(ASI) In questi ultimi giorni, nell’analizzare alcuni documenti a supporto del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, ci siamo imbattuti nel decreto definitivo del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili concernente il programma di interventi infrastrutturali in ambito portuale.
Questi, sinergici e complementari al PNRR, hanno l’obiettivo di individuare i porti e le aree retroportuali interessate da consistenti finanziamenti atti a decretarne il rilancio e la rifunzionalizzazione.
Come al solito, in Calabria, gli invasi di Crotone e Corigliano-Rossano, ricadenti nelle competenze dell’Autorità di bacino di Gioia Tauro, sono rimasti fuori da ogni finanziamento.
Registriamo la sola eccezione del porto di Reggio Calabria (quest’ultimo ricadente nell’Autorità Portuale dello Stretto) e dello stesso porto di Gioia Tauro.
Prassi, questa, ormai consolidata da anni. Del resto utilizzata anche con la ripartizione dei fondi per la connessione alle infrastrutture di mobilità delle aree ZES (Zone Economiche Speciali) ammontanti a 135Ml€. Del menzionato totale, 111Ml€ sono stati destinati al porto di Gioia Tauro. Per i porti di Crotone e Corigliano-Rossano, invece, sono state riservate poche briciole da dividere con le altre portualità, con gli aeroporti e con gli agglomerati industriali calabresi.
Queste motivazioni, ma anche tanto altro ancora, dovrebbero convincerci che è giunto il momento di fare chiarezza.
Un pensiero di sussidiaria condivisione tra le portualità di Crotone e Corigliano-Rossano ed assieme agli altri invasi minori sparsi lungo l’Arco Jonico Calabro-Appulo-Lucano riguardo un futuro comune, riteniamo, sia il caso di farlo. E ciò per favorire una collocazione naturale di dette portualità all’interno dell’Autorità di sistema dello Jonio facente capo al porto di Taranto.
Solo così potranno essere gettate le basi per creare sviluppo, turismo e nuove occasioni di intreccio tra domanda ed offerta di lavoro come ripetiamo, ormai, da tanto tempo. Troppo tempo!
È ora di pensare ad un vero progresso ecosostenibile legato alle vie del mare e a tutto ciò che lo stesso offre: dalle autostrade nautiche allo sviluppo delle aree retroportuali, da non destinare ad essere solo un cimitero di aziende chiuse o peggio sede di uffici decentrati dei vari Ministeri, ma retroporti in grado di offrire servizi reali e veri.
Pensiamo alla logistica a servizio della filiera agroalimentare ed, ancora, alla portualità turistica. E questo grazie ad una concentrazione di attracchi che nella sola baia jonica, da Santa Maria di Leuca a Le Castella, registra la presenza di 24 punti d’approdo. Questi potrebbero porre il sol levante jonico, la Riva Sud d’Europa, nelle condizioni di essere naturale baricentro del turismo enogastronomico e diportistico di tutto il bacino del Mediterraneo.
Quanto su descritto, però, potrà avvenire alla sola condizione di non continuare nel privilegiare campanili, bandierine e sciarpe come, normalmente, avviene in qualunque arena del calcio.
L’illustrato per rappresentare le strategie da percorrere, senza barcamenarsi in azioni perditempo come, recentemente, fatto dall’On. Crinò. Questi, infatti, in un’intervista al Corriere della Calabria, pensando, probabilmente, di continuare a fare campagna elettorale, ha parlato come se i suoi interlocutori fossero un gruppo di sostenitori e sostenitrici. Ed ha continuato, senza la minima titubanza, a discutere delle opportunità insite alle Aree ZES legate solo al porto taurense, senza far riferimento alcuno agli altri porti calabresi. Il tutto in una visione strabica della Regione che, nei fatti, ci rimanda indietro nel tempo. Quel tempo che pensavamo superato e che ha portato la Calabria ad essere la Cenerentola d’Europa.
Invero riteniamo che sulla strategia dell’unioni, fusioni e conurbazioni delle Municipalità, così come nella creazione e coerente riperimetrazione degli Ambiti Ottimali e delle Aree Vaste, Metropolitane e Sovraregionali, nonché nella rinnovata visione delle Autorità di Bacino, la Politica, a tutti i livelli, dovrà riprendere le fila del ragionamento e della discussione coinvolgendo tutte le Regioni della fascia jonica.
Solo così facendo sì potranno creare opportunità di sviluppo e, soprattutto, di lavoro in un territorio come quello jonico Magnograeco dove la fiducia e le speranze in un futuro migliore latitano e prevalgono, invece, il pessimismo e la disperazione.
Così in una nota congiunta Giovanni Lentini — già Assessore alla cultura Provincia di Crotone, Giovanni Procopio — già Consigliere comunale Crotone, Domenico Mazza — Cofondatore Comitato Magna Graecia.