila morti del Massacro di Nanchino (tra il 1937 e il 1938), i milioni di morti delle Guerra Civile Cinese (dal 1927 al 1950 ad alterne fasi), i 100 milioni di morti dei sistemi comunisti in Russia, Cina,a Afghanistan, Cambogia; gli oltre 2 milioni di tedeschi morti a seguito della pulizia etnica effettuata nell'Europa dell'Est che ha coinvolto 15 milioni di persone.
Ma, anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la situazione non è di certo migliorata, e sono aumentate ancora le vittime dei genocidi, con i crimini commessi durante il periodo di decolonizzazione (circa 50 milioni di esseri umani), le uccisioni di massa degli indigeni dell'Amazzonia, dei popoli della montagna Chittagong, i Biafrani, i Bengalesi, i Tibetani, i Curdi, gli Assiri - Aramaici, gli Eritrei, i Sud sudanesi, gli Hutu e i Tutsi in Ruanda e Burundi, gli Afgani, i Timorensi dell'Este i Papuani.
All'inizio degli anni Novanta, anche l'Europa ha rivisto aleggiare sui cieli del “Vecchio Continente” lo spettro dei genocidi nei Balcani in Bosnia – Erzegovina e Kossovo con la pulizia etnica e le uccisioni di massa come quella di Srebrenica nel 1995.
Nel XXI secolo, continuano, spesso lontano dai riflettori, gli spettacoli indecorosi dei genocidi che mietono vittime a causa di rivalità religiose, politiche, ideologiche ed etniche, con dietro la regia di alcune multinazionali e delle grandi potenze economiche e militari. In conclusione, fatto salvo il giusto cordoglio suscitato dalla tragedia dalle minoranze ebraiche d'Europa, il pensiero deferente d'ognuno deve rivolgersi a tante altre situazione analoghe che hanno generato dolore e morte tra i popoli.
Ettore Bertolini e Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia
*Dal momento che la tematica è vasta e complessa, la nostra ricostruzione storica vuole unicamente stimolare la riflessione ed una migliore conoscenza di vicende umane drammatiche Per cui, invitiamo i lettori a consultare più fonti storiche e ad approfondire sempre l'argomento trattato e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione.