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(ASI) Leggiamo sulla stampa di continue notizie riguardanti l'imposta Imu e ci domandiamo come mai nessuno dal governo intervenga pubblicamente a far chiarezza sulle mille voci che si rincorrono a riguardo di ipotetiche esenzioni o imposta azzerata per calcoli comunali. Prima domanda: se l'Imu è un'imposta centralizzata, cioè, di cui entrate godranno solo le casse dello Stato, come è possibile leggere di sindaci che mediante un gioco sulle aliquote riescono ad esentare dalla tassa i cittadini? Davvero le fasce esenti dall'Imu, le più deboli, saranno obbligate a pagare l'imposta e poi richiedere il rimborso?
Conoscendo i tempi biblici della Pubblica Amministrazione, la Federcontribuenti, teme che obbligare gli esentati dall'imposta Imu a pagare prima e poi aspettare il rimborso sia pericoloso, si potrebbe obbligare persone ingenti a pagare una tassa non dovuta esponendoli ad Equitalia. Inoltre, che senso ha imporre un pagamento che si sa già di dover restituire? Risposte e regole fin ora intollerabilmente incerte, chiediamo pubblicamente al governo di intervenire con rigore e precisione sulla questione. Inoltre, il presidente Finocchiaro, vuole fare un ulteriore domanda al governo sulla smentita di Befera a riguardo del tesoretto che avrebbe dovuto alleggerire il fenomenale carico fiscale ai cittadini: '' Come sempre ci imbattiamo nell'assoluta assenza di politiche economiche a favore dei cittadini e piccoli imprenditori. Visto che questo tesoretto non esiste, perchè le entrate dalla lotta all'evasione e quelle relative alla vessazione a danno di cittadini in grave difficoltà economica, finiranno tutte nel saldo di bilancio, in che modo, misura e tempistica si procederà a politiche per il sostegno economico in favore dei contribuenti? La Federcontribuenti inoltre sottolinea l'intervento di Draghi durante l'audizione parlamentare sulla politica fiscale decisa da Monti, «se ci si limita al consolidamento fiscale soprattutto aumentando le tasse, l’effetto è certamente recessivo». Al contrario, la ricetta è «tagliare le spese correnti senza toccare gli investimenti», mentre «alcuni, in condizioni di estrema urgenza, sono ricorsi all'aumento delle imposte, che è più facile, e hanno tagliato la spesa in conto capitale invece di ridurre la corrente». Una lezione tagliente, un rimprovero a Monti che sembra tirare in ballo la Ue solo quando è in cerca di alibi.
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