Lo scandalo Qatargate dimostra che le Istituzioni (europee

(ASI) Non è una novità, perché è cosa arcinota, che i palazzi, sedi delle Istituzioni europee, ed anche italiane, siano frequentate, con una certa assiduità, dai lobbisti, gruppi di pressione, lautamente retribuiti, che cercano di condizionare e influenzare le azioni, le decisioni e le politiche di legislatori, all’interno delle varie Istituzioni, a favore degli interessi di particolari categorie.

Pare che le lobby accreditate siano più di 12 mila. Un’enormità. Se non ricordo male, mi sembra di aver letto che in Italia ci siano dei giorni stabiliti per gli appuntamenti dei lobbisti con i deputati e i senatori. Al di là di quello che di vergognoso e scandaloso sta per venire fuori dalle indagini su ciò che è successo nel Parlamento Europeo, mi pare, piuttosto grave, e del tutto sbagliato, il metodo che viene usato. Sia nel Parlamento Europeo che nel Parlamento italiano. Incontrare parlamentari a Strasburgo, a Bruxelles, o a Roma, per sollecitare, e fare pressioni perché siano adottati provvedimenti a favore di alcune categorie vi sembra una cosa giusta e legittima? A me no. Sembra, al contrario, ingiusta e illegittima. Perché le decisioni politiche devono avere come scopo principale l’interesse e il bene dei cittadini, tutti insieme, come comunità europea o come Nazione.

Così facendo, invece, si favoriscono solo alcune categorie a danno di altre e degli interessi generali. Un vulnus alle decisioni politiche, evidente, macroscopico, inaccettabile. Eppure nessuno pensa che si debba cambiare, a parte quella solita indignazione generale, scontata, banale, senza senso e senza sostanza. Quando poi gli interessi sono enormi (ma è facile supporre che siano quasi sempre enormi) come nel caso in questione, è facile scivolare nella corruzione, diffusa, volgare e indecente, nelle modalità e nelle quantità, com’è avvenuto in questa occasione. Qualche giorno fa, durante Radio anch’io, un’europarlamentare del Pd, che manifestava tutta la sua indignazione per quello che era successo, alla domanda del conduttore se anche lei avesse votato le risoluzioni benevoli sul Qatar e il Marocco, ha risposto che non si ricordava. Capito? Non s’avvedono di nulla, non si ricordano di nulla. Per più di 15.000 euro al mese e 3 (tre!) assistenti, scaldano le poltrone e non si ricordano quello che hanno votato. Pensate con quanta consapevolezza e serietà la nostra europarlamentare ha affrontato la questione. D’altronde, sanno che possono fare quello che vogliono, il popolo bue si accontenta di poco, gli basta l’indignazione. Invece, per evitare che le Istituzioni continuino ad essere squallidi mercati, dove tutte le risoluzioni e le leggi, abbiano un prezzo, sarebbe necessario abolire questa attività di lobbying. Un traffico di influenze indecente che andrebbe stroncato prima possibile. Forse (anzi senza forse) si farebbe lo stesso, come tutte le altre cose che si fanno in violazione delle leggi, ma almeno si saprebbe che si tratta di un rapporto improprio e illegittimo. Ma visti gli enormi interessi in gioco, non si farà niente e tutto rimarrà così.

Pure con l’immancabile, e insopportabile, indignazione pelosa. D’altronde mi sembrano del tutto inutili le proposte di “canali trasparenti, di regole e di una seria disciplina” tutte peraltro facilmente eludibili, auspicate oggi, con un articolo sul Corriere della Sera, da Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità anticorruzione. È vero (e Dio solo sa quanto è vero) che” i decisori delle informazioni pubblici, ministri o parlamentari, amministratori locali o anche dirigenti non sono onniscienti…e, per questo, hanno più che mai bisogno delle informazioni che spesso solo i rappresentanti di tali categorie e gruppi possono fornire”. Non è affatto così. Le informazioni che possono fornire i gruppi di pressione sono di parte, che tipo d’informazione è? Ma poi solo i gruppi potenti fanno pressioni. Non so se è stato il frutto di un’operazione di lobbying quello che è successo, nella legge di Bilancio di qualche giorno fa, con la flat tax consentita solo ai professionisti e le partite Iva, che pagheranno, di Irpef, solo il 15% fino ad un reddito di 85 mila euro. Forse i politici hanno sentito i rappresentanti di queste categorie per approvare una legge così ingiusta e palesemente incostituzionale. E non so spiegarmi come abbia potuto fare il presidente Mattarella a promulgare una legge con così evidenti, giganteschi vizi di legittimità costituzionale. È evidente che i nostri governanti - a proposito della necessità dei consulenti che illuminano le menti e colmano il vuoto di conoscenze -  non abbiano potuto sentire il parere dei cittadini onesti, dipendenti privati o pubblici, pensionati, tutte categorie senza lobby, che pagano fino all’ultimo centesimo tutti i tributi (il triplo rispetto ai beneficiari della flat tax!) vessati, in maniera indecente e sconcertante, dallo Stato.       

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com– Agenzia Stampa Italia              

 

 

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