(ASI) Padova – Ho avuto il piacere di intervistare brevemente un banchiere tedesco con società in Liechtenstein, di cui osservo solo le iniziali (W.S.) per riservatezza. Il quadro che ha dipinto in pochi minuti, a livello europeo, tra prospettive e mercato, è molto fosco. Naturalmente è un suo giudizio ed una sua valutazione economica che naturalmente deve servire da spunto per analizzare meglio e più approfonditamente la problematica in questione.
V.Q. Grazie per aver accettato l’intervista, Sig. S.
W.S. Di nulla. Cosa le interessa sapere?
Dunque, innanzitutto, la situazione internazionale vista da un banchiere. Come vede il futuro? Quali speranze ha la mia generazione?
Ovviamente parliamo di una generazione completamente diversa da quella in cui visse mia madre, 98enne da poco, che ha cresciuto i figli nella Germania di Hitler. Qui non parliamo più di guerra in senso stretto: carri armati, fanteria, aerei. Qui parliamo di una guerra economico – finanziaria. Il predominio della tecnica su tutto.
Quindi?
Intendo dire che gli uomini verranno sostituiti sempre di più dalle macchine. Questo può dirlo un filosofo magari. Eppure, se guardiamo il mercato, l’inflazione, le “pompate” della Banca Centrale Europea, il divario nord – sud Europa, Le dico cosa succederà: nei prossimi 5 anni, nel territorio di 22 Stati dell’Unione, vi saranno 80 milioni di disoccupati.
Si può reagire ad una tale evenienza?
No. E’ un processo quasi irrefrenabile. E le migrazioni, per questo motivo, non si fermeranno mai. Masse intere di persone si muoveranno da territori dove il lavoro manca per approdare in quelle ove c’è.
L’Italia in questo contesto?
L’Italia, (e non lo dico da cittadino tedesco) dovrà uscire obbligatoriamente dall’Unione Europea. Non potrà sostenere le politiche dell’Unione e difficilmente l’Euro…
Il quadro è drammatico. Cosa può fare un “non addetto ai lavori”?
Consigli perfetti non esistono. Se le dicessi di comperare i titoli della BCE sembra follia, ma finché sono spinti…
Forse da banchiere sembra scontato?
Comprendo che esistano categorie privilegiate. Una persona che lavora per l’Unione Europea, visto nei Paesi del Sud Europa, è un “cerbero”. Ottiene i migliori appartamenti, gode di formazione gratuita e significativa, è costantemente seguita nella sua opera. Eppure, ha un carico di lavoro di 60 ore settimanali (contro le 40 normali), deve aver a che far con le richieste di migliaia di aziende. Una richiesta di una normale ditta, richiede una lettura di 5-6 fogli, una della Microsoft, 5000 pagine. Lascio a lei ogni giudizio.
La mia non è una “rivolta” contro le persone, ma contro ciò che questa UE, schiava del potere usurocratico avrebbe portato alle generazioni correnti.
Dalla vita non si può aver tutto. Però ad un certo punto bisogna domandarsi cosa si voglia. Si riesce a conciliare, a fronte di un lavoro bellissimo, la famiglia, o ad avere una vita privata? Viceversa, si hanno i sentimenti ma manca il lavoro e quindi le prospettive. La capisco,e le auguro buona fortuna!
Valentino Quintana – Agenzia Stampa Italia