(ASI) Mentre i cinesi stanno festeggiando l'ingresso nell'Anno del Serpente, salutato lo scorso 29 gennaio per poi dare il via ad un'intera settimana di vacanze in tutto il Paese, dall'Amministrazione Generale delle Dogane giungono dati confortanti, riportati da Xinhua. Nel 2024, infatti, risulta in aumento l'export cinese verso più di 160 tra Paesi e regioni.
In generale, come già comunicato poco meno di tre settimane fa, le esportazioni del Dragone sono cresciute del 7,1% rispetto al 2023, raggiungendo quota 25.450 miliardi di yuan, pari a circa 3.550 miliardi di dollari, in aumento per l'ottavo anno consecutivo.
Nel dettaglio, i mercati di destinazione a registrare il maggiore incremento su base annua sono Brasile (+23,2%), Emirati Arabi Uniti (+19,2%) e Arabia Saudita (+18,2%), confermando il processo di diversificazione dell'export cinese in atto da qualche anno, anche alla luce della guerra commerciale dichiarata dagli Stati Uniti, dove nel 2024 l'export cinese è cresciuto a ritmo molto più contenuto (+6,1%), e delle cosiddette politiche di de-risking volute dall'Unione Europea, nel cui mercato Pechino registra un aumento annuo delle esportazioni di appena il 4,3%.
Per quanto riguarda i contesti regionali, dati molto positivi per le imprese cinesi arrivano anche dai mercati ASEAN, cioè dai dieci Paesi membri dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, dove l'export cresce del 13,4% rispetto al 2023, e dai Paesi partecipanti dall'Iniziativa Belt and Road (BRI), lanciata da Xi Jinping nel 2013 per ricostruire in chiave moderna l'antica Via della Seta, nei quali gli ordini di merci e servizi cinesi risultano in aumento del 9,6%.
Per quanto riguarda l'Africa, le statistiche diffuse lo scorso 23 gennaio da Africa News Agency indicano una crescita del commercio nelle due direzioni del 4,8%, per un volume complessivo pari a 295,56 miliardi di dollari: in questo caso, l'export cinese (+3,8%) cresce più lentamente dell'import (+6,9%), consentendo al Continente di ridurre il deficit commerciale accumulato con il gigante asiatico, in particolare grazie all'aumento dei prezzi di materie prime come oro e rame.
Secondo Lyu Daliang, funzionario dell'Amministrazione Generale delle Dogane, «sebbene restino sfide e crescano le incertezze, ci si attende che l'export cinese, caratterizzato da un'ampia gamma di prodotti, resti resiliente e dinamico, sostenuto dalle politiche sia esistenti che incrementali».
Più estesamente, i numeri diramati lo scorso 13 gennaio dallo stesso ente doganale avevano già mostrato un commercio estero in netta accelerazione nel 2024, con un volume complessivo di 43.850 miliardi di yuan, in crescita del 5% su base annua. Nel 2023, invece, l'incremento rispetto al 2022 era stato ben più risicato (+0,2%), sebbene la leadership cinese lo avesse comunque descritto come un successo, in considerazione di alcuni fattori di estrema incertezza e particolare difficoltà, quali una debole domanda estera, le tensioni geopolitiche sparse nel pianeta e le dispute commerciali con Washington e Bruxelles.
«Il commercio estero della Cina ha chiuso il 2024 con un finale di successo», ha sottolineato Wang Lingjun in conferenza stampa qualche settimana fa, indicando il trend particolarmente positivo a dicembre (+6,8%), rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, ed un'accelerazione nel quarto trimestre dell'anno rispetto al terzo di 0,4 punti percentuali.
Se lo scorso anno l'export cinese è aumentato del 7,1%, l'import si è attestato su ritmi più contenuti (+2,3%), per un volume totale di 18.390 miliardi di yuan, evidenziando come la Cina resti ancora un fortissimo esportatore, malgrado la trasformazione socio-economica e tecnologica ne stiano modificando profondamente il tessuto produttivo e le abitudini di consumo.
Tra le categorie merceologiche ad aver trainato le esportazioni cinesi nel 2024 spiccano i macchinari (+8,7%), che hanno coperto il 59,4% del totale, e i prodotti ad alta tecnologia come veicoli elettrici, stampanti 3D e robot industriali. Sul fronte dei settori emergenti è lo stesso e-commerce transfrontaliero a toccare un volume record nell'import-export, pari a 2.630 miliardi di yuan, cioè 1.000 miliardi in più rispetto al 2020.
Le importazioni cinesi sono invece caratterizzate dalla spinta di componenti elettroniche (+10,1%), apparecchiature per la produzione di semiconduttori (+21%) e componenti di computer (+62,6%). Sul fronte dei beni di consumo, il mercato «è cresciuto stabilmente» registrando un incremento significativo nell'import di abbigliamento (+5,6%), frutta (+8,6%) e vino (+38,8%).
Nell'insieme, la Cina si conferma la più grande potenza commerciale al mondo con un export pari al 14,5% ed un import pari al 10,5% del totale mondiale nei primi tre trimestri dell'anno scorso, in aumento rispettivamente di 0,3 e 0,1 punti percentuali, stando ai dati dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, riportati da Wang.
Tra i provvedimenti messi in campo da Pechino nel 2024, Wang ha citato l'introduzione ed applicazione di «16 misure per ottimizzare l'ambiente imprenditoriale nei porti e facilitare lo sdoganamento delle aziende», oltre ad «azioni speciali per promuovere la facilitazione del commercio transfrontaliero in 20 città al fine di creare un ambiente imprenditoriale portuale di primo livello orientato al mercato, basato sulla legge e internazionalizzato».
Non è un caso, insomma, se lo scalo marittimo di Shanghai ha superato quota 50 milioni di TEU (Twenty-foot Equivalent Unit) nel solo 2024, raggiungendo uno storico record mondiale nella movimentazione delle merci, tale da consentire alle autorità portuali della metropoli cinese di coronare un impressionante percorso di crescita, che da quattordici anni consecutivi vede l'infrastruttura occupare il primo posto a livello globale per traffico container.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia