(ASI) E’ il momento del giudizio in merito al caso Yuves Rocher. L’imputato nel processo, Alexiei Navalny, compare oggi, presso il tribunale di Mosca, per l'udienza definitiva che dovrà decidere se commutare la condizionale in tre anni e sei mesi di prigione vera e propria nei confronti del diretto interessato.
La moglie del dissidente russo, Yulia Navalnaya, è già giunta sul posto ed è in attesa che venga pronunciata, dai giudici, la sentenza riguardante il marito. La Procura generale ha dato il proprio parere favorevole alla reclusione dell’antagonista numero uno di Vladimir Putin, nonostante le numerose proteste, in tutta la nazione di domenica scorsa e del fine settimana precedente, volte a chiederne l’immediato rilascio. La tensione è alta in città e nel resto dell’intero paese. Sono state indette infatti ulteriori manifestazioni per tutta la giornata che, come le precedenti, non sono state autorizzate dalle autorità. La polizia ha effettuato, questa mattina, i primi fermi di 23 persone. La testata giornalistica Proekt ha riportato, pubblicando anche un video, che essi sono stati caricati sulle camionette della polizia, nei pressi della stazione della metropolitana di Preobrazhenskaya Ploshad, nelle vicinanze dell’edificio in cui sarà proclamato il tanto aspettato verdetto verso il blogger. Il rischio di ulteriori scontri, con gli agenti, è ancora molto alto. La tensione è dunque palpabile come mai prima d’ora da quando è iniziata tale vicenda. Le sue conseguenze potrebbero ribaltarsi negativamente sulle relazioni esistenti tra l’Occidente e il Cremlino. Quest’ultimo ha definito i dimostranti “teppisti”, giustificando il duro trattamento, che hanno ricevuto, con la necessità di garantire il rispetto della legge e il mantenimento dell’ordine pubblico. L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno chiesto, più volte, l’immediata loro liberazione, bollando tutto ciò come “grave violazione dei diritti umani” . Washington e Bruxelles hanno ventilato inoltre l’ipotesi di conseguenze, ovvero di pesanti sanzioni, nel caso in cui lo Zar non dovesse attivarsi per una conclusione positiva della triste vicenda.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia