(ASI) Perugia – Nella giornata di domenica 29 gennaio a Perugia presso il ristorante “Valentino”, si è svolta la conferenza "70 anni dopo... L’attualità politica dell’MSI".
Vasta la partecipazione degli interessati che hanno potuto assistere agli interventi dei relatori di alta importanza culturale, storica e politica che sono, tra altri, il Professore Roberto Mancini, il Professore Nicola Cospito e l’Onorevole Stefano Menicacci già deputato del Movimento Sociale Italiano. Moderati da Ettore Bertolini, Direttore della testata giornalistica Agenzia Stampa Italia. A fine evento, alcuni dei relatori hanno rilasciato gentilmente delle interviste ad ASI. Quella che segue è l’intervista concessa dal Professore Nicola Cospito, il quale, oltre che ad essere una figura con un passato e un presente militantistico nell’area Nazionalpopolare di cui anche l’MSI ne faceva parte, ha scritto diversi libri dal contenuto storiografico e ideologico come “Poco più di una storia personale” edito da “Nuova Impronta”, “I WANDERVOGEL” edito da “Biga Alata” e “NAZIONALPATRIOTTICI” edito da “All'insegna Del Veltro”.
Professore Cospito, a 70 anni di distanza dalla fondazione dell’MSI e a 20 dalla sua fine con “la Svolta di Fiuggi”, che cosa ne rimane di quel partito?
Professore Nicola Cospito: «Intanto rimane come eredità un grande patrimonio: ideale, culturale e politico. Tante analisi che furono fatte all’epoca da vari esponenti del Movimento Sociale Italiano, come ad esempio voglio ricordare Pino Rauti, si sono rilevate profetiche. Tante situazioni che erano state previste, si sono verificate puntualmente. Di fronte alla crisi della società attuale riandando con la memoria a quelle analisi, sono convinto che in quegli studi si possono trovare tante soluzioni ai problemi d’attualità. Quindi è un patrimonio culturale vivo che va riscoperto e che può costituire un punto di riferimento per risolvere i problemi dell’Italia di oggi, ma anche dell’Europa.».
Tra i punti del Movimento Sociale c’erano l’Italia, l’indipendenza dell’Italia e dell’Europa, una politica sociale e quindi il ricollegamento con il Fascismo ma in particolar modo con il Fascismo della Repubblica Sociale Italiana, che da quest’ultima l’MSI ne ritrae anche il suo nome. Ecco, le tesi “sociali” dell’MSI oggigiorno possono ancora essere un qualcosa da recuperare e da proporre nell’attuale mondo globalizzato, del Capitalismo che in qualunque angolo del globo impera?
Professore Nicola Cospito: «Assolutamente sì! Lo Stato Sociale che venne creato negli anni ‘30, e che sempre era stato difeso dal Movimento Sociale Italiano, oggi nella pratica non esiste più e se ne sente la mancanza. Lo sanno perfettamente, per esempio, i giovani i quali devono affrontare gli studi universitari senza una prospettiva di lavoro. Un tempo la laurea era un punto d’arrivo, oggi è un punto di partenza, ma per che cosa? La disoccupazione! Ma lo sanno bene, anche, i lavoratori che prima erano molto tutelati nei loro diritti, oggi sono abbandonati a se stessi. E’ venuta meno, per esempio, la funzione del sindacato. Se un tempo il sindacato poteva costituire una barriera oltre la quale non si poteva andare per negare i diritti ai lavoratori, oggi questo non esiste più. Allora considerando tutto quello che era nato negli anni ‘30, come previdenza sociale e come garanzie – cassa malattie – eccetera, oggi ritorna di attualità. Il Movimento Sociale Italiano aveva sempre difeso questo Stato Sociale. Oggi se ne sente la mancanza e credo che una formazione politica può avere ragion d’essere per il futuro solo nel momento in cui si ripropone di rifondarlo. Le forme verranno dettate, ovviamente, dai tempi avvenire.
Proprio perché ne ha parlato Lei, Professore, durante la conferenza, in relazione all’area politica “Nazionalpopolare” di oggi, che almeno dal punto di vista storico si ricollega con quello che è stato l’MSI, cosa si sente di dire a questa enorme area politica che allo stesso tempo, però, è divisa in moltissime sigle?
Professore Nicola Cospito: «Questa area politica è divisa, mi capita però spesso di osservare che, andando alle nostre radici più lontane, il “Fascio” è costituito da verghe molto diverse tra di loro, ma che insieme costituiscono la forza. Divisioni, divergenze politiche e culturali, ci sono sempre state, sia prima della Seconda Guerra Mondiale sia dopo. Però nel momento dell’azione, sempre si ritrovava l’unità. Oggi ristabilire l’unità non è un’opzione, è doveroso! Perché, come gli avversari dicono quando ci chiedono sacrifici “ce lo chiede l’Europa”, oggi noi dobbiamo dire che l’Italia ci chiede di andare a costituire una reale alternativa che vada oltre i buoni propositi, per esempio, del Movimento grillino che in qualche maniera, purtroppo, ha occupato il nostro spazio politico. Quando i grillini dicono “onestà, onestà!” è sacrosanto, ma l’onestà non è un programma politico, è la condizione per la realizzazione di un programma politico. Bisogna avere idee precise e concrete da realizzare. Il nostro mondo ha un patrimonio ideale fortissimo: ha il senso dello Stato, ha dei pensatori alle proprie spalle che hanno scritto cose interessantissime perché lo Stato possa adempiere realmente in maniera organica alle sue funzioni dando ai cittadini quello che essi si aspettano. Allora questa alternativa la dobbiamo costruire noi tutti insieme. Non farlo non solo è un errore, ma è un crimine! Un crimine contro la storia!».
Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia