Viaggi. Alla scoperta di Phnom Penh, Cambogia
di Fabio Polese
(ASI) PHNOM PENH, CAMBOGIA - Quando sentiamo parlare della Cambogia, la prima cosa che ci viene consigliata di visitare, sono i meravigliosi tempi indù-khmer del diciannovesimo secolo di Angkor Wat mentre la capitale Phnom Penh, viene quasi dimenticata. Se cerchiamo su internet, troviamo tantissimi itinerari che parlano della Cambogia ma, al contrario, difficilmente si trova qualcosa sulla sua capitale. Phnom Penh, è una città da vedere e da raccontare, capace di regalare interessanti emozioni.
Quando Angkor viene abbandonata, Phnom Penh diventa la nuova capitale anche perché si trova in una posizione più difendibile dalle frequenti incursioni siamesi e perché è facilitata nel commercio grazie alla vicinanza del fiume Mekong. Nel 1772, Phon Penh, viene rasa al suolo dai thailandesi e, nel 1863, viene conquistata dai francesi. Più recentemente, nel 1975 i Khmer Rossi, con a capo Pol Pot, attuano una politica di “socialismo agrario”; vengono svuotate le città e le campagne si riempiono di fattorie comuni. Phnom Penh viene così trasformata in una vera e propria città fantasma, poi, nella fine del 1978, i vietnamiti, invadono la Cambogia, conquistano Phnom Penh e cacciano Pol Pot e i suoi fedelissimi nelle foreste al confine con la Thailandia. I Khmer Rossi o “Khmaey Krahom”, governano la Cambogia dal 17 aprile del 1975 al 9 gennaio del 1979; si ritiene che, durante questo periodo, causarono la morte di più di due milioni di persone attraverso carestie, lavori forzati ed esecuzioni.
Oggi Phnom Penh è una città a pieno ritmo. Macchine, motorini, biciclette e tuc tuc, sfrecciano a destra e a sinistra. E’ davvero curioso constatare che nelle strade della capitale cambogiana, semafori e stop, sono praticamente inesistenti. Noleggiando un tuc tuc a pochi dollari e preparandosi ad un viaggio movimentato a causa delle pessime condizioni delle strade, potrete iniziare il vostro tour. Il Palazzo Reale è sicuramente la tappa da cui partire. La zona, circondata da curatissimi giardini, è suddivisa in tre aree: la sala del trono, la pagoda d’argento e il padiglione del chiaro di luna. Nella sala del trono, che ancora oggi viene usata per cerimonie religiose e reali, è possibile ammirare i busti di alcuni re cambogiani. In una via poco distante, potete trovare il Monumento dell’Indipendenza, decorato da molti serpenti mitologici, si alza nella rotonda più grande della città che unisce la strada Blvd. Samdach Preah Sihanouk e Blvd. Preah Norodom. Il monumento, costruito nel 1958 per commemorare la fine della colonizzazione francese e l’inizio di una nuova tappa della vita del paese, oggi è anche il simbolo per ricordare tutti i caduti durante la guerra civile cambogiana. E poi ancora, merita una visita il “museo del genocidio”, il Tuol Sleng che in lingua Khmer significa “collina degli alberi velenosi”. Qui, dal 1975 al 1979 furono imprigionati più di quindicimila persone, molte delle quali furono poi portate in quello che oggi viene chiamato il “centro del genocidio” che dista pochi chilometri dalla capitale e dove i prigionieri, spesso bambini, venivano giustiziati.
Continuando il tour di Phnom Penh, immancabili sono i caratteristici mercati dove è possibile trovare di tutto. In questi bazar chiassosi, odori forti e colori, sono i protagonisti. La zona lungo il fiume Mekong è sicuramente la più occidentalizzata, qui sarà possibile prendere un buon caffè espresso e collegarsi ad internet tramite wi-fi. Oltre ad assaporare ottimi cibi locali nei moltissimi ristoranti a cielo aperto, la vita notturna di Phnom Penh è ricca di sorprese. Per gli amanti del rock consiglio assolutamente una visita allo “Zepplin Cafè, long live rock” dove, tra una buona birra ghiacciata, potrete ascoltare i migliori pezzi rock di tutti i tempi, curati dall’appassionato proprietario Chon. Ogni luogo è unico e merita di essere scoperto.