(ASI) Un vecchio detto sosteneva che “mala tempora currunt, sed peiora parantur”. Non c’è formula quasi sicuramente, più efficace e sintetica, per descrivere gli sviluppi che stanno emergendo.
La situazione dunque sembra peggiorare sempre di più. L’ Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’ Onu ha lanciato, nelle ultime ore, un grave allarme. Le scorte dell' Iran hanno superato di ben 14 volte il limite fissato, pari a 202,8 kg di uranio e la soglia del 3,67% inerente al suo arricchimento, dall'accordo sul nucleare firmato nel 2015. Lo ha denunciato la stessa Aiea, nelle ultime ore, sostenendo inoltre di essere "profondamente preoccupata" anche in merito alla possibile presenza di materiale non dichiarato. Teheran ha comunicato domenica di essere pronta a rientrare nei limiti stabiliti dall’ intesa, siglata circa sei anni fa con Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna, Cina e Russia, purchè Washington revochi, entro tre mesi, le sanzioni in vigore varate, nel 2018, da Donald Trump. Sale, intanto, l’allarme in Israele per l’approccio morbido, pragmatico e aperto al dialogo di Joe Biden. Gerusalemme ha reso noto che la sua posizione, in merito al governo dei Pasdaran, specificando che l’apertura alla diplomazia, emersa dall’alleato d’Oltreoceano, favorirebbe il paese degli Ayatollah nel possesso di tutti gli strumenti necessari per produrre la famigerata bomba non convenzionale. Tutto ciò sarebbe inaccettabile e verrà impedito con tutti i mezzi a disposizione. Benjamin Netanyahu è sempre più preoccupato. Il premier ha convocato, per questa settimana, una ennesima riunione con gli alti vertici della sicurezza per valutare la situazione alla luce delle ultime preoccupanti novità. Molti analisti ritengono che un ipotetico scontro militare, tra lo Stato ebraico e la Repubblica Islamica sia sempre più vicino, nonostante le deleterie conseguenze che ne deriverebbero nell’ intero Medioriente e nella comunità internazionale.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia