(ASI) E poi ci vengono ad insegnare che la stampa non è soggetta a censura, a parlare di liberta di pensiero, di dovere deontologico e di penne libere... Per poi scoprire che le cose non stanno in quei termini perché la realtà ci svela altre spiacevoli verità.
Infatti, quei principi che vengono sbandierati ad ogni piè sospinto come capisaldi della democrazia e della libertà, alla prova dei fatti si dimostrano, in sostanza, vane parole in libertà. Per lo più prive anche di virile onestà intellettuale. Fondamenti di cartapesta fatti di valori irrealizzabili, da postulati astratti e da idealità ingannevoli. In sintesi, spudorate menzogne perché sono l’esatto contrario di ciò che enunciano. Ciò ha come effetto immediato che si vuole affermare il mondo dell'apparenza rispetto a ciò che le cose sono nella loro pura essenza. Il tutto fatto per indirizzare il consenso e il dissenso. In poche parole, si utilizzano tecniche di persuasione per ammaliare e dirigere l'opinione per abbietti giochi di potere. Fino a quando ci saranno i media che danno ampio spazio e sostengono il primato del dolore di un popolo, di una razza, di una comunità, di un partito politico, di una religione rispetto alle altre realtà, la libertà di stampa non esisterà. Saremo di fronte ad una dannosa utopia deviante. La tecnica è sempre la stessa e si basa sull'ignoranza della gente per cui gli si fa credere ciò che si vuole. Basta dare ampio spazio ed enfatizzare alcune notizie per stimolare l'effetto emotivo e il ritorno in termini di assenso di massa. Viceversa, occorre contenere o oscurare le verità scomode. Quelle notizie che fanno riflettere, che stimolano ad approfondire gli argomenti e al ragionamento senza preconcetti. Per cui, per portare un esempio recentissimo si rileva che all’efferato crimine attuato contro i 3 giovani seminaristi ebrei ortodossi, prima rapiti e poi barbaramente uccisi, a quella triste notizia è stato dato il giusto rilievo mediatico. Così come è stato giusto condannare severamente l’atto delittuoso e chi si è macchiato di questi atroci omicidi. Mentre per il ragazzo palestinese rapito ed ucciso per rappresaglia dalla parte avversa, addirittura sembra crudelmente arso vivo, la stampa ha quasi ignorato questo doloroso e disumano assassinio. Perché si è cercato di minimizzare , fino quasi a nascondere la crudeltà di cui è stato vittima il giovane palestinese? Siamo forse di fronte ad una conclamata discriminazione? Molte le domande, tanti anche i dubbi che esigono precise risposte. Infatti le inccwertezze non fanno altro che alimentare le tesi complottistiche per cui i palestinesi nel campo dell’informazione non hanno santi in paradiso. Ergo nessuna visibilità mediatica. Al contrario gli ebrei a livello mondiale nel campo dell'informazione sono i più influenti: Bloomberg, De Benedetti, Murdoch, Rockefeller, Rothschild, Soros, Sulzberger etc, etc.
Allora, ci si interroga se può essere considerata questa differente situazione la causa principale di tale disparità di trattamento? Sulla questione i dubbi rimangono, ma una certezza c’è ed è il fatto che a perderci è stata l’informazione, sempre meno libera. Sempre più asservita ai poteri editoriali forti. Lo ripeto, fino a quando i media tutti continueranno a dare spazio e sostenere il primato di un popolo - anche nella sofferenza - rispetto agli altri popoli, non si potrà parlare di libertà di stampa. Perché: “Gens una sumus” o non lo siamo! Basterebbe capire che il volere avere a tutti i costi il primato del dolore divide e contrappone gli uomini. Invece la sofferenza , apre la mente e il cuore delle persone, li unisce, li fa essere solidali e sentirsi figli dello stesso genere umano. La stampa internazionale anche sulla triste vicendna del ragazzo palestinese ha perso l’occasione di essere davvero libera e di svolgere un ruolo imparziale che favorisce il processo di pace fra i popoli e non la loro divisione.
Ettore Bertolini - Agenzia Stampa Italia