(ASI) Montegrotto Terme (Pd) – Il piacere di intervistare la figlia del grande pittore Antonio Ambrogio Alciati (Vercelli, 1878 – Milano 1929), è unico. Classe 1925, non ha avuto il piacere di vivere un’infanzia con il padre, in quanto moriva quando lei aveva solo tre anni e mezzo.
La Sig.ra Alciati, pittrice come l’augusto genitore, si è sempre dedicata ai ritratti di bambini. Ogni casa importante milanese ha un suo ritratto. Amelia Alciati è contemporanea di moltissimi artisti italiani e non. Ha studiato all’Accademia di Brera assieme a Dario Fo, ha pranzato assieme a Stravinskij ed è stata intima di Maria Callas, solo per citarne alcuni. I tempi odierni secondo Lei? Privi di ogni forma di arte. Una tristezza infinita….
Valentino Quintana: Sig.ra Alciati, Lei è quindi la figlia del grande pittore Antonio Ambrogio Alciati, il vercellese ritrattista che immortalò anche il Re e il Duce?
Amelia Alciati: Oh sì caro, sono io. Non so come lei possa conoscere il pittore Alciati, non tra i più noti. Purtroppo è morto quando io avevo solo 3 anni e mezzo, quindi la mia infanzia è stata quella di una figlia senza un padre. Ho comunque avuto una madre buonissima, non mi ha mai fatto mancare nulla.
V.Q: Complimenti. Quindi lei è quella bimba che appare in uno degli ultimi quadri di Alciati?
A.A: Sono proprio io…. Gli artisti si riconoscono sempre, penso mi abbia riconosciuto per quello. Mio padre d’inverno si comperava le caldarroste per scaldare le mani, e poi dipingeva. Non faccia mai morire il genio che è in lei, c’è sempre un modo per accendere un’artista…
V.Q: Lei ha seguito le orme del padre?
A.A: Io ho eseguito ritratti per bambini. Ogni importante casa milanese può vantare un ritratto di bambino, li eseguivo con tanto amore.
V.Q: Qualcos’altro della sua vita? Da artista avrà conosciuto molti altri colleghi?
A.A: Sì, non sbaglia. Ho conosciuto… Le faccio qualche nome?
V.Q: Ma certo!
A.A.: Dunque. Cominciamo con Dario Fo, compagno di studi all’Accademia di Brera. Poi posso citare Arturo Benedetti Michelangeli, il più bravo pianista mai vissuto, a mio avviso. Anche Claudio Abbado allora. Quindi Maurizio Pollini, anche lui ottimo pianista. Andiamo agli attori? Giorgio Albertazzi, ad esempio. O Maria Callas, della quale ero intima amica. E poi la trentina, non so se la conosca, Anna Proclemer.
V.Q: Ma come ha fatto?
A.A: A conoscerli? Da milanese, chiunque passasse per la Scala, era mio. Ho conosciuto un grande sovraintendente del teatro La Scala, Lei non può conoscerlo. Si chiamava Antonio Ghiringhelli. Ottimo artista e grande manager.
V.Q: Però!
A.A: E poi Carla Fracci, il ballerino Rudolf Chametovič Nuriev. Ho mangiato a Roma con Igor' Fëdorovič Stravinskij.
V.Q: Stento a crederci, non so che dire…
A.A: Eh caro, Lei è giovane. Se torniamo ancora più indietro nel tempo, allora ho conosciuto anche Rosina Storchio. Lei fu l’amante di Toscanini e anche la prima ad interpretare il ruolo di Madama Butterfly. Mio padre le fece un ritratto, che adesso si trova ancora al Teatro La Scala.
V.Q: Inutile chiedere se lei abbia conosciuto anche Toscanini.
A.A: Eh sì, anche Lui! Ma andiamo avanti, se ha piacere. Ho conosciuto l’attrice Lilla Brignone, e Vitaliano Brancati.
V.Q: Il grande letterato? Quindi lei può vantare amicizie in quasi tutti i campi dell’arte! E di altro genere? Uomini di Stato?
A.A: Ricordo con piacere Umberto di Savoia, il Principe. Sono andata a trovarlo a Cascais, in Portogallo. Ho avuto un ottimo rapporto con lui. Quando è morto mio padre, lui ha scritto subito una lettera a mia madre, promettendole di farmi studiare, a sue spese (per la lunga ed importante amicizia che lo legava ad A.A. Alciati), in un importantissimo collegio di Firenze, del quale non ricordo il nome. Ma io ho fatto tutti altri studi, sono andata a Brera, mia madre non ha accettato…
V.Q: Ha conosciuto Mussolini?
A.A: Di persona no. Mio padre ha fatto il ritratto per il Duce. Così come per il Re. Quest’ultimo dovrebbe essere ancora in Senato. Non amavo personalmente Mussolini. A parte che di politica non ne capivo nulla, non ho mai seguito granché, soprattutto quando ero giovane.
V.Q: Quindi non mi sa dire, ad esempio, cosa potesse provare in momenti come il 10 giugno del ’40 o nel 1943, o durante la liberazione, nel ’45.
A.A: No. Mi piaceva Togliatti, ma come persona. A Roma abitava vicino a me. Di più, mi spiace, ma non le so dire.
V.Q: Un pensiero sui tempi odierni?
A.A: Tristissimi. L’arte non esiste. In nessuna forma. Non abbiamo un musicista, artisti, nemmeno un poeta. Figurarsi i politici. Non esiste, purtroppo, più nulla.
V.Q: Qualche bravo scrittore magari?
A.A: Ah, mi ha fatto venire in mente un ricordo giovanile. Ho conosciuto Valentino Bompiani, grande amico di mio padre. Andavo sempre ai suoi ricevimenti. Ecco, quello sì, è un grande editore. E tale è rimasto.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia