(ASI) Coniugare “solidarietà” e “sviluppo economico”, con proposte non speculative, potrebbe essere possibile con un serio lavoro di rapporti istituzionali e di celere censimento delle aree e dei capannoni disponibili.
La vicinanza geografica della nostra Regione all’Emilia potrebbe infatti dare l’occasione alle aziende delle zone colpite dal sisma di poter spostare provvisoriamente la propria produzione in Umbria, prevalentemente nell’area Nord che ha purtroppo - in conseguenza della crisi economica - numerosi capannoni vuoti, ma pronti all’uso.
Si potrebbe così evitare la delocalizzazione all’estero di floride aziende emiliane cui potrebbe essere anche risparmiata la creazione di costose e provvisorie strutture. Un’offerta di solidarietà concreta, che potrebbe prevedere affitti agevolati o possibilità di sgravi fiscali, se solo celermente si addivenisse ad un rapido censimento delle strutture disponibili e ad un protocollo d’intesa tra Regione Umbria ed Emilia-Romagna, ovviamente insieme alle associazioni di categoria.
Il fattore “tempo” è però decisivo e, se si volesse attivare un percorso simile, si dovrebbe avviare - in via ufficiale e fin da subito - tutto l’iter burocratico e tecnico necessario.
Augurandoci evidentemente una celere ricostruzione, si potrebbe però con questa azione dare sia una buona immagine della nostra Regione, sia offrire una possibilità a coloro che hanno beni inattivi nel territorio umbro, il tutto in un quadro ben diverso da quello da “assalto alla diligenza” che ha tristemente caratterizzato il post-terremoto dei precedenti eventi sismici.
Andrea Lignani Marchesani