Le vittime stavano andando a casa ed erano di ritorno da un pellegrinaggio religioso in Iran quando i ribelli hanno intercettato i loro veicoli in Siria nella provincia di Aleppo. Le donne che viaggiavano nel gruppo sono state rilasciate.
Mentre la notizia del rapimento faceva il giro dei media mondiali, i residenti dei sobborghi a sud di Beirut, un’area sciita, sono scesi nelle strade e hanno dato fuoco a diverse gomme di auto, bloccando le strade in protesta. Il leader di Hezbollah, un forte alleato del regime Siriano, ha fatto appello alla calma e ha ammonito i propri seguaci di trattenersi da attacchi di vendetta con obiettivi Siriani.
"Bloccando le strade o portando avanti qualsiasi atto di violenza, o azione individuale non ci aiuterà a risolvere il caso, proprio per niente", ha dichiarato Sheik Hassan Nasrallah, nel corso di un’apparizione sulla tv Libanese.
Dopo poche ore, il governo siriano ha iniziato ad entrare ad Azaz nella provincia di Aleppo, dove i rapimenti hanno avuto luogo, secondo diversi attivisti. I rapimenti sono avvenuti in un periodo di alta tensione in Libano in merito al conflitto che divampa da ormai 15 mesi in Siria. Il Libano naviga su una sottile linea di demarcazione con la Siria, la quale aveva truppe sul suolo libanese per circa 30 anni fino al 2005 e ad oggi ancora ha forti legami con i servizi di sicurezza libanesi. I due paesi condividono una serie di legami politici e settari nonché diverse rivalità, che possono in un attimo trasformarsi in azioni di violenza.
Domenica, un teologo anti-siriano è stato ucciso nel nord del Libano, dando il via ad una notte di scontri mortali a Beirut. E’ stato uno dei peggiori combattimenti nella città da anni, lasciando due persone morte e 15 feriti. I sunniti formano la colonna vertebrale della rivolta in Siria, la quale ha scatenato le tensioni settarie.