(ASI) Continuano le grandi interviste esclusive di Agenzia Stampa Italia. Questa volta abbiamo incontrato Sua Eccellenza Juan José Guerra Abud, dallo scorso gennaio rappresentante diplomatico messicano a Roma.
Come di conseguenza molti i temi trattati nel corso dell’intervista. Ampio spazio è ovviamente stato dato ai rapporti politici, economi e diplomatici tra i due paesi.
Analizzata anche la situazione interna del paese centroamericano, il suo ruolo all’interno del Mikta, il gruppo che comprende anche Indonesia, Corea del Sud, Turchia ed Australia, e le possibilità per il Messico di ritagliarsi uno spazio sempre più importante in un’America latina dove la crisi di Brasile e Venezuela sta rimescolando le carte.
Con l’ambasciatore abbiamo anche fatto il punto sulle elezioni statunitensi a poco più di un mese dal voto presidenziale e delle possibili conseguenze per il Messico in caso di vittoria di Hillary Clinton o di Donald Trump.
1. Il Messico si trova in una fase molto complessa della sua storia recente. Pochi giorni fa, la capitale ha visto manifestare migliaia di persone per protestare contro il governo. Sul tavolo del confronto politico ci sono temi di politica interna, come la lotta al narcotraffico, e temi di politica estera, su tutti il rapporto con gli Stati Uniti. Il massacro degli studenti di Iguala e la seconda fuga del famigerato El Chapo, poi catturato nuovamente delle autorità messicane, hanno fatto molto discutere nel corso degli ultimi due anni. Come sta procedendo la lotta ai cartelli della droga?
Per capire ciò che sta vivendo il Messico bisogna prima capire i problemi che ci sono. Un problema poco conosciuto è quello della grande crescita demografica. Un dato, tra il 1990 ed il 2015 la popolazione è cresciuta di 40 milioni di unità. Immaginate un paese come l’Italia che ha una storia millenaria ha 65 milioni di abitanti, un paese come il Messico in 25 anni ha dovuto dare servizi essenziali come l’istruzione, la sanità e la sicurezza ad una popolazione cresciuta di due terzi di quella italiana. Bisogna capire le sfide che affronta il Messico. La sfida maggiore che il Messico deve affrontare è quella alla povertà perché è da questo che nascono gli altri. Il Messico è una democrazia che ormai si è consolidata. Da noi, contrariamente a quanto può succedere in altri paesi un cittadino può scendere in strada e manifestare contro o a favore di ciò in cui crede. In questo senso il Messico ha dimostrato un’apertura totale. Ci stiamo adoperando per risolvere il nostro principale problema: quello della povertà. Uno dei nostri principali problemi, che non voglio nascondere ma che non voglio accettare è la violenza e la subiamo principalmente noi cittadini. Questa violenza trae origine da diversi fattori. Sicuramente la violenza genera altra violenza; bisogna aggiungere che noi confiniamo con il principale consumatore di droga al mondo. Questo comporta il fatto che la maggior parte delle droghe prodotte in Sud America o in Centro America passino per il nostro paese. Dal momento che c’è un paese che consuma milioni di dollari di droga la nostra lotta alla droga genera molti morti. Va poi considerato che il commercio delle armi negli Stati uniti è libero quindi chiunque può comprare un’arma e quindi anche i criminali messicani possono comprare armi negli Usa e poi portarle in Messico. Di una cosa dobbiamo essere consapevoli. Il governo del presidente Enrique Peña Nieto si prefigge di combattere la povertà in modo da migliorare le condizioni di vita dei messicani. Ciò che vorrei sottolineare è che la violenza oltre che tra noi cittadini comuni si dà soprattutto tra le bande criminali.
2. Il Sud America sta vivendo un periodo molto delicato, l’Argentina sembra aver abbandonato il peronismo della Kirchner, in Brasile la presidente Roussef è stata deposta dalle autorità ed il Venezuela con Maduro sta vivendo una fase molto critica. Il Messico può approfittare di questa situazione per ergersi a giuda della regione indio-latina?
Sicuramente il Messico ha esercitato una grande influenza in Sud America e Centro America e rappresenta un ponte verso il Nord America. Una delle politiche estere definite dal Messico è quella di non intervenire negli affari interni degli altri paesi. Noi ci stiamo adoperando fattivamente nei settori economici, culturali e sociali con gli altri paesi della regione, ma il nostro governo non vuole in nessun momento intervenire negli affari esteri degli altri paesi.
3. Il presidente Enrique Peña Nieto è stato criticato in patria per l'atteggiamento remissivo mostrato durante un recente incontro con Donald Trump, notoriamente molto duro nei confronti degli immigrati messicani. Fermo restando che, contrariamente a quanto molti pensino in Europa, il famigerato "muro di confine" esiste già da oltre venti anni, secondo Lei come potrebbero cambiare i rapporti tra il Messico e gli Stati Uniti se dovesse vincere Trump? E se invece la spuntasse la Clinton?
Una soluzione molto semplice è stata quella di non fare nulla. Sono convinto che il presidente Peña Nieto era consapevole delle polemiche che sarebbero sorte tra i media e la popolazione, ma il presidente essendo un uomo di Stato ha anteposto gli interessi del paese alla sua popolarità. Credo che ciò che manchi al signor Trump sia la giusta informazione perché lui ha detto che i posti di lavoro persi dagli statunitensi sono andati a finire in Messico, ma ciò che Trump dovrebbe sapere è che oggi in tutto il mondo l’apertura commerciale favorisce la crescita. Trump in particolare è stato molto critico verso la situazione del settore automobilistico, ma Trump dovrebbe sapere che per ogni automobile assemblata in Messico la componentistica prodotto negli Usa è superiore al 50 per cento. La produzione di questi componenti genera milioni di dollari agli Stati uniti e che le automobili assemblate in Messico vengono vendute in tutto il mondo. Il trattato di libero scambio del Nord America, il Nafta, ha portato molti benefici economici non solo agli Usa ma anche al Canada e al Messico. Attualmente tutte le principali economie mondiali cercano queste aperture e i paesi che non la cercano sicuramente falliranno. L’invito a venire in Messico è stato inoltrato non solo al signor Trump ma anche alla signora Clinton che da tanti anni è amica del nostro paese. Il Messico ed i messicani sicuramente rivestono un ruolo molto importante negli Stati uniti ecco perché lavoreremo con chiunque vincerà le elezioni
4. In merito al flusso migratorio messicano, come vede il rapporto con gli Stati Uniti dopo 8 anni di presidenza Obama e se è preoccupato dalle posizioni di Trump dichiarate in campagna elettorale?
Un dato poco conosciuto è che nell’ultimo anno l’emigrazione messicana verso gli Usa è diminuito, anzi attualmente ci sono molti più messicani che tornano nel nostro paese. Gran parte di questo flusso migratori è generato dai paesi centro e sudamericani. Il ritorno dei messicani in patria è dovuto soprattutto alle politiche economiche del presidente Peña Nieto. Uno dei successi del presidente è stato quello di aver saputo amalgamare la volontà del congresso, portando a termine 11 diverse riforme, un risultato considerato impossibile fino a pochi anni fa e questo ha generato dei grandi benefici per il paese.
5. Da alcuni anni il Messico fa parte dei Mikta. Ci può spiegare la funzione di questo gruppo e il ruolo che voi svolgete al suo interno?
Questo gruppo è molto importante per il Messico come lo è il Nafta o l’Alleanza per il pacifico ed il G20. Questo gruppo fino ad ora si è sempre riunito nel contesto del G20 e in futuro sicuramente si vedranno maggiori risultati. Attualmente si sono seguito più gli scopi politici che quelli commerciali ma nel medio termine sarà possibile raggiungerli.
6. Oggi il Messico rappresenta una delle principali economie a livello mondiale. Quali misure sono allo studio per continuare la vostra crescita ed eventualmente migliorare la vostra posizione a livello globale?
Come dicevo prima abbiamo varato 11 riforme molto importanti che hanno contribuito a far si che ci fosse questo progresso. Parliamo della riforma fiscale, di quella delle telecomunicazioni, di quella economica o di quella scolastica, ma preferisco soffermarmi sulla riforma energetica. Grazie a questa le imprese italiani Eni ed Enel stanno investendo milioni di euro in Messico e questo per esempio è il caso di Enel che sta investendo molto in Messico facendo grandi cose nel paese ed in Italia. Enel in Messico sta investendo nelle energie rinnovabili e questo è un bene per il Messico, per l’Italia e per tutto il mondo, perché aiuta a combattere il cambiamento climatico. La riforma nel settore delle telecomunicazioni è riuscita a rompere dei monopoli che nel settore resistevano da anni. La riforma educativa ha generato molte polemiche perché nel sud del paese c’erano associazioni di insegnanti che anteponevano i loro interessi a quelli degli studenti. Questo accadeva nelle regioni più povere del sud del Messico e ciò non poteva essere consentito. Tutte queste riforme permettono al Messico di poter affrontare tutte le sfide del futuro.
7. Come sono attualmente i rapporti politici, economici e culturali tra i nostri due paesi ed eventualmente in quali settori gli imprenditori italiani potrebbe investire nel vostro paese giovando ad entrambe le economie?
Per prima cosa devo dire che l’Italia è un paese meraviglioso. I rapporti negli ultimi anni si sono ulteriormente intensificati. Lo scorso anno il presidente Peña Nieto è venuto in Italia e quest’anno il premier Renzi ed il presidente Mattarella si sono recati in Messico, il primo a capo di una delegazione imprenditoriale molto importante. Io ho preso parte ad una riunione tra investitori italiani e imprenditori messicani e l’impegno preso è stato quello di incrementare le relazioni economiche e gli investimento. Anche le relazioni culturali sono state rafforzate. Qualche mese fa abbiamo portato a Roma la mostra del pittore messicano Sergio Hernandez. Inoltre vi invito tutti ad andare vedere la mostra Lapidarium dello scultore Gustavo Aceves in svolgimento a Roma presso il Foro di Traiano. Vi invito davvero ad andarla a vedere. La settimana scorsa abbiamo inaugurato un’altra mostra a Parma e a breve inaugureremo a Verona una mostra molto importante sui Maya che io spero di riuscire a portare a Roma all’inizio del prossimo anno. Noi dobbiamo portare in Italia le cose buone che succedono in Messico, perché vi assicuro che tutti i giorni accadono cose buone in Messico ed occasionalmente cose meno buone, come in tutto il mondo. Ecco perché dobbiamo lodare le meraviglie italiane e quelle messicane.
8. L’agenzia spaziale italiana ha ricevuto una delegazione dell’agenzia messicana. Ci può parlare dell’importanze di questo rapporto e collaborazione?
Come per quanto riguarda il settore automobilistico il Messico offre una grande apertura per quanto riguarda il settore dell’aviospazio. Noi abbiamo contribuito a questa visita e a questo incontro lavorando con il ministero dei Trasporti e delle comunicazioni. Voglio ringraziare il vostro ministro per aver autorizzato ed averci aiutato per realizzare il volo diretto Alitalia tra Roma e Città del Messico che ci ha unito un po’ di più.
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Intervista esclusiva con S.E: Juan José Guerra Abud ambasciatore del Messico in Italia, realizzata dal Gruppo Editoriale Agenzia Stampa Italia
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