(ASI) Le cose più importanti della vita sono un regalo, un grande dono, che non è possibile comprare, a nessun prezzo. Questo il cuore del discorso del Santo Padre all’Angelus dell’ 8 dicembre 2014 in Piazza San Pietro.
Al centro del pensiero del Papa la vicenda di Maria, una giovane ragazza ebrea che si metteva a disposizione della volontà di Dio, accogliendo un dono e divenendo strumento di salvezza del mondo intero. Papa Francesco sottolinea come la Madre di Dio non si impegna con le sue sole forze a realizzare il progetto divino, ma come sia predisposta ad accogliere l’opera di Dio nella sua vita. Il rischio di intendere Maria completamente passiva è alto e Papa Bergoglio non si lascia sfuggire l’occasione di approfondire l’argomento. “..l’essere viene prima del fare e occorre lasciar fare a Dio per essere come Lui ci vuole. È lui che fa in noi tante meraviglie”. Non si può concepire il Signore senza prima accogliere il dono della fede, non si può accogliere un dono da una persona se non la conosciamo, se non ci fidiamo di lei, se non crediamo che quanto ci viene regalato è un segno d’amore e per il nostro bene. Il Pontefice, attraverso il suo discorso ci conduce per mano ad una profonda riflessione, che tocca i punti più delicati della fede cristiana. La festa dell’Immacolata Concezione ricorda che i genitori di Maria non trasmisero il peccato originale alla loro figlia e si collega alla disponibilità con la quale la Vergine accolse la proposta di Dio nel collaborare con Lui al suo progetto.
Il Santo Padre spiega come la giovane Maria, consapevole di aver ricevuto un dono immenso, sia sùbito pronta a restituire o a donare a sua volta. Abituata a lodare Dio ed a ringraziarlo per tutti i suoi doni, Maria si fida del suo Creatore ed accetta il progetto che Lui ha su di lei. Anche noi siamo stati benedetti come Maria, anche a noi il Signore, dopo averci donato la salvezza, ci chiede di collaborare con Lui al suo disegno di salvezza, ridonando la ricchezza che abbiamo ricevuto. Ma in che modo? Come possiamo fare? “Facendoci diventare strumento di accoglienza, di riconciliazione, di perdono”. Papa Bergoglio invita i suoi ascoltatori a lasciarsi trasformare dalla Grazia del Signore, a perdere il controllo della propria vita per farla condurre ad un Altro, tenendo lo sguardo fisso su di Lui. Il Santo Padre, toccando il tasto dell’accoglienza, della riconciliazione e del perdono, tocca tutti gli àmbiti della nostra vita più intima, delle nostre sofferenze e delle nostre durezze. Non ci possiamo dire cristiani se non accogliamo, se non ci riconciliamo, se non perdoniamo. Perdonare, l’attività più difficile, più dura ma più fruttuosa che esista. Perché il Papa collega la festa dell’Immacolata al perdono? Quale collegamento tra Maria concepita senza peccato e la chiamata dell’amore al nemico? Forse che i cristiani, dopo essere stati conquistati dall’amore di Dio, sono chiamati a seguire il Signore fino alla fine, imitandolo fino al sacrificio della Croce?
Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia