«Questa pulsione mi viene dalla fede, come una sua conseguenza necessaria», afferma il trentaseienne assessore romano a proposito del suo impegno politico. «Da giovane ho vissuto varie esperienze, in parrocchia, in Africa con i missionari, nelle Giornate mondiali della gioventù, solo per citarne alcune. Poi è venuto l’associazionismo e l’Acli. Vivo e penso alla politica come una prosecuzione di tutto questo. Non è una strada che ho cercato ma è stato uno sbocco naturale del servizio».
De Palo ci tiene a puntualizzare sulle definizioni. «Mi definisco un cristiano che fa politica e non un politico cristiano». E poi pone l’accento su questioni calde all’interno del mondo cattolico: «Al di là dei politici che si dichiarano cattolici, piazzati spesso come “santini” da tutti gli schieramenti, quasi fossero delle figurine da collezionare, sembra difficile concentrare l’attenzione sui temi dell’impegno pubblico dei credenti».
Non lesina critiche, lui che è l’artefice del “quoziente familiare” per la città di Roma, nei confronti di quei politici che prestano poca attenzione al tema della famiglia. «Si parla sempre troppo poco di famiglia - evidenzia De Palo - e lo si fa di rimessa e in senso difensivo, a fronte di problemi di altra natura e evidentemente non urgenti, come quello del matrimonio omosessuale; oppure in modo strumentale, come se le famiglie non sapessero che le promesse fatte in campagna elettorale lasciano il tempo che trovano».
La politica della «concretezza» a discapito di quella delle «ideologie» è la strada che De Palo, forte dell’esperienza acquisita in due anni di intenso impegno in Campidoglio, indica nei confronti dei cristiani che fanno politica. «A tutti dico che dobbiamo avere idee, programmi, una visione prima di un seggio. Non dobbiamo tornare ad essere il “centro”, ma essere al “centro”, ossia centrali, decisivi, far sì che la nostra agenda divenga quella delle priorità. Giocare all’attacco - incalza De Paolo - e non essere il “santino” di qualcuno. La nostra è la buona battaglia, non dimentichiamolo».
Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia