Suicidi non tanto frutto di disperazione o vergogna a seguito di un fallimento individuale, ma, maturati nell'ambito di una pratica comunemente usata da banche ed Equitalia e altrettanti uffici di recupero crediti e che la Federcontribuenti identifica nel reato di stalking. L'enorme pressione psicologica esercitata da questi enti è tale da annullare forza e dignità di persone già messe a dura prova. Raccomandate, minaccia di pignoramento, l'obbligo di rientrare dai fidi altrimenti scattano le misure cautelari, le telefonate, queste soprattutto fatte da agenzie di recupero crediti impiegate ad esempio dai fornitori di utenze domestiche. A livello psicologico sono devastanti per chi le subisce. «Ci è capitato di dover diffidare queste agenzie, solitamente uffici legali, nel continuare ad assalire i cittadini telefonicamente, - spiega Finocchiaro -, giorni fa, una coppia di Roma, ci chiamò in preda alla disperazione per queste continue telefonate minatorie». Lui con la pensione minima, lei casalinga. Tra affitto di casa e la spesa da fare avevano avuto difficoltà nel pagare una bolletta del gas, una fattura salata visto che si usciva dall'inverno e quindi dai consumi di caloriferi. Una pensione che non raggiunge i 500 euro e dove la fattura del gas veniva a fare oltre 300 euro. Uno degli avvocati dell'ufficio legale che hanno in gestione il recupero crediti iniziò a telefonare quotidianamente alla donna accusandola, mortificandola, minacciandola fino a farla sentire male. Poi la richiesta di aiuto alla Federcontribuenti alla quale è bastata una diffida inviata per fax per fermare lo stalking. Ecco cosa spinge all'estremo gesto, la stanchezza psicologica. Indagando la magistratura potrebbe aprire la strada ad un percorso capace di mettere fine all'ingiustizia sociale.
Ufficio Stampa Federcontribuenti